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Terremoto, a che punto è il progetto Casa Italia

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il piano di prevenzione

Terremoto, a che punto è il progetto Casa Italia

Foto Lapresse
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Una sorta di indicatore unico del “rischio catastrofe”, il più possibile dettagliato per Comune, sub area comunale, fino ad arrivare al singolo immobile. È questo il primo obiettivo di Casa Italia, da concretizzare entro l’anno, al massimo entro gennaio prossimo. Nella stessa settimana in cui la faglia degli Appennini ha deciso di risvegliarsi, lontano dai riflettori Casa Italia ha mosso i primi passi operativi. Lunedì e martedì scorsi si sono svolte le riunioni per gettare le fondamenta del piano nazionale di lungo termine lanciato dal premier Matteo Renzi e dedicato alla prevenzione.

Confermati i quattro pilastri del piano: informazioni (su territorio e immobili); dote finanziaria; interventi-pilota; formazione. Sul piano dei fondi, il primo contributo resta la novità del “sismabonus” della legge di Bilancio, stabilizzato a cinque anni, ma anche reso più “fluido” (grazie alla cessione del credito a soggetti terzi, anche da parte di incapienti) e più attraente economicamente, grazie alla detrazione in cinque anni e alla cumulabilità a livello condominiale del tetto di spesa di 96mila euro per unità abitativa. È un segnale di attenzione che va nella direzione di Casa Italia ma che non discende da Casa Italia. «La legge di Bilancio - dice il coordinatore di Casa Italia a Palazzo Chigi, Giovanni Azzone - contiene i risultati di una serie di discussioni avvenute quando Casa Italia non c’era ancora. Non è sensato cercare di intervenire su un processo che non abbiamo seguito».

In relazione al bonus, spiega Azzone, «l’obiettivo è duplice: fare un monitoraggio per vedere se questi primi interventi inseriti nella legge di Bilancio sono realmente efficaci; e poi, avendo come obiettivo la prossima legge di Bilancio, proporre interventi addizionali».

Parlare di ulteriori risorse non ha senso se prima non si capisce come e dove investirle. Non è un caso che il tavolo “finanziario” di Casa Italia non è ancora partito, anche se, prevede il coordinatore di Palazzo Chigi, partirà entro l’anno.

Quello che invece è stato avviato è il primo importante target di Casa Italia: la conoscenza dettagliata del territorio, del patrimonio e del rischio. Una mole di dati da mettere a sistema e da poter leggere in vario modo in relazione al rischio “catastrofe”. «Immagini un grande foglio excel - spiega sempre Azzone - in cui ho tutti gli 8mila comuni italiani, e per ciascuno posso individuare il livello di rischio di pericolosità sismica, idrogeologica, la presenza di impianti chimici, il rischio vulcanico eccetera. Stessa cosa per gli edifici e la relativa vulnerabilità: per sapere quanti edifici sono in condizioni deteriorate e quindi con forte vulnerabilità, e quante persone vivono in questi edifici». Informazioni a disposizione di tutti e in un solo luogo.

«L’obiettivo è realizzare entro fine anno, al massimo a gennaio, un primo quadro di riferimento; per quantificare il patrimonio immobiliare nei diversi livelli di rischio. Perché i numeri che vedo circolare sono molto ballerini, diciamo così». «Per ora - ribadisce Azzone - le priorità sono: sismico, idrogeologico, cioè frane e alluvioni, vulcanico e chimico».

“La legge di Bilancio contiene i risultati di una serie di discussioni avvenute quando Casa Italia non c’era ancora. Non è sensato cercare di intervenire su un processo che non abbiamo seguito.”

Giovanni Azzone, coordinatore di Casa Italia a Palazzo Chigi  

Ma su questa base si potrà costruire altro: «C’è il tema climatico, che pone il problema dell’innalzamento dei mari. Ci sono i luoghi dove i rischi si sommano; e quindi le priorità di intervento devono essere ancora più forti».

Ecco come la rischiosità di un territorio si potrà leggere con un livello di completezza e di dettaglio che passa necessariamente per una microzonazione sismica - l’attuale mappa di rischio sismico è il risultato della sovrapposizione della situazione geologica di livello "macro" alla perimetrazione dei confini amministrativi dei singoli comuni - e arriva al dettaglio dell’immobile.

Il passo successivo è mettere in relazione questo indicatore con il numero della popolazione. «La nostra idea - è sempre il coordinatore di Casa Italia che parla - è che la vulnerabilità va letta anche relazione allo spopolamento di un territorio». Cioè? «Se abbiamo territori sicuri che si stanno spopolando, allora l’intervento non sarà tecnico ma di valorizzazione territoriale. Se c’è invece un territorio che non è sicuro e si sta spopolando, allora fare solo un intervento tecnico senza pensare a come rendere sostenibile la vita in quei luoghi diventa uno spreco di risorse: è come fare una nuova scuola in un posto dove i bambini non ci sono più». L’obiettivo è sempre lo stesso, «fare un quadro che ci aiuti a individuare le priorità di intervento».

L’altro "tavolo" appena partito è quello delle soluzioni tecniche, che gode del contributo di Renzo Piano e del suo team di architetti. «Con Renzo Piano ci siamo visti martedì scorso - riferisce Azzone - stiamo individuando le tipologie costruttive, ma il passo immediatamente successivo è individuare i passi procedurali, perché il problema diventa: in base a quale procedura identificare i dieci edifici reali oggetto della sperimentazione?».

Su questo Azzone vuole andare con i piedi di piombo. «Voglio essere sicuro di non far partire una cosa che poi un qualunque soggetto può bloccare dicendo che non sono stati seguiti tutti i crismi. Nel nostro Paese non è impossibile che ciò accada».

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