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Pa, Consulta: per decreti Madia serve l’intesa con le Regioni

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bocciata riforma pa

Pa, Consulta: per decreti Madia serve l’intesa con le Regioni

Marianna Madia (Imagoeconomica)
Marianna Madia (Imagoeconomica)

La Corte costituzionale ha dichiarato l’illegittimità della riforma Madia sulla Pa nella parte in cui prevede che l’attuazione della stessa, attraverso i decreti legislativi, possa avvenire con il semplice parere della Conferenza Stato-Regioni o unificata. Secondo la Consulta, che si è pronunciata dopo un ricorso della Regione Veneto, è invece necessaria la previa intesa.

La pronuncia di legittimità riguarda le norme relative alla dirigenza, partecipate, servizi pubblici locali e pubblico impiego. La Corte ha circoscritto il giudizio alle misure della delega Madia impugnate dalla Regione Veneto, lasciando fuori le norme attuative.

«Le pronunce di illegittimità costituzionale colpiscono le disposizioni impugnate solo nella parte in cui prevedono che i decreti legislativi siano adottati previo parere e non previa intesa», si spiega nella sintesi della sentenza.

Il principio di leale collaborazione
In particolare sono stati respinti i dubbi di legittimità costituzionale relativi alla delega per il Codice dell’amministrazione digitale. Le dichiarazioni di illegittimità costituzionale riguardano quindi esclusivamente le deleghe al governo «in tema di riorganizzazione della dirigenza pubblica», «per il riordino della disciplina vigente in tema di lavoro alle dipendenze delle pubbliche », «di partecipazioni azionarie delle pubbliche amministrazioni e di servizi pubblici locali di interesse economico generale».

“Le eventuali impugnazioni delle norme attuative dovranno tener conto delle concrete lesioni delle competenze regionali, alla luce delle soluzioni correttive che il governo, nell’esercizio della sua discrezionalità, riterrà di apprestare in ossequio a principio di leale collaborazione”

Corte costituzionale 

La Consulta, guardando al futuro, sottolinea comunque che «le eventuali impugnazioni delle norme attuative dovranno tener conto delle concrete lesioni delle competenze regionali, alla luce delle soluzioni correttive che il governo, nell’esercizio della sua discrezionalità, riterrà di apprestare in ossequio al principio di leale collaborazione».

La reazione del premier Renzi
«Oggi la Consulta ha dichiarato parzialmente illegittima la norma sui dirigenti perché non abbiamo coinvolto le Regioni. Questo dimostra che siamo un Paese bloccato». Così Matteo Renzi, a Verona, ha commentato la decisione della Corte Costituzionale, riferendosi agli effetti della revisione del titolo V nella riforma istituzionale.

La reazione del governatore Zaia
«Una sentenza storica, siamo stati l’unica Regione d’Italia a portare avanti le nostre convinzioni. Il centralismo sanitario governativo ha ricevuto un duro colpo e noi, tanto per fare un esempio concreto, continueremo a nominare i direttori generali della nostra sanità invece che doverli scegliere all’interno di una terna 'nazionale' dove poteva esserci anche qualche responsabile di certi sfasci in giro per l’Italia». Così invece il governatore Luca Zaia ha commentando la sentenza con cui la Corte Costituzionale ha accolto l’impugnazione della Regione Veneto relativa alla legge delega Madia di riforma delle pubbliche amministrazioni. «La Regione Veneto - ha ricordato Zaia - contestava parecchi
aspetti della riforma che, anziché fare evolvere il sistema, ne determinavano una profonda e irragionevole involuzione a danno del principio del buon andamento della pubblica amministrazione. Una involuzione che avrebbe compromesso irrimediabilmente soprattutto le realtà regionali efficienti, come il Veneto».

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