FIRENZE
Il via libera di Gianni Cuperlo al documento della commissione del Pd incaricata di studiare le possibili modifiche all’Italicum arriva nel pomeriggio, in tempo per il discorso di Matteo Renzi che oggi chiuderà la Leopolda. Il premier e segretario del Pd non commenta, né si compiace per il risultato politico: dividere la sinistra separando Cuperlo da Pier Luigi Bersani, che si sta portando dietro alcuni parlamentari bersaniani sulla strada del Sì al referendum del 4 dicembre. Renzi lascia la scena ai protagonisti della trattativa, a cominciare dall’instancabile vice Lorenzo Guerini per finire con i capigruppo Ettore Rosato e Luigi Zanda. «È un risultato del Pd», fa dire ai suoi. Ma insomma il macigno del “combinato disposto” tra una legge molto maggioritaria come l’Italicum e l’abolizione del Senato elettivo è stato tolto dalla strada e ora - è la lettura renziana - «non ci sono più alibi: ognuno si prenda le proprie responsabilità». E va da sé che Bersani e i suoi, a cominciare da Roberto Speranza, giudicano l’accordo scritto sull’acqua e ribadiscono la loro posizione per il No al referendum («serve una nuova legge, no una generica traccia di intenti»).
Il documento
Come anticipato ieri dal Sole 24 Ore nel documento sono sparite le formule condizionali, come voleva Cuperlo. Nel merito viene confermata la preferenza per un sistema di collegi «come il più adatto a ricostruire un rapporto di conoscenza e fiducia tra eletti ed elettori». Dove il riferimento ai collegi resta volutamente generico – spiega Guerini –, senza cioè specificare se i collegi saranno uninominali o con ripartizione proporzionale dei seggi come nel vecchio Provincellum, «anche per avere spazi di trattativa con gli altri partiti». Confermato poi, almeno sulla carta, il sacrificio più grande per Renzi: la rinuncia al ballottaggio tra le prime due liste previsto dall’Italicum. Ballottaggio che è il tratto caratteristico dell’attuale legge elettorale. «La definizione di un premio di governabilità (di lista o di coalizione) - è scritto nel documento - che dia la chiara indicazione su chi avrà la responsabilità di garantire il governo del Paese attraverso il superamento del meccanismo del ballottaggio».
Premio alla lista
Difficile garantire il governo del Paese, in un sistema tripolare, senza ballottaggio. Ma intanto, molto criticato, è tolto di mezzo. Apertura che Renzi fa non solo alla sinistra Pd ma anche a chi nella sua parte politica – da Giorgio Napolitano a Walter Veltroni a Dario Franceschini – lo ha invitato a riflettere sul rischio di consegnare il Paese al M5s. Eppure a una cosa importante Renzi e il suo Pd non rinunciano: la possibilità di mantenere il premio alla lista e non alla coalizione. Perché di rifare vecchie coalizioni litigiose stile Unione Renzi non ne ha nessuna voglia, né può impegnarsi in un’alleanza con i centristi di Alfano e Verdini che gli farebbe perdere voti a sinistra. Se costretto a rinunciare al ballottaggio, l’alleanza di governo la farà in Parlamento. Tutto questo passa in secondo piano di fronte al rischio che vinca il No. Per questo anche il Sì di Cuperlo è importante. «Il documento è un passo avanti, ora tutti siano coerenti e leali», commenta da parte sua uno stremato Cuperlo, consapevole che se vincesse il No a perdere sarebbe tutto il Pd.
© RIPRODUZIONE RISERVATA