Italia

Il nuovo quesito scuote Pd e maggioranza Renzi conferma la…

  • Abbonati
  • Accedi
Esecutivo e data del voto

Il nuovo quesito scuote Pd e maggioranza Renzi conferma la linea: elezioni entro giugno

Il leader del Pd Matteo Renzi. (Afp)
Il leader del Pd Matteo Renzi. (Afp)

Sul Pd, sul suo leader Matteo Renzi e sulla maggioranza di governo irrompe come una bomba ad orologeria la data in cui potrebbe svolgersi il referendum sul Jobs Act dopo che la Consulta ha reso noto che inizierà l’11 gennaio 2017 l’esame sull’ammissibilità delle richieste relative a tre referendum abrogativi proposti dalla Cgil e sottoscritti da tre milioni di italiani. Se i giudici costituzionali riterranno ammissibili i quesiti, dunque, come detta la legge si dovrà celebrare il referendum tra il 15 aprile e il 15 giugno.

Ed è il ministro del Lavoro Giuliano Poletti a lasciarsi sfuggire, durante le votazioni sulla fiducia al nuovo governo Gentiloni in Senato, che la soluzione sarà quella di andare a votare prima di giugno in modo da far slittare il referendum di un anno. Un’uscita che ha provocato irritazione tra Palazzo Chigi e Largo del Nazareno, tanto che lo stesso Poletti ha voluto precisare: «Le mie affermazioni non sono altro che l’ovvia constatazione che, qualora si andasse a elezioni politiche anticipate, la legge prevede un rinvio del referendum».

Come che sia, l’orizzonte temporale del nuovo governo è stato fissato dallo stesso Renzi già nelle ore successive alla sconfitta referendaria del 4 dicembre ed è stato ribadito per maggiore chiarezza ieri sera dal vicesegretario del Pd Lorenzo Guerini a Porta a porta: al voto entro giugno. Rilanciando la candidatura di Renzi per il congresso del Pd, e dunque smentendo indirettamente l’ipotesi di celebrare solo le primarie per la premiership, Guerini ha sottolineato come giugno è una data realistica per tornare alle urne: «Il G7 importante è a maggio, poi ci sono i G7 di settore... Ma volendo si può votare a giugno. È tutto un ragionamento italico dire che non si possono fare le elezioni perché ci sono appuntamenti internazionali, dal momento che c’è comunque un governo in carica».

E certo il Pd di Renzi non può rischiare un’altra batosta refendaria sul suo progetto riformatore, e il Jobs Act è il cardine dell’esperienza di governo nata nel 2014. Per motivi opposti la minoranza Pd salta sul carro aprendo un altro fronte di guerra: «Più che invocare le urne per evitare che si svolga il referendum - attacca Roberto Speranza - è necessario cambiare subito il Jobs act». Dura anche la leader della Cgil Susanna Camusso: «Ogni slittamento significa non avere il coraggio di affrontare i problemi». Diversa la posizione del leader della Uil Carmelo Barbagallo, che indica nella contrattazione la via per le “correzioni”. Mentre la leader della Cisl Annamaria Furlan invita ad attendere la decisione della Consulta sull’ammissibilità.

© Riproduzione riservata