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Un Governo politico non del Colle

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L’ANALISI

Un Governo politico non del Colle

Si erano salutati senza che la delegazione Pd avesse fatto un nome o una rosa di nomi per il nuovo presidente del Consiglio. Sergio Mattarella li aveva ascoltati e ne aveva dedotto che non c’era in campo l’ipotesi di un reincarico o di un rinvio alle Camere per Matteo Renzi. Come poi ha ripetuto Luigi Zanda davanti alle telecamere all’uscita dal colloquio, le dimissioni del premier restano. E aveva anche aggiunto: «fatto insolito in Italia».

Insomma, se l’opzione di un Governo di responsabilità nazionale è stata esclusa dai partiti di opposizione e se un ritorno di Renzi sembrava escluso dalla delegazione Pd, quel silenzio sui nuovi nomi aveva però lasciato molto perplesso il capo dello Stato. Il dubbio residuo che il leader Pd volesse una nuova esortazione a restare era quello che ha tenuto in sospeso Mattarella nella scelta di affidare l'incarico.

Ieri sera, per quasi un’ora, il capo dello Stato ha ragionato sulle mosse del Pd, cercato di dedurre la linea ma poi a sbloccare tutto è stata la telefonata tra lui e Renzi. Un colloquio necessario per chiarirsi definitivamente le idee, per essere davvero certo che il premier dimissionario confermasse la sua scelta di non restare a Palazzo Chigi. Conferma che è arrivata in modo netto, senza sfumature.

La telefonata è stata cordiale, franca, ma per Mattarella era necessario che da quel colloquio – sia pure a distanza – venisse fuori un orientamento e un nome. Era quello che aveva cercato nelle consultazioni con la delegazione Pd ma che non era arrivato lasciando sorpreso il Colle per quel silenzio così insolito. Serviva quindi parlare con Renzi per avere da lui un'indicazione e perché fosse chiaro che quello che nasce non è un Governo del presidente ma del Pd. Questo è il punto politico dirimente per il Quirinale che vuole sia chiaro il confine tra istituzioni e sostegno dei partiti, non vuole ci siano commistioni o responsabilità indebite che non concepisce né dal punto di vista formale né sostanziale.

Come ha sempre detto, il capo dello Stato deve restare un arbitro, un garante dell'equilibrio tra i poteri e dell'autonomia del Parlamento e questo Governo Gentiloni nasce con quest'impronta. Con un mandato chiaro che gli ha affidato Mattarella – innanzitutto di favorire una nuova legge elettorale – ma con un sostegno che arriva dal Parlamento e dai partiti. Non dal Colle.

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