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Il post di Renzi: «Torno a casa davvero»

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«mille giorni di governo fantastici»

Il post di Renzi: «Torno a casa davvero»

Matteo Renzi (Ansa)
Matteo Renzi (Ansa)

«Torno a Pontassieve, come tutti i fine settimana. Entro in casa, dormono tutti. Il gesto dolce e automatico di rimboccare le coperte ai figli, un'occhiata alla posta cartacea arrivata in settimana tanto ormai con internet sono solo bollette, il silenzio della famiglia che riposa. Tutto come sempre, insomma. Solo che stavolta è diverso. Con me arrivano scatoloni, libri, vestiti, appunti. Ho chiuso l'alloggio del terzo piano di Palazzo Chigi. Torno a casa davvero». Inizia così un lungo post pubblicato in piena notte da Matteo Renzi su Facebook e Twitter nel giorno in cui lascia palazzo Chigi. Renzi ha confermato così che l’ipotesi di un reincarico non è sul tavolo. In mattinata arriva la convocazione al Quirinale alle 12,30 per l’attuale ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni.

Ho sofferto a chiudere gli scatoloni
«Ho sofferto a chiudere gli scatoloni ieri notte, non me ne vergogno: non sono un robot. Ma so anche che l'esperienza scout ti insegna che non si arriva se non per ripartire. E che è nei momenti in cui la strada è più dura che si vedono gli amici veri, l'affetto sincero. Grazie a chi si è fatto vivo, è stato importante per me», ha proseguito Renzi. Confermando il suo impegno in politica: «Ci sentiamo presto, amici», è la promessa con cui chiude il messaggio.

Mille giorni di governo «davvero fantastici»
Ripercorre i «mille giorni davvero fantastici» di permanenza al governo, fa l'elenco «impressionante delle riforme», ma annuncia anche che il suo non è un addio alla politica: «non ci stancheremo di riprovare e ripartire». Sono stati, scrive, «mille giorni di governo fantastici. Qualche commentatore maramaldo di queste ore finge di non vedere l'elenco impressionante delle riforme che abbiamo realizzato, dal lavoro ai diritti, dal sociale alle tasse, dall'innovazione alle infrastrutture, dalla cultura alla giustizia».

Delusione per la riforma costituzionale
«Certo - scrive ancora - c’è l’amaro in bocca per ciò che non ha funzionato. E soprattutto tanta delusione per la riforma costituzionale. Un giorno sarà chiaro che quella riforma serviva all’Italia, non al Governo e che non c'era nessuna deriva autoritaria ma solo l'occasione per risparmiare tempo e denaro evitando conflitti istituzionali. Ma quando il popolo parla, punto. Si ascolta e si prende atto. Gli italiani hanno deciso, viva l'Italia. Io pero' mi sono dimesso. Sul serio. Non per finta. Lo avevo detto, l'ho fatto».

L’ultima fiducia mercoledì con 170 voti
Ricorda che il suo governo ha i voti in Parlamento. «Di solito si lascia Palazzo Chigi perché il Parlamento ti toglie la fiducia - ricorda il premier dimissionario - Noi no. Noi abbiamo ottenuto l’ultima fiducia mercoledì, con oltre 170 voti al Senato. Ma la dignità, la coerenza, la faccia valgono più di tutto. In un Paese in cui le dimissioni si annunciano, io le ho date. Ho mantenuto l'impegno, come per gli 80 euro o per l'Imu. Solo che stavolta mi è piaciuto meno:-)».

Non ho il paracadute del seggio elettorale
«Torno semplice cittadino. Non ho paracadute. Non ho un seggio parlamentare, non ho uno stipendio, non ho un vitalizio, non ho l’immunità. Riparto da capo, come è giusto che sia. La politica per me è servire il Paese, non servirsene». Poi fa gli auguri a chi andrà a palazzo Chigi dopo di lui. E racconta che nei prossimi giorni sarà impegnato «in dure trattative coi miei figli per strappare l'utilizzo non esclusivo della taverna di casa: più complicato di gestire la maggioranza». E lancia un messaggio «ai milioni di italiani che vogliono un futuro di idee e speranze per il nostro Paese dico che non ci stancheremo di riprovare e ripartire. Ci sono migliaia di luci che brillano nella notte italiana. Proveremo di nuovo a riunirle. Facendo tesoro degli errori che abbiamo fatto ma senza smettere di rischiare: solo chi cambia aiuta un Paese bello e difficile come l'Italia».

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