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La politica dei piccoli passi per valorizzare il nostro patrimonio

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L'Analisi|STATI GENERALI DELLA CULTURA

La politica dei piccoli passi per valorizzare il nostro patrimonio

Potrà piacere o meno il modo in cui sta avvenendo, ma non c'è dubbio che il sistema culturale italiano si è rimesso in marcia. Negli ultimi tre anni ci sono stati ben due decreti legge – strumeno inusuale per la materia - interamente dedicati alla tutela e alla valorizzazione del nostro patrimonio, inteso nel senso più ampio. Non solo musei, ma anche fondazioni lirico-sinfoniche, percorsi paesaggistici, restauratori, sturt up giovanili, assunzioni straordinarie, iniezione di risorse. Dopo anni di deserto e di continui tagli al settore, già questo giustifica lo scarto rispetto al recente passato.

Le regole contenute in quei decreti legge – a cui si sono poi aggiunti altri interventi legislativi spot, per esempio nelle ultime manovre di fine anno – sono state declinate in interventi (più o meno riusciti) per Pompei, nel debutto dell'art bonus, nell'affermazione dell'autonomia di venti musei (a cui se ne sono di recente aggiunti altri dieci), nella riorganizzazione delle soprintendenze, nel salvataggio (ancora in corso) della lirica e, da ultimo, nel bonus di 500 euro destinato ai 18enni, misura introdotta nel 2016 e, con la legge di bilancio, rilanciata per l'anno prossimo.

È la politica dei piccoli passi, come ha sottolineato il ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini, durante gli Stati generali della cultura che si sono tenuti oggi a Roma. Nessuno ha la bacchetta magica e la ricetta aurea per far funzionare al meglio un patrimonio che rende il nostro Paese peculiare, ma piuttosto indietro rispetto a modelli di realtà con una dote culturale meno ricca della nostra, ma gestita meglio. La strada imboccata sembra, però, avere una strategia, della cui bontà si potrà dire solo tra un po' di tempo.

Si prenda, per esempio, l'art bonus, l'agevolazione fiscale per chi aiuta la cultura, estesa anche alle persone fisiche. Si tratta di quel micro-mecenatismo da tempo inseguito da vari Governi, ma mai attuato. Anche perché bisogna mettere d'accordo le esigenze del ministero dei Beni culturali con quelle dell'Economia, preoccupato delle minori entrare erariali. La misura, resa strutturale dopo una prima fase di sperimentazione, sembra funzionare. Grazie all'art bonus si sono raccolti in poco più di due anni oltre 130 milioni di euro.

Al di là delle maggiori risorse su cui la tutela e la valorizzazione del patrimonio può contare, l'art bonus ha resa più fattiva quella collaborazione tra pubblico e privato che è l'unica soluzione – come sottolineano gli stessi addetti ai lavori – per consentire ai monumenti di continuare a vivere e a essere fruiti nella maniera più piena possibile dalla collettività. E non è solo un discorso di vil denaro: il cittadino o l'impresa che mettono mano al portafoglio per non far morire i monumenti restituiscono, in parte, quanto hanno ricevuto. Si sentono parte di un sistema che è di tutti e che tutti devono contribuire a mantenere. Consapevoli, oltre che del profondo valore sociale del gesto, anche delle ricadute economiche che può generare. Perché la cultura, oltre a nutrire l'anima, può anche riempire la pancia.

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