
«Abbiamo manifestato il disagio della magistratura per una serie di problemi e dal presidente Renzi è arrivata una apertura su più fronti». Il presidente dell'Associazione nazionale magistrati Piercamillo Davigo sintetizza così il risultato dell’incontro che questa mattina lo ha visto a Palazzo Chigi per un faccia a faccia con il premier sollecitato dalla stessa Anm ai primi di ottobre.Sul tavolo, i temi caldi della giustizia, dalla riforma del processo penale alle scoperture di organico dei tribunali alla proroga dei pensionamenti per i vertici della magistratura, tutte questioni aperte su cui le toghe sono in agitazione. Sull’ipotesi di uno uno sciopero Davigo però prende tempo: «Lo decide il comitato direttivo centrale, non lo decido io, nè lo decide la giunta». Il ministro della Giustizia Andrea Orlando, anche lui reduce dall’incontro, evita ogni tono polemico, e si limita a definire «strano» un eventuale sciopero dei magistrati «a fronte della disponibilità ad accogliere alcune questioni e a rafforzare lo sforzo organizzativo» dei tribunali.
Il nodo del pensionamento per i vertici delle magistrature
Uno dei capitoli più controversi del confronto tra toghe e governo riguarda i nuovi termini di pensionamento per i vertici delle magistrature. Il decreto legge convertito giovedì scorso dalle Camere (con voto di fiducia del Senato) allunga di altri 12 mesi l'età pensionabile dei magistrati della Cassazione (con estensione anche ai vertici di Consiglio di Stato, Corte dei Conti e Avvocatura dello Stato), fissata a 72 anni fino alla fine del2016 in deroga al tetto generale di 70 anni voluto dal premier Renzi due anni fa. La ragione dello scontro con il governo riguarda la disparità di trattamento tra magistrati, considerata incostituzionale da tutte le correnti della magistratura associata, e il congelamento delle posizioni di vertice - circa una quarantina le posizioni interessate - causato dalla terza proroga in ordine di tempo dei termini per la quiescenza delle toghe dopo l'abbassamento dell'età pensionabile da 75 a 70 anni promossa dal Governo nel 2014.
L’appoggio dell’Anm ai ricorsi dei magistrati alla Corte Ue
In questo scenario, la richiesta avanzata dall’Anm è di estendere la proroga per il pensionamento fino a 72 anni a tutti i magistratialmeno fino a quando perdurano le scoperture di organico (mancano 1.130 giudici su un totale di 9mila) . Per Davigo la proposta «non costa niente perchè prenderebbero lo stipendio invece della pensione». Incoraggiante anche l’atteggiamento di Renzi «ha definito convincente il nostro ragionamento sull'estensione della proroga dei pensionamenti a tutti i magistrati». In attesa di una correzione di rotta dell’Esecutivo, L'Anm «ha deciso di appoggiare» i ricorsi dei magistrati che vorranno di impugnare il decreto legge “Canzio” (dal nome del primo presidente della Cassazione, tra i beneficiari della proroga) anche davanti alla Corte di giustizia Ue. «Se la corte europea» li accogliesse, ha messo in guardia Davigo, «ci sarebbero effetti devastanti perchè rivivrebbe il termine dei 75 anni per andare in pensione».
Organici amministrativi, disponibilità del Governo
Oltre ai termini di pensionamento, l’incontro ha riguardato anche risorse e personale: da settimane l'Associazione magistrati denuncia le carenze di organico sia dei magistrati che, in particolare, del personale amministrativo (la scopertura media degli uffici giudiziari si aggira sl 28%, con punte del 52% in alcune Procure) che rischiano di portare la Giustizia italiana alla paralisi. Sotto questo profilo le aperture registrate da Davigo riguardano «la legittimazione dei tre anni per il trasferimento dei magistrati di prima nomina» (per l'ottimizzazione del servizio Giustizia il decreto legge “Canzio” subordina il trasferimento del magistrato ordinario ad altra sede ad un periodo di permanenza di 4 anni invece dei 3 previsti in precedenza) e la disponibilità del Governo per quanto attiene «le risorse di personale anche ai fini della riqualificazione del nostro personale amministrativo che oggi vive un disagio».
Davigo: “indagine breve” ulteriore problema per personale Procure
Ultimo ma non meno importante tema di discussione la riforma del processo penale (che comprende anche i nuovi termini di prescrizione e la rifforma delle intercettazioni), considerata «inutile se non dannosa» dall'Anm, ormai ad un passo dalla conclusione della seconda lettura al Senato, dove rischia comunque di rimanere in stallo almeno fino al referendum costituzionale del 4 dicembre. «Non si è parlato di prescrizione, si è parlato della questione relativa alla avocazione obbligatoria», ha spiegato Davigo all’uscita da palazzo Chigia riferendosi alla misura che prevede l’avocazione obbligatoria da parte dei procuratori generali dei procedimenti per i quali il Pm non faccia richiesta o di archiviazione o di rinvio a giudizio entro tre mesi dalla chiusura indagini. Ll’Anm ha evidenziato le sue perplessità «su una norma che riteniamo irragionevole», e che «non risolverebbe i problemi» ma «creerebbe ulteriori questioni nella gestione del personale delle procure». Anche su questo dal governo arrivano segnali di apertura. «A fronte della critica abbiamo chiesto, per favorire la riflessione, l'indicazione di un altro percorso rispetto al termine dei tre mesi, fa sapere il guardasigilli .
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