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Renzi, il destino del Pd non è litigare ma cambiare…

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referendum, in piazza per il si

Renzi, il destino del Pd non è litigare ma cambiare l’Italia. No al fiscal compact nei Trattati

Roma, Piazza del Popolo. Manifestazione del Partito Democratico (Ansa)
Roma, Piazza del Popolo. Manifestazione del Partito Democratico (Ansa)

«Il nostro destino non è litigare, ma è cambiare l’Italia, farlo per i nostri figli e nipoti. Farlo adesso». Con queste parole, sulle note di “O Sole mio” Matteo Renzi ha iniziato il suo intervento sul palco in Piazza del Popolo a Roma. Basta divisioni e litigi, l’appello del premier in camicia bianca è a lavorare insieme per il futuro del Paese. Perché, sottolinea, chi sceglie il No «vuole riportare indietro l’Italia». Al fronte delle opposizioni, soprattutto a quella interna al Pd, non risparmia colpi e battute. Ma anche l’invito finale a ricompattarsi e a superare «le divisioni». Ai militanti e simpatizzanti del Pd a «fare politica spalancando le finestre».

Arrivato poco prima delle 17 in una Piazza del Popolo quasi gremita, Renzi ha iniziato a parlare poco dopo. Sullo sfondo tante bandiere del Pd, canti, per la manifestazione dem a sostegno del si al rederendum costituzionale del 4 dicembre prossimo. A fare da colonna sonora Bella Ciao e la musica popolare con circa 50 artisti saliti sul palco prima dell'intervento di Renzi che ha chiuso la manifestazione.
«Noi siamo quelli che non dicono Vaffa - ha spiegato - ma provano insieme a fare una proposta per il futuro del paese, la politica che non vuole solo insultare. Ne avevamo bisogno di voi, vi siamo grati per lo straordinario abbraccio» ha sottolineato . «Che bella cosa una giornata di sole come questa e che bella cosa questa piazza, questa è piazza del popolo e non dei populismi» ha poi ripetuto Renzi . Insomma basta insulti perché «chi insulta deve avere avuto una vita particolarmente difficile, a loro va il nostro abbraccio. Noi saremo da un'altra parte, a raccontare le nostre proposte e i nostri sogni».

Poi una battuta e l’ironia sulla denuncia del sindaco di Roma Virginia Raggi: «nessuno si permetta di lasciare un frigo in piazza perchè noi i complotti non li accettiamo». Diretto poi il riferimento al M5S: non basta gridare onestà bisogna saper governare. «Onestà, onestà e' un grande grido - ha detto il premier - e' la nostra carta identita' ma se parli di onesta' e non sai risolvere i problemi della tua citta' non sei credibile. L'onesta' e' il minimo, e' il pre-requisito, non e' l'obiettivo» . E un riferimento alla polemica con l’Ungheria. «Noi dobbiamo avere la forza di fare una battaglia non populista e demagogica ma per ridare un'anima all'Europa che oggi fa finta di non vedere che qualcuno puo' rimanere intrappolato dentro i muri che si erigono».

E poi insiste: «Chiedo a voi, al Parlamento la forza di una battaglia che non e' demagogica e populista contro l'Europa ma per restituire un'anima all'Europa». Perché «quando Orban dice che il problema è l'Italia - ha sottolineato - ricordo a Orban che l'Italia è tra i paesi non solo contributori ma si è messa in gioco per garantire la libertà. Prima di parlare dell'Italia si sciacquino bocca».

«E mi colpisce - ha aggiunto - che non si sentano le voci degli altri partiti: io avrei voluto sentire anche la voce delle opposizioni per dire a Orban 'giù le mani dalle discussioni italiane».

Ue: Renzi,non accetteremo fiscal compact in Trattati
«Noi diciamo che siccome nel 2017 casualmente a Roma si riuniranno i capi di governo e in Ue arriva a scadenza il tema del fiscal compact, noi non accetteremo di inserirlo nei trattati Ue» ha avvertito Renzi dal palco di piazza del Popolo. «Obama - ha detto ancora - ci insegna che l'unica soluzione in tempi di crisi è tornare alla crescita non all'austerity, questo paradigma economico non l'ha inventato questo governo, il fiscal compact ce lo hanno dato nel 2012 votando tutti insieme» ha ricordato.

Italicum: Renzi, porta spalancata su modifiche. Non sia alibi

Sul referendum e le guerre interne al Pd rilancia: « Sulle modifiche alla legge elettorale «non e' che abbiamo aperto, abbiamo spalancato, non la si utilizzi come alibi» per votare No al referendum ha replicato Renzi in piazza del Popolo rivolgendosi senza citarla alla minoranza Pd. Senza risparmiare quelli della “vecchia guardia” in campo contro la riforma del Governo.
«Perchè si dice di No? Perché non l'ho pensata io, sostiene la vecchia guardia che dice se la scrivevamo noi sarebbe stata meglio. Può darsi, il punto è che
non l'hanno scritta, l'hanno discussa, contestata,chiacchierata, digerita e poi si sono dimenticati di scriverla. Il fatto che voi avete fallito non vuol dire che dovete far fallire noi». Perché ha incalzato Renzi «il vero partito della nazione va da Brunetta a Travaglio, da Monti e Salvini. Berlusconi, Grillo e Massimo D'Alema sono il partito che vuol dire solo no, e' il partito che vuole bloccare l'Italia».

