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Dossier | N. 118 articoliReferendum costituzionale

Berlusconi: Renzi affabulatore più bravo di me. Mediaset per il Sì? Teme ritorsioni

Berlusconi show su Italicum, eredi politici, nuovi predellini, leadership del centrodestra e l'atteggiamento di Mediaset nella partita del referendum. Alla registrazione della puntata di “Porta a Porta” in onda stasera su RaiUno l'ex Cavaliere non si risparmia e risfodera l'approccio da mattatore della scena politica con dichiarazioni a sorpresa su tutti i temi cali dell'agenda politica. «Non è vero che penso a un nuovo predellino», spiega nelle battute iniziali. Anzi: «Sono alla ricerca costante, direi quasi disperata, di un successore. Se sono ancora qui nonostante tutto quello che mi è stato fatto, è proprio perché nel centrodestra si trovi qualcuno che possa contrastare Renzi».

«Renzi come affabulatore è pù bravo di me»
Spiazzando molti, l’ex Cavaliere torna sull’accusa di aver fatto un pubblico endorsment per il segretario Pd definendolo «l'unico leader» della scena politica.

“Renzi ha due qualita: è un grandissimo affabulatore, credo il numero uno nella storia della Repubblica, assolutamente più bravo di me. E poi ha 40 anni, la metà dei miei”

Silvio Berlusconi 

Renzi, spiega Berlusconi nel corso dell’intervista, «ha due qualita: è un grandissimo affabulatore, credo il numero uno nella storia della Repubblica, assolutamente più bravo di me. E poi ha 40 anni, la metà dei miei, quindi ha una grande energia e dinamismo e può andare in vari posti ogni giorno, per raccontare le sue bugie».

Salvini leader? «Pensa di vincere primarie, ma è propaganda»
Parlando delle ambizioni da leader del leghista Matteo Salvini, Berlusconi mostra di avere le idee chiare. Il segretario del Carroccio «ha proposto delle primarie ritenendo di essere lui il vincitore», ma «bisogna differenziare ciò che si dice per propaganda e ciò che si fa quando si deve fare sul serio». Quanto allo stop a Parisi, «non sono stato io, ma è stato il frutto di una situazione che si è creata: Salvini lo ha definito un consigliere comunale dell'opposizione. Auguro a Parisi di avere successo nel trovare nuovi protagonisti senza rottamare nessuno. Questo Parisi doveva fare e deve fare, e sarebbe un lavoro utile a tutto il centrodestra in cui Parisi ha dichiarato di riconoscersi».

Perché vota no al Referendum? «Me lo domando anche io...»
Alla domanda di Bruno Vespa sulle ragioni per cui ha deciso di votare no al referendum, Berlusconi, in apertura di puntata risponde di nuovo a sorpresa con una risata: «Sa che me lo domando anche io...». Poi aggiunge: «Voto no per una serie di ragioni molto serie. Questo referendum è inefficace, non riduce i costi della politica e può aprire una possibilità di deriva autoritaria nel nostro paese». Insomma, «potremmo avere, per esempio una sola persona che diventerebbe il padrone del governo, dell'Italia e degli italiani...».

Mediaset schierata per il Sì? «Hanno paura di ritorsioni»
Il ddl Boschi-Renzi di riforma costituzionale è dunque un pericolo per gli italiani. Nonostante questo, Mediaset, storica azienda della famiglia Berlusconi, fa apertamente campagna per il Sì, mentre il fondatore è schierato per il No. Per Berlusconi non si tratta di una contraddizione: l'azienda «ha paura di una possibile ritorsione di chi ha il potere». «Ho avuto discussioni a questo livello - dice a Vespa che si riferisce alle interviste per il Si' di Fedele Confalonieri - e ho dovuto accettare, essendoci una maggioranza di risparmiatori e di investitori, che certe dichiarazioni del presidente di Mediaset, eccetera, sono attribuibili alla difesa dei risparmiatori. Lasciamo stare Renzi: se a un certo punto il governo dovesse vincere - osserva ancora - ci sarebbero conseguenze negative per le nostre aziende, e anche per le altre».

Nessuna crisi di governo se vincono i No
In caso di vittoria del No «il governo resterà in carica perché ha la maggioranza e continua ad averla», dice ancora Berlusconi, che non crede neppure all’ipotesi di elezioni anticipate «perchè tanti parlamentari non hanno la certezza di tornare in Parlamento e saranno attaccatissimi alla poltrona».

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