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M5S, firme irregolari: 4 indagati a Bologna. Dieci avvisi di…

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presunti brogli

M5S, firme irregolari: 4 indagati a Bologna. Dieci avvisi di garanzia a Palermo

Come a Palermo, anche a Bologna ci sono degli indagati per presunte irregolarità nella raccolta firme a sostegno del Movimento 5 Stelle. Si tratta di un'inchiesta che ipotizza a carico di quattro persone la violazione della legge elettorale in occasione delle Regionali 2014, un fascicolo nato da un esposto di due militanti. Il reato ipotizzato si riferisce all'articolo 90 del Dpr 570/1960, ovvero il testo unico delle leggi per la composizione e la elezione degli organi delle amministrazioni comunali. Iscritti sul registro degli indagati sono un esponente locale del Movimento 5 Stelle, un attivista e due addetti alla raccolta delle firme. L’inchiesta era nata da un esposto presentato da due ex militanti grillini del paese montano di Monzuno.

Dieci avvisi a Palermo, indagati Nuti e Mannino
Intanto sono stati inviati oggi i primi inviti a comparire per alcuni degli indagati nell’inchiesta della Procura di Palermo sulle firme false per la lista del M5s alle comunali del 2012. Gli avvisi sono stati firmati dal procuratore aggiunto Bernardo Petralia e dal sostituto Claudia Ferrari. Contestata la violazione del testo unico 570 del 1960 che punisce non solo chi falsifica materialmente gli atti, ma anche chi fa un uso consapevole dei falsi. Ora si attendono gli interrogatori che dovrebbero iniziare e concludersi la prossima settimana per i destinatari degli avvisi a comparire, alcuni dei quali avrebbero già concordato quando essere sentiti. Gli indagati sono i deputati regionali Claudia La Rocca, Giorgio Ciaccio, i deputati nazionali Claudia Mannino e Riccardo Nuti; e poi Stefano Paradiso, Samantha Busalacchi, Giuseppe Ippolito, il cancelliere del Tribunale Giovanni Scarpello, l’avvocato Menallo e un attivista.

Digos consegna maxi informativa
Era stata La Rocca a “confessare”, ricostruendo l'operazione di ricopiatura della notte del 3 aprile 2012, scattata dopo che gli attivisti grillini si erano resi conto dell’errore materiale su un luogo di nascita di un candidato. Nel timore che la lista fosse respinta, sarebbe stata decisa la sostanziale falsificazione delle firme. Oggi la Digos di Palermo ha depositato in Procura una corposa informativa realizzata sentendo 400 tra attivisti e testimoni. Firme false, ma anche clonate, cioé raccolte per sottoscrizioni di varia natura, come quelle referendarie, e poi utilizzate a sostegno delle liste elettorali.

Indagati a Palermo-Bologna verso autosospensione
Vanno verso l’autosospensione gran parte degli esponenti M5S che risultano indagati nell’ambito dell’inchieste sulle firme false di Palermo e su quelle
irregolari di Bologna. È quanto si apprende da fonti vicine ai vertici M5S che sottolineano come, per quanto riguarda il caso bolognese, il vicepresidente del Consiglio comunale Marco Piazza ha già dato la sua disponibilità ad autosospendersi. A breve, si spiega, ci sarà un colloquio tra lo stesso Piazza e il garante delle regole del M5S Beppe Grillo.

L’inchiesta a Bologna
In particolare, tra i quattro indagati dalla Procura di Bologna, c'è anche Marco Piazza, vicepresidente del Consiglio comunale. Piazza sarebbe chiamato in causa in qualità di 'certificatore', insieme ad un suo collaboratore e ad altre due persone. Tra le contestazioni, nel fascicolo del Pm Michela Guidi che ha coordinato le indagini dei Carabinieri di Vergato, c'è quella di aver autenticato firme non apposte in loro presenza. L'esposto che diede il via agli accertamenti fu presentato da Paolo Pasquino e Stefano Adani, ex militanti di Monzuno, paese dell'Appennino. La denuncia riguardava anche una sottoscrizione ritenuta irregolare perché avvenuta al Circo Massimo di Roma, quindi fuori dal territorio di competenza, durante un raduno M5S, dal 10 al 12 ottobre 2014.

Bonaccini: giustizia farà suo corso
«Non mi sono mai permesso di sentenziare o di interferire con il lavoro della magistratura, né di giudicare o di puntare il dito come fanno i 5 stelle. La giustizia farà il suo corso e sarà lei a determinare i fatti» ha spiegato il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, che questa mattina a margine dell'Assemblea legislativa commentava così la notizia dei quattro esponenti M5s indagati a Bologna per il caso delle firme irregolari . «Io sono garantista- ha aggiunto Bonaccini- e non mi permetto di chiedere a nessuno un passo indietro».

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