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Papa: “Il Giubileo? Non ho fatto un piano…”…

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intervista ad avvenire

Papa: “Il Giubileo? Non ho fatto un piano…” Intervista del Papa ad Avvenire

«Il Giubileo? Non ho fatto un piano. Le cose sono venute. Semplicemente mi sono lasciato portare dallo Spirito. La Chiesa è il Vangelo, non è un cammino di idee. Questo Anno sulla misericordia è un processo maturato nel tempo, dal Concilio... Anche in campo ecumenico il cammino viene da lontano, con i passi dei miei predecessori. Questo è il cammino della Chiesa. Non sono io. Non ho dato nessuna accelerazione».

Alla vigilia della cerimonia conclusiva del Giubileo della Misericordia, che avverrà domenica con la chiusura della Porta Santa di San Pietro, l’ultima rimasta aperta, il Papa concede una lunga intervista ad Avvenire, quotidiano cattolico della Cei, in cui si sofferma molto sui temi dell’ecumenismo, specie dopo lo storico viaggio in Svezia per il riavvicinamento con i luterani.

“La Chiesa non è una squadra di calcio che cerca tifosi”

Papa Francesco 

«La Chiesa non è una squadra di calcio che cerca tifosi» dice Francesco all'intervistatrice, Stefania Falasca: l'intervista arriva anche pochi giorni la pubblicazione di una lettera di quattro cardinali al Papa contenente dei «dubia» sul documento dedicato alla famiglia, Amoris Laetitia.

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«La Chiesa esiste solo come strumento per comunicare agli uomini il disegno misericordioso di Dio. Al Concilio la Chiesa ha sentito la responsabilità di essere nel mondo come segno vivo dell’amore del Padre. Con la Lumen Gentium è risalita alle sorgenti della sua natura, al Vangelo. Questo sposta l’asse della concezione cristiana da un certo legalismo, che può essere ideologico, alla Persona di Dio che si è fatto misericordia nell’incarnazione del Figlio. Alcuni – e qui il riferimento alle critiche dei quattro cardinali, considerati dell’ala ultra conservatrice - continuano a non comprendere, o bianco o nero, anche se è nel flusso della vita che si deve discernere. Il Concilio ci ha detto questo, gli storici però dicono che un Concilio, per essere assorbito bene dal corpo della Chiesa, ha bisogno di un secolo… Siamo a metà».

C’è chi pensa che negli incontri ecumenici come quello a Lund, in Svezia, per commemorare i 500 anni di Martin Lutero il Papa voglia “protestantizzare” la Chiesa? «Non mi toglie il sonno», risponde Francesco. «Io proseguo sulla strada di chi mi ha preceduto, seguo il Concilio. Quanto alle opinioni, bisogna sempre distinguere lo spirito col quale vengono dette. Quando non c’è un cattivo spirito, aiutano anche a camminare. Altre volte si vede subito che le critiche prendono qua e là per giustificare una posizione già assunta, non sono oneste, sono fatte con spirito cattivo per fomentare divisione. Si vede subito che certi rigorismi nascono da una mancanza, dal voler nascondere dentro un'armatura la propria triste insoddisfazione. Se guardi il film Il pranzo di Babette c'è questo comportamento rigido».

L’incontro con la Chiesa luterana a Lund «è stato un passo in più nel cammino ecumenico che è iniziato cinquant’anni fa e in un dialogo teologico luterano-cattolico che ha dato i suoi frutti con la Dichiarazione comune, firmata nel 1999, sulla dottrina della Giustificazione, cioè su come Cristo ci rende giusti salvandoci con la sua Grazia necessaria, il punto da cui erano partite le riflessioni di Lutero», spiega il Papa.

«Quindi ritornare all’essenziale della fede per riscoprire la natura di ciò che unisce. Prima di me Benedetto XVI era andato a Erfurt, e su questo aveva parlato accuratamente, con molta chiarezza. Aveva ripetuto che la domanda su 'come posso avere un Dio misericordioso' era penetrata nel cuore di Lutero, e stava dietro ogni sua ricerca teologica e interiore. C’è stata una purificazione della memoria. Lutero voleva fare una riforma che doveva essere come una medicina. Poi le cose si sono cristallizzate, si sono mescolati gli interessi politici del tempo, e si è finiti nel cuius regio eius religio, per cui si doveva seguire la confessione religiosa di chi aveva il potere».

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