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Renzi, il tempo dei diktat è finito. Juncker: non siamo…

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braccio di ferro con l’ue

Renzi, il tempo dei diktat è finito. Juncker: non siamo tecnocrati

«Il mondo fuori da qui è un mondo in cui gli altri fanno squadra quando c'è da difendere il proprio Paese. Ogni riferimento all'Europa è puramente voluto. Noi siamo abituati a portare avanti i nostri distinguo e le nostre divisioni, questo non ci aiuta a livello internazionale». Torna sul braccio di ferro con Bruxelles, alla risposta infelice del presidente della Commissione Ue Juncker, ai numeri non corretti sulla manovra italiana citati da Juncker e poi rettificati dal portavoce e richiama tutti ad uno sforzo di unità. Dentro e fuori il partito. E chiarisce il messaggio a Bruxelles: «Il tempo dei diktat è finito».

Il premier Matteo Renzi incontrando ad Asti i sindaci della provincia e poi da Alessandria rilancia e avverte: «Noi mettiamo il veto sul bilancio, siamo disponibili a fare la nostra parte se anche gli altri fanno la loro» e «vorrei che questa battaglia l'Italia la facesse insieme, non mi interessa come vota uno, a partire dal referendum, su questo dobbiamo essere uniti».

«Non mi interessa - ha poi aggiunto - cosa dice il portavoce della Commissione o il portavoce del Consiglio... Sulle scuole - invita poi gli amministratori locali - dobbiamo tornare a progettare, piaccia o meno ai signori di Bruxelles..tutto quello che fa parte dell'edilizia scolastica sta fuori dal Patto di stabilità» ha spiegato perché «un Paese che taglia sul futuro non ha domani».

A stretto giro la replica di Juncker: «Non siamo una banda di tecnocrati e burocrati» sottolinea il presidente della Commissione Ue rivendicando
una dimensione “politica” della Commissione da lui presieduta. Juncker ha
parlato durante una cerimonia al Collegio d'Europa di Bruges, facendo una disamina di tutte le crisi che sta affrontando in questo momento l'Europa: da quella economica a quella dei migranti e alla Brexit, per la quale ha ribadito «agli amici inglesi» che l'accesso al mercato unico «è legato alla libera circolazione
delle persone». Ha poi sottolineato l'importanza di «guardare la realtà degli Stati membri» nell'interpretazione e applicazione del Patto di stabilità con la necessaria flessibilità, anche se non bisogna «tradire i principi del Patto, che comunque funziona».

Ad Asti Renzi ha ricordato l’impegno del Governo sulla ricostruzione delle zone post sisma: «abbiamo un problema - ha chiarito - che è il terremoto e la ricostruzione, ovvero Amatrice, Norcia e tutte le altre località colpite dal sisma. Il terremoto non deve essere però ricostruire solo lì, l'hanno sentito 20 milioni di italiani». Un’emergenza che vince sulla burocrazia spiega Matteo Renzi sottolineando che «tutti gli investimenti che riguardano questo settore stanno fuori dal patto di stabilità» ha sottolineato , poiché un Paese che continua a tagliare sugli investimenti non ha futuro».

Poi torna sul contributo italiano alle politiche e ai conti europei: l’Italia ripete «non può essere il bancomat dell’Est europa». Messaggio diretto alla Commissione.

L’Italia non può essere bancomat dell’Est

«Se noi tutti gli anni diamo 20 miliardi di euro all'Europa e ne prendiamo indietro 12 è evidente che questo meccanismo crea sfiducia nei confronti del meccanismo europeo» premette Renzi. E attacca: «Siamo il bancomat dei Paesi dell'est Europa ma poi quegli stessi Paesi quando si tratta di gestire la crisi migratoria, su cui hanno firmato documenti in cui s'impegnano a prendersi cura, non lo fanno, e allora si crea una frattura. Non possiamo essere il salvadanaio di quei Paesi che reclamano solidarieta' quando c'e' da prendere e non da dare».

A meno di 24 ore dall’elezione del nuovo presidente degli Stati Uniti il premier sottolinea l’importanza del momento: «Quello che succede da qui alle
prossime 24 ore negli Stati Uniti ha molta rilevanza sulla nostra vita, proprio come quello che accade in Europa» ha spiegato Renzi incontrando ad Asti i sindaci della provincia.

Renzi, inaccettabile export vino Francia 11 mld e noi solo 5

«Trovo inaccettabile che il vino francese, un ottimo vino quasi all'altezza di quello italiano, per effetto di una strategia di comunicazione faccia 11 miliardi
di euro di export e noi circa 5. Dobbiamo fare una scommessa sull'agricoltura, perché un pezzo di economia può tornare a respirare» spiega Renzi ad Asti.
«Ci vuole qualche fiction in più sull'agricoltura - ha continuato Renzi -. Quando andavo io al liceo fare il cuoco era roba sospetta, mio figlio oggi non si perde una puntata di Masterchef e ha con gli amici un gruppo su Facebook su come si
impiatta il cibo. Abbiamo tagliato molto le tasse agli agricoltori. Il punto è che ci vuole strategia di comunicazione per un settore che può rilanciare il Paese».

Renzi, quelli di prima vogliono tornare a governare
Dopo il Piemonte il presidente del Consiglio è arrivato nel pomeriggio a Parma. «Quelli di prima vogliono tornare a governare l'Italia - ha detto Renzi partecipando ad un’iniziativa per il referendum - questo spiega perché su quelle riforme su cui erano d'accordo tutti ora sono per il No. Dal loro punto di
vista fanno bene, è l'ultima possibilità che hanno» ha concluso.

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