Dopo grande incertezza, per via della valenza politica della scelta, la Commissione europea ha inviato ieri sera al governo italiano una richiesta di informazioni sul bilancio programmatico relativo al 2017. Nella missiva resa pubblica qui a Bruxelles, l’esecutivo comunitario chiede ragguagli sulle ragioni per cui Roma ha modificato gli obiettivi di bilancio. Chi si aspettava critiche o giudizi è rimasto deluso. Anzi, Bruxelles vuole coltivare con Roma un «dialogo costruttivo».
Dopo aver ricordato che il governo si era impegnato per una riduzione del deficit strutturale dello 0,6% nel 2017, la Commissione nota come gli obiettivi della Finanziaria italiana mostrino invece una deriva del disavanzo strutturale. Nella lettera, il vice presidente della Commissione Valdis Dombrovskis e il commissario agli affari monetari Pierre Moscovici chiedono «spiegazioni sulla revisione degli obiettivi e del divario sostanzioso rispetto agli impegni presi nella primavera scorsa».
Al tempo stesso, l’esecutivo comunitario vuole che il ministero dell’Economia precisi meglio «le spese eccezionali» che il governo ha sostenuto sia sul fronte del recente terremoto nel Lazio del Nord che sul versante dell’emergenza rifugiati, e per le quali chiede flessibilità di bilancio. La Commissione dà al governo fino a domani per rispondere alle richieste di chiarimento. Bruxelles «vuole continuare un dialogo costruttivo con l’Italia per giungere a una analisi compiuta» della Finanziaria.
La lettera ha un tono cortese nei confronti del governo italiano. Tenuto conto delle cifre del bilancio programmatico dell’Italia, la Commissione avrebbe potuto notare in questa circostanza che il paese è a rischio di non rispetto del Patto di Stabilità, alla luce anche dell’elevato debito pubblico, oltre che della deriva del deficit strutturale. Invece, l’esecutivo comunitario ha preferito soprassedere, a dispetto dell’allarmismo di questi giorni sui media italiani.
Piuttosto, la missiva appare un atto dovuto alla luce dei dati forniti dall’Italia. La tempistica nell’analisi dei bilanci da parte della Commissione è chiara. Dopo la presentazione delle Finanziarie a metà ottobre, l’esecutivo comunitario ha quattro settimane di tempo per fare una analisi compiuta dei bilanci nazionali. Nel frattempo, se il testo è visibilmente in contrasto con le norme europee e con il Patto di Stabilità, Bruxelles ha due settimane di tempo per respingere il documento e chiederne la modifica. In questo caso, le regole comunitarie precisano che, prima di decidere la bocciatura, la Commissione europea debba essere in contatto con il governo oggetto dei dubbi nel giro della prima settimana. La comunicazione inviata ieri a Roma cade in questo contesto. Tuttavia, è chiaro che la missiva non vuole essere un primo tassello di una bocciatura d’emblée. Peraltro, mai in questi anni l’esecutivo comunitario si è sentito di bocciare una Finanziaria nazionale.
La Commissione si è chiesta a lungo se inviare una richiesta di chiarimenti fosse appropriato. Da un lato, l’invio è un modo per rispettare le regole di bilancio, ed evitare eventuali critiche dai governi più attenti al rispetto del Patto di Stabilità. Dall’altro, c’è l’evidente sensazione qui a Bruxelles che il premier Matteo Renzi stia usando l’Europa come punching bag, sacco da boxe, pur di affermare con critiche accese alle scelte comunitarie che egli è l’uomo giusto per difendere gli interessi italiani nell’Unione.
Più in generale, l’impressione è che la Commissione non voglia essere troppo combattiva con l’Italia, nella speranza di trovare con Roma un compromesso. L’esecutivo comunitario non vuole in questo periodo precedente il referendum costituzionale del 4 dicembre aizzare gli animi in Italia, consapevole della difficile situazione politica ed economica. Intanto, richieste di chiarimenti sono state inviate ieri anche al Belgio, alla Spagna, a Cipro, alla Lituania, al Portogallo e alla Finlandia.
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