Renzi,pensionati votano sì perchè visti errori D'Alema
«D'Alema - ha ricordato il premier - ha detto parole sugli anziani che vorrei fossero parole scappate per sbaglio. Il punto è un altro, come mi ha detto qualche sindacalista dei pensionati che è qui: 'noi votiamo sì, perché li abbiamo visti all'opera». Insomma ribadisce come un mantra il presidente del Consiglio «la riforma costituzionale ci consentirà di arrivare a essere come gli altri Paesi in termini di qualità delle decisioni: non è il punto di arrivo ma di partenza, senza la quale si riparte dal via dopo trentacinque anni dando l'idea di una politica inconcludente. Vi rendete conto del rischio che stiamo correndo?».

Fate politica spalancando finestre,no liti
«Io vi propongo 5 serate, una pizza con i condomini, i colleghi e gli proponete il quesito. Noi vogliamo convincere quante più persone ma in questo tempo di
odio, di violenza e intolleranza, di insulti per chi vota Sì, facciamo vedere che il Pd costruisce una comunità in Italia, non accetta che diventiamo codici fiscali. Non fate politica nei circoli, chiusi a chiave dentro gli equilibri interni ma
spalancate le finestre al mondo fuori. Basta litigi, discussioni riprendiamoci il paese».

Prima di Renzi aveva preso la parola il sindaco di Lampedusa. Alla manifestazione era presente anche Gianni Cuperlo: «la via del dialogo è stretta, ma fino alla fine spero in un accordo con i vertici» ha replicato l’esponente della minoranza dem.

Poi in serata la cerimonia di inaugurazione del Roma Convention Center, il Centro Congressi di Roma noto come La Nuvola che, a 18 anni dalla sua ideazione, apre finalmente i battenti. Taglio del nastro con il Presidente del Consiglio insieme ai vertici di Eur Spa, il presidente Roberto Diacetti e l'ad Enrico Pazzali.

Renzi-De Mita, colpi bassi e lite in tv

La manifestazione di Piazza del Popolo è arrivata all’indomani del duro confronto tv che si è svolto su La 7 condotto da Enrico Mentana. E durante il quale non sono mancati colpi bassi. Matteo Renzi, il rottamatore, e Ciriaco De Mita, pilastro della Prima Repubblica,
un match partito all'insegna del fair play e scivolato in qualche punto in stoccate personali reciproche.
Il premier aveva parlato del successo del governo per una riforma istituzionale «fallita da 35 anni, dopo 3 buchi nell'acqua di 3 commissioni in cui De Mita sedette». L'ex leader Dc ha rivangato nel passato, sfoggiato la saggezza, «i successi del presente sono anche l'esito di insuccessi del passato» e contesta una riforma frettolosa, poco motivata, scritta male».

Matteo Renzi, Enrico Mentana e Ciriaco De Mita nello studio della tv La 7 in cui si è svolto il confronto

Il presidente del Consiglio, tra i più giovani premier della storia repubblicana e uno dei più longevi politici italiani, non si sono risparmiati accuse:  «Non sono mica del Pd che parli solo tu, sei un po' autoritario», è l'interruzione ad un certo
punto del politico di Nusco . «Ho l'impressione, presidente, che non abbia letto la riforma», aveva provoca il segretario Pd. De Mita non si è perso d'animo: «E' una riforma fatta a maggioranza, i costituenti facevano proposte larghe, qui prima si trova la maggioranza poi si scrive la norma».

«Io avrei tolto il Senato o avrei fatto il Senato dei Notabili» ha sostenuto De Mita che ha contestato soprattutto il metodo con cui il governo ha portato a casa la riforma. «Perchè dopo aver bloccato per 35 anni, volete bloccare il futuro?» ha chiesto polemico Renzi .

La rottura alla fine

Ma più che sulla riforma i toni si scaldano sul passato. Quando Renzi allude al cambio di partito di De Mita, l'ex leader della Balena Bianca si inalbera: «Io sono nato e morirò Dc mentre tu non so cosa sei, è scorretto mettere in dubbio la moralità politica». E due mondi diversi emergono nella strategia economica: «Se ora noi dobbiamo fare le formiche, è perchè altri nel passato hanno fatto le cicale» ha detto Renzi ricordando la crescita del debito pubblico degli anni 80. E De Mita ha replicato: «Quegli anni furono gli ultimi di crescita» e poi rimarca affonda sul combinato disposto tra riforme e legge elettorale, un connubio che - avverte De Mita - costerà al premier la sconfitta al referendum».

La fine della trasmissione sancisce le distanze nette tra i due. Per Renzi la
politica non è una poltrona per sempre ma «missione e termine». Per l'ex premier, che ribadisce il suo convinto no al referendum, Matteo Renzi «è irrecuperabile, ha una tale consapevolezza che non vede limiti alla sua arroganza». Su un punto l’accordo: il giudizio lo daranno i cittadini.



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