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Disoccupazione giovani, Poletti: è nodo più urgente,direzione giusta

Quello della disoccupazione giovanile è il «tema più importante», il vero «nodo» del mercato del lavoro da affrontare con «urgenza» con uno sforzo ancora «più profondo» nella direzione giusta e con rapidità. Lo ha ricordato il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, parlando a Roma degli interventi del governo in materia di occupazione nel corso della consegna del premio intitolato a Massimo D'Antona, il giuslavorista assassinato dalle Brigate Rosse.

Sull'occupazione direzione è giusta
Poletti ha sottolineato che i dati su nuovi occupati e attivi sono positivi, anche se «l'incremento è troppo lento. Bisogna però riconoscere che stiamo andando nella direzione giusta. Mi viene da dire che la direzione è giusta, ma la velocità non ancora adeguata. Questo vale in generale e anche per i giovani». E dunque secondo il ministro bisogna interrogarsi «sulla velocità del cambiamento».

La manifattura è il settore più aperto all'innovazione
Il ministro ha poi sottolineato che il Paese ha bisogno di una «spina dorsale manifatturiera robusta», perchè«possiamo raccontarci quello che vogliamo, che siamo un Paese a vocazione turistica e culturale, ma senza la manifattura - ha detto - non avremo grandi prospettive. La manifattura è l'impianto economico più aperto alla competizione globale e più sollecitato all'introduzione dell'innovazione tecnologica che arriva sul mercato».
C'è poi necessità di «formazione e di politiche attive per il lavoro» ha aggiunto Poletti, ribadendo il suo giudizio positivo sul programma Garanzia Giovani grazie al quale «abbiamo ridotto di 250mila unità i Neet di questo Paese - ha detto - dopo che per 10 anni erano aumentati».

Costruire insieme strumenti per affrontare la sharing economy
In giornata il ministro è poi intervenuto a Roma al Forum dei Giovani Imprenditori di Confcommercio dedicato all'impatto del digitale sull'economia reale. «Bisogna lavorare insieme per costruire strumenti e una cultura condivisa per affrontare le tematiche della sharing economy» ha detto, spiegando che «servono strumentazioni e meccanismi nuovi per governare questi cambiamenti».

A giudizio di Poletti servono «strumenti che consentano da una parte di evitare speculazioni, ma dall'altra di garantire una dinamica del lavoro sufficientemente 'aperta'». L'importante, secondo il ministro, è usare una «giusta misura» nel valutare questi cambiamenti che vanno governati senza «dividersi tra entusiasti e chi vede un disastro a prescindere». Anche perchè, ha aggiunto, «i cambiamenti tecnologici sono clamorosamente più veloci delle nostre dinamiche relazionali; quanto tempo serve a noi per fare un contratto o una legge? Tre anni? Quando io arrivo con la legge magari è già cambiato il quadro». Quanto al fatto se la sharing economy crea posti di lavoro o li elimina, il ministro ha risposto che «nel medio periodo sembrano più quelli bruciati che quelli prodotti m a se vediamo la platea generale possono anche aumentare».

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