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Manovra e legge elettorale i primi nodi del dopo Renzi

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Manovra e legge elettorale i primi nodi del dopo Renzi

IMAGOECONOMICA
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La giornata politica è scandita dagli atti formali che conducono alle dimissioni dell'esecutivo, dopo la schiacciante vittoria del No al referendum costituzionale. Nel pomeriggio il Consiglio dei ministri alle 18 e 30 a cui come prassi seguirà il colloquio al Quirinale tra il presidente della Repubblica e il presidente del Consiglio uscente. È infatti il Quirinale che dovrà gestire il dopo Renzi, in una transizione non traumatica per evitare i rischi di una crisi senza sbocchi. In queste ore si lavora all’ipotesi di un via libera lampo alla Legge di Bilancio in Senato entro la settimana.

I nomi in pista

Primo passo la scelta del nuovo premier. In Parlamento una maggioranza c’è che potrebbe allargarsi. Si tratta di capire intorno a chi. Il Pd resta comunque la lorza politica con maggioranza relativa. Tuttavia , lo scarto importante tra i Si e i No rende più difficile, ma non improbabile, un Renzi bis.

Tra i nomi in pista anche quello del ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan che oggi in vista del Consiglio dei ministri, ha disertato la riunione dell’Eurogruppo a Bruxelles. Soluzione di garanzia alla guida di un Governo tecnico, soprattutto per mettere in sicurezza il varo della manovra di bilancio. Tra gli altri nomi papabili quelli di Piero Grasso e di Graziano Delrio. La scelta del Presidente del Senato, nome istituzionale per un eventuale Governo di scopo per il varo di una nuova legge elettorale.

Legge elettorale

La definizione di una nuova legge elettorale è il nodo principale e più spinoso che il nuovo esecutivo dovrà risolvere. L’esito referendario lascia intatte le regole al Senato, dove ora vige il Consultellum legge uscita dalla sentenza della Consulta del 2014 che prevede un proporzionale puro con soglie di sbarramento. Opportuno rendere uniforme il sistema a quello in vigore alla Camera perché il rischio è che due metodi diversi di voto producano maggioranze diverse tra Camera e Senato.

Con la vittoria dei No è in bilico l’Italicum, la contestata legge elettorale per la sola Camera. Il premier ha aperto alle richieste della sinistra Pd di modificare la legge e in Parlamento sia i partiti maggiornanza che le opposizioni hanno presentato progetti di modifica. L’Italicum è sotto easame da parte della Consulta che deve approfondire una serie di ricorsi su entità del premio di maggioranza e sulla mancanza di una soglia per ottenerlo. Il giudizio era stato rinviato proprio in vista del referendum. In caso di sentenza non a favore la legge dovrebbe essere rivista in Parlamento.

Manovra 2017

In queste ore si lavora anche all’ipotesi di un via libera lampo alla Legge di Bilancio entro la settimana, in un paio di giorni di votazioni, senza ulteriori modifiche.

Dopo il via libera in prima lettura alla Camera la manovra è passata all’esame del Senato. Domani riprenderanno i lavori parlamentari. A palazzo Madama la sedutà è programmata alle 16,30 con le comunicazioni del presidente sul calendario dei lavori, incardinato nei prossimi giorni sulla legge di bilancio 2017 e sul bilancio di previsione 2017-2019. L’obiettivo è blindare un testo, rispettare i saldi previsti, evitando tuttavia che il testo sia modificato sulla spinta di «un assalto alla diligenza» da parte dei partiti politici in vista di probabili elezioni anticipate o di fine legislatura nel 2018. Una partita importante su cui sono puntati gli occhi di Bruxelles. Oggi è in corso la riunione dell’Eurogruppo sulle manovre finanziarie degli stati membri. Il commissario agli Affari economici Moscovici ha confermato fiducia nelle autorità italiane, «perché il paese è solido». Il ministro degli Esteri tedesco Steinmeier ha auspicato una rapida soluzione della crisi in Italia, ritenendo che il risultato non sia un contributo positivo per l'Europa.

Mercoledì la direzione del Pd
Renzi traslocherà a largo del Nazareno, dove molto probabilamente si terrà mercoledì la Direzione del partito. Capiremo se l’ex premier resterà alla guida del Pd o lascerà l’incarico. «Se la giocherà, c'è ancora tanta tela da tessere» ha assicurato un big del Pd lasciando il Nazareno, dove tutti i dirigenti si sono ritrovati per valutare il post voto, con l'eccezione dei bersaniani.
I renziani hanno molto enfatizzato il passaggio dell'ormai ex premier sulla legge elettorale: «Il No ha vinto in modo straordinariamente netto. Congratulazioni», ora «tocca al No fare le proposte, serie e credibili, a partire dalla legge elettorale». Matteo Renzi, in sostanza, ha messo la palla nel campo avversario dove, come ha subito osservato più di un dem, sul dopo Italicum sono subito fioccate le proposte più diverse. Sullo sfondo, ovviamente, resta sempre lo scenario del voto, in tempi brevissimi, gettonato anche nel Pd e tra i renziani. Che però, da domani, dovranno misurare nel partito nuovi rapporti di forza. «Vado via senza rimpianti», ha sottolineato Renzi nella notte nel suo commiato da palazzo Chigi in cui, rivolgendosi allo schieramento per il sì, ha assicurato: «Un giorno torneremo a vincere».

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