Immobili in Lombardia e poi ancora, a cavallo tra la provincia di Crotone e Cosenza, fabbricati, terreni agricoli, società specializzate nel movimento terra e persino società di intermediazione. Tutto sequestrato – per un valore di diversi milioni – da una vasta operazione dei Carabinieri del Comando provinciale di Crotone (che si avvale del concorso di unità territoriali di Cosenza e speciali eliportate dei Cacciatori e del Goc. di Vibo Valentia quelli di Cosenza) e della Polizia di Stato (Squadra Mobile e della Divisione Anticrimine di Catanzaro, con il concorso delle Squadre Mobili di Crotone e Cosenza e del Reparto prevenzione crimine Calabria).
L'operazione Six towns non è ancora conclusa e sta portando all'arresto di 36 persone, tra capi e gregari, affiliati alla famiglia Marrazzo, attiva nella provincia di Crotone e con ramificazioni nella provincia di Cosenza e in Lombardia. Oltre 200 carabinieri e poliziotti sono ancora impegnati a setacciare Sila e Presila crotonese e cosentina, nonché numerose località in Nord Italia. Tra i personaggi coinvolti alcuni membri della famiglia Marrazzo, sulle tracce dei quali erano da tempo gli uomini guidati dal capo della squadra mobile di Catanzaro Antonio De Santis e i carabinieri agli ordini del comandante Salvatore Gagliano del comando provinciale di Crotone.
Le indagini, coordinate dalla Direzione distrettuale Antimafia di Catanzaro, hanno fatto luce su svariate attività illecite del clan. Tra i reati contestati, figurano l'omicidio, traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, estorsione, favoreggiamento, ricettazione e numerosi delitti in materia di armi.
La provincia di Crotone si appresta a vivere momenti ancora più delicati sul fronte delle indagini giudiziarie. Domani, infatti, la Corte d'appello di Catanzaro dovrebbe decidere sulla richiesta di sequestro del patrimonio di Raffaele e Giovanni Vrenna, avanzata dalla Dda di Catanzaro. Tra i beni di proprietà – complessivamente il patrimonio è valutato 800 milioni – anche il Crotone calcio. La tesi della Dda di Catanzaro (pm Giovanni Bombardieri e Domenico Guarascio) ha convinto il procuratore generale della Corte d'appello, Salvatore Curcio, che a sostegno dell'accusa ha chiesto l'acquisizione di una nuova relazione della Guardia di finanza sullo stato patrimoniale del gruppo Vrenna, dei verbali integrali di due collaboratori di giustizia e una sentenza emessa dal Tribunale di Castrovillari alla fine degli anni Novanta.
I provvedimenti, adottati dal Gip di Catanzaro Antonio Battaglia, hanno smantellato la “locale” (cellula di ‘ndrangheta con almeno 49 affiliati) di Belvedere Spinello, che vanta radici in sei comuni distribuiti tra la provincia di Crotone (Belvedere Spinello, Rocca di Neto, Caccuri, Cerenzia e Castelsilano) e Cosenza (San Giovanni in Fiore), contando anche su propaggini operative in Lombardia (una ‘ndrina distaccata e radicata nella città di Rho, alla periferia nord di Milano).
Proprio il numero delle cittadine calabresi epicentro dell'organizzazione ha ispirato il nome dell'operazione (Six towns), che ha preso spunto dalle indagini coordinate dai Pm Vincenzo Luberto e Domenico Guarascio, con la supervisione del Procuratore Capo, Nicola Gratteri.
Particolarmente interessante il capitolo delle condotte estorsive tentate dal sodalizio per il controllo di fatto delle attività estrattive nell'area mineraria di “Timpa del Salto” (agro di Belvedere Spinello), gestita dalla Eni-Syndial Spa. Le investigazioni hanno portato alla luce, per esempio, i casi che hanno coinvolto le maestranze della Baker Hughes e della Halliburton, multinazionali estere specializzate nel ramo petrolifero ed estrattivo.
Esponenti ‘ndranghetisti avevano più volte avvicinato i rispettivi responsabili, con minacce di morte o di danneggiamenti ai mezzi in cantiere, pretendendo il versamento della percentuale del 5% dell'importo degli appalti ottenuti da quelle aziende. Alcuni episodi (rottura di parabrezza dei mezzi d'opera, furti di chiavi di avviamento) hanno contribuito ad alzare la pressione.
Le estorsioni erano perpetrate su tutto il territorio di influenza della “locale”, che pretendeva in maniera diffusa e sistematica dai singoli imprenditori il pagamento di tangenti in relazione lavori pubblici di cui avessero ottenuto l'appalto o l'esecuzione. Nel corso delle indagini sono stati acquisiti elementi circa pressioni di natura estorsiva nei confronti di imprenditori titolari di strutture commerciali per la grande distribuzione e di un imprenditore edile impegnato nella ristrutturazione di una clinica nel comune di Castelsilano (Crotone), estorsione peraltro fallita per l'emersione di pregressi rapporti di contiguità tra la vittima designata ed esponenti di primo piano della ‘ndrangheta.
È venuta alla luce anche l'influenza della “'ndrina dei sangiovannesi” sul territorio del comune silano nella gestione, in via esclusiva e con modalità estorsive, del servizio di security presso numerosi locali notturni. I titolari e i gestori di night club e discoteche del centro silano sono stati costretti, anche in occasione di particolari manifestazioni come i veglioni organizzati per il capodanno, ad affidare il servizio di vigilanza alle agenzie riconducibili alla cosca.
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