Si vuol dare certezza di risorse al settore, riducendo la discrezionalità delle commissioni ministeriali per la concessioni di premi e contributi. Più che sulla singola opera il baricentro del sostegno si sposta sulle imprese e sui loro business plan. L'incentivo fiscale, rafforzato ed esteso, diventa la pietra angolare del sostegno dello Stato all'audiovisivo. Fra le altre con la nuova legge approvata oggi in via definitiva dalla Camera, in Italia scompare dopo 103 anni la censura cinematografica.
Cinema e audiovisivo, ecco la nuova legge
Il finanziamento pubblico al cinema si sposta sempre più verso l'incentivo fiscale a favore delle imprese più che del singolo film e verso contributi automatici. Finisce l'era delle commissioni che per decenni hanno deciso la destinazione dei finanziamenti. Finisce l'era della censura amministrativa di Stato, a favore di un sistema all'americana, nel quale sono le società del settore a classificare i loro prodotti, per restringerne eventualmente la visione. La legge entrerà in vigore dal primo gennaio 2017. Per la piena attuazione della legge ci sono però da approvare 24 decreti attuativi per i quali la legge dà la delega al Governo.
Il Fondo per lo sviluppo
Viene istituito il Fondo per lo sviluppo degli investimenti nel cinema e nell'audiovisivo. Sarà alimentato, a regime, dall'11% degli introiti erariali da Ires e Iva delle attività collegate al settore, dalle telecomunicazioni ai broadcaster televisivi. Il Fondo potrà contare su almeno 400 milioni annui e una quota tra il 15 e il 18% dovrà essere destinata ai contributi selettiv i, vecchia maniera, e alla promozione.
I requisiti per accedere ai benefici
Resta immutato la necessità del riconoscimento della nazionalità italiana, determinata da alcuni parametri, per l'ammissione ai benefici della legge, a eccezione degli incentivi fiscali per gli investimenti dall'estero per film “girati” in Italia. Restano esclusi le opere a carattere pornografico, gli spot pubblicitari, i programmi televisivi (definizione che rischia di escludere i film per la tv, ndr).
Gli incentivi fiscali
La disciplina del credito d'imposta viene ridisegnata, in alcuni casi aumentando le attuali aliquota percentuali rispetto al costo del film, sino ad arrivare al 40% per i produttori indipendenti che distribuiscono il film in proprio e per le imprese esterne al settore che investono in film che accedono ai contributi selettivi, quindi alle opere prime e seconde di un autore. Il credito d'imposta è fissato per le imprese di produzione, per quelle della distribuzione, per l'esercizio delle sale cinematografiche e per le industrie tecniche e la post-produzione.
Il credito d'imposta per le aziende esterne al settore
Sarà applicata un'aliquota massima del 30% quale credito d'imposta per l'apporto in denaro a favore della produzione e della distribuzione in Italia e all'estero di opere cinematografiche e audiovisive. Tutti i crediti d'imposta della nuova legge non concorrono alla formazione del reddito e al valore della produzione e sono cedibili a intermediari bancari, finanziari e assicurativi.
I contributi automatici
Sono previsti per le opere e per le imprese italiane del settore, erogati sulla base di parametri oggettivi e non discrezionali, in gran parte di natura economica ma non solo, relativi ai risultati raggiunti da un'impresa con i film precedenti. Contano gli incassi nelle sale, la partecipazione a rassegne e concorsi e gli eventuali premi ottenuti mentre altri parametri saranno indicati nel futuro decreto ministeriale di attuazione.
I contributi selettivi
La priorità andrà alle opere prime e seconde, ai giovani autori, alle opere di qualità artistica, prescindendo dall'esistenza o meno della posizione contabile presso il Mibact richiesto per i contributi automatici. A valutarli cinque esperti non retribuiti, individuati con modalità da un decreto ministeriale. Ai contributi selettivi e alla promozione del settore dovrà andare una percentuale tra il 15 e il 18% del Fondo.
Il Consiglio superiore dell'audiovisivo
Viene istituito dalla legge in sostituzione della Consulta per lo spettacolo, abolita. È un organismo consultivo del ministero, con compiti di consulenza, supporto, preparazione di indirizzi e di linee guida, svolgimento di analisi e di monitoraggio e valutazione delle politiche pubbliche di sostegno. Ha undici componenti , di cui otto, tra cui il presidente, nominati dal ministro dei Beni Culturali e tre scelti tra una rosa di nomi proposti dalle associazioni di categoria maggiormente rappresentative.
I due Piani straordinari
Il primo Piano riguarda il potenziamento del circuito delle sale cinematografiche e polifunzionali, finanziato da un'apposita sezione del Piano (30 milioni l'anno nel 2017, 2018 e 2019 e 20 milioni nel 2020) per contributi a fondo perduto o in conto interesse sui mutui per: 1) la riattivazione di sale chiuse o dismesse, in particolare nei comuni con meno di 15mila abitanti; 2) la realizzazione di nuove sale; 3) la trasformazione di quelle esistenti, al fine di aumentare il numero di schermi; 4) la ristrutturazione e l'adeguamento tecnologico delle sale; 5) il rinnovo di impianti, apparecchiature, arredi, servizi complementari. Il secondo Piano straordinario riguarda la digitalizzazione del patrimonio cinematografico e audiovisivo (10 milioni l'anno dal 2017 al 2019) per contributi a fondo perduto o finanziamenti agevolati.
L'abolizione della censura
L'articolo 33 delega il Governo a riformare le norme per la tutela dei minori nella visione delle opere cinematografiche e audiovisive. Viene superato lo storico sistema del controllo preventivo dei film destinati alla proiezione al pubblico da parte della Commissione per la revisione cinematografica, istituita nel 1962 e ora soppressa, introducendo un nuovo meccanismo. Meccanismo che si basa sulla responsabilità degli operatori del settore per classificare i film prodotti, con una vigilanza successiva da parte delle istituzioni. Sono previsti per le opere e per le imprese italiane del settore, erogati sulla base di parametri oggettivi e non discrezionali, in gran parte di natura economica ma non solo, relativi ai risultati raggiunti da un'impresa con i film precedenti. Contano gli incassi nelle sale, la partecipazione a rassegne e concorsi e gli eventuali premi ottenuti mentre altri parametri saranno indicati nel futuro decreto ministeriale di attuazione.
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