Non arriverà prima di dieci giorni la decisione del giudice civile di Milano, Loreta Dorigo, sui ricorsi contro il referendum costituzionale del 4 dicembre presentati nei giorni scorsi dal costituzionalista Valerio Onida e dal gruppo di avvocati composto da Aldo Bozzi, Felice Carlo Besostri, Claudio e Ilaria Tani.
È stata la presidenza della prima sezione civile del Tribunale di Milano a confermare che la decisione sui ricorsi presentati che lamentano la presunta incostituzionalità del quesito referendario non sarà imminente, come da più parti ipotizzato, ma richiederà ancora diverso tempo di analisi e valutazione. Sia il ricorso di Onida che quello discusso da un gruppo di legali chiedono, in sintesi, di investire la Consulta del problema legato a più temi trattati in un unico quesito referendario che, a giudizio dei ricorrenti, lede la libertà dei cittadini.
Tesi a sostegno dei ricorsi
Valerio Onida, insieme alla professoressa Barbara Randazzo, ha chiesto di sollevare davanti alla Consulta l'eccezione di legittimità della legge 352 del 1970 istitutiva del referendum laddove non prevede l'obbligo di scissione del quesito quando riguarda più temi, come nel caso di quello sulla riforma costituzionale. L'ex presidente della Consulta contesta la chiarezza e l'omogeneità del quesito, il quale - sempre secondo Onida - violerebbe la libertà di voto dell'elettore in quanto lo fa decidere su «un intero pacchetto senza poter valutare le diverse componenti». Il giudice Dorigo, inoltre, si dovrà pronunciare anche sull’altro ricorso sempre sul referendum, presentato dagli avvocati Claudio e Ilaria Tani, Felice Besostri, Emilio Zecca e Aldo Bozzi. Il pool di legali, con già alle spalle la battaglia (vinta) davanti alla Consulta sul “Porcellum”, ha chiesto al giudice di sollevare davanti alla Corte costituzionale l'eccezione di legittimità della legge che regola l'indizione del referendum, «laddove non prevede l'articolazione dei quesiti in caso di referendum approvativo». I due ricorsi, che non sono stati accorpati dal giudice Dorigo, differiscono per alcune questioni tecniche ma chiedono in sostanza la stessa cosa, di rimandare gli atti alla Consulta. L'avvocato dello Stato Gabriella Vanadia ha chiesto il rigetto di entrambi i ricorsi in occasione delle udienze di discussione. «Se lo scopo finale di queste domande è quello di incidere sulle prerogative politiche non è lecito e va respinto, in quanto un procedimento di questo tipo non può incidere sulla politica».
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