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Ue, bene Italia su nuovi centri rimpatrio. Gabrielli, i Cie…

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emergenza migranti

Ue, bene Italia su nuovi centri rimpatrio. Gabrielli, i Cie rispondono a logica e razionalità

(Ansa)
(Ansa)

La Commissione europea «accoglie la decisione del governo italiano di aprire strutture aggiuntive dedicate per il rimpatrio di migranti irregolari». E' quanto
afferma una portavoce della Commissione, interpellata a riguardo
il piano messo a punto dal governo sul fronte immigrazione.
In base alla direttiva europea sui rimpatri, fanno sapere dalla Commissione, gli Stati membri hanno l'obbligo legale di prendere tutte le misure necessarie
per assicurare l'effettivo rimpatrio di chi non ha diritto di stare nell'Ue. In circostanze individuali e qualora sia necessario questo può prevedere anche il ricorso alla detenzione prima del rimpatrio. E il numero di luoghi dedicati a questo scopo attualmente attivi in Italia non sarebbe secondo la Commissione sufficiente alle necessità. Data la pressione migratoria cui l'Italia è sottoposta, sottolineano dalla Commissione, è importante velocizzare il processo delle
richieste d'asilo e incrementare i rimpatri di chi non ha i requisiti per accedere alla protezione internazionale.

Gabrielli: i Cie rispondono a logica e razionalità

«Il funzionamento dei Cie (Centri di identificazione e espulsione) è previsto da una legge del '98, ma se si deciderà di cambiarli o sopprimerli sarà il caso che qualcuno provveda a fare una norma.
Si è fatto gran scalpore sulla mia circolare, ma è come dire che 'l'acqua bagna'. Quando uno strumento non viene utilizzato in maniera adeguata, in Italia non se ne corregge l'uso, ma lo si sopprime». La loro collocazione in ogni singola regione risponde a «una logica di razionalità e non di dispersione del
personale». Il capo della Polizia Franco Gabrielli è tornato così sulla circolare inviata a tutte le questure d'Italia a fine anno sul funzionamento dei Cie.
«Ci sono due questioni - ha detto Gabrielli a Bologna - il tema dell'accoglienza, che non dipende dalle forze di polizia, e quello dei centri che servono semplicemente per consentire l'identificazione delle persone, ma soprattutto per acquisire dalle autorità portuali il titolo di viaggio per il rimpatrio. Quando sento autorevoli personaggi parlare di identificazione in 48-72 ore mi sembra che si perda completamente il senso della realtà: per gli attentatori di Berlino non sono bastati 30 giorni perché il governo tunisino rilasciasse il titolo di
viaggio per rimpatriarli». Per questo, secondo Gabrielli «i Cie rispondono
esclusivamente alle esigenze delle forze di polizia di non essere distratte dal territorio. Oggi ne abbiamo due operativi, Torino e Caltanissetta: se una persona viene fermata a Massa Carrara deve essere portata a Torino, e se il centro fosse pieno a Caltanissetta, il che significa perdere 3-4 persone per 5-6
giorni, con incidenza sulle volanti del territorio».

Giustizia-Viminale studiano pacchetto misure
Intanto il ministero dell'Interno e il ministero della Giustizia stanno studiando d'intesa un pacchetto congiunto per far fronte all'emergenza migranti e alle procedure connesse. Una base di partenza su cui innestare o a cui affiancare
ulteriori misure, sarà il ddl per accelerare i procedimenti giudiziari legati alle domande di asilo, già messo a punto da via Arenula.

Il provvedimento - che prevede tra l'altro l'eliminazione dell'appello in caso di domanda d'asilo respinta - è pronto ed è già stato trasmesso a Palazzo Chigi.
Ora dovrebbe essere integrato con l'apporto del Viminale e confluire in un insieme di provvedimenti organico in cui inserire, molto probabilmente, anche il piano sui Cie. Un pacchetto che si intende condividere con gli enti locali e un
primo passaggio importante sarà la conferenza Stato-Regioni del 19 gennaio. Non è escluso che alcune misure, se saranno rilevati i presupposti di necessità e urgenza, possano essere accelerate per decreto.

Migranti: Nardella, con i Cie si fanno tante Guantanamo
«Non facciamo confusione fra immigrati e migranti che si dichiarano rifugiati politici. I due problemi vanno affrontati con strumenti dedicati e differenziati. Vediamo meglio il piano, cerchiamo di capire. Non voglio dire no a priori, ma non chiamiamoli Cie perché l'esperienza di questi centri in passato non ha funzionato. Rischieremmo di avere tante Guantanamo». Lo afferma il sindaco pd di Firenze, Dario Nardella, in un'intervista a Qn. Sul raddoppio dei rimpatri, «l'obiettivo del ministro Minniti è condivisibile. Ma dobbiamo fare attenzione - dichiara Nardella - alla gestione di questi nuovi centri. Anzitutto differenziando
il caso del migrante che risulta illegale e socialmente pericoloso da quello della badante straniera che perde il lavoro e le scade il permesso di soggiorno».
Per Nardella «il punto è che non possiamo non sapere chi teniamo in casa, per quanto tempo e perché lo tratteniamo. Il nodo più grande - evidenzia - riguarda la procedura di riconoscimento dello status di rifugiato politico. E' necessario
un piano che punti sulla programmazione e sull'accelerazione delle procedure con un impiego di maggiori risorse a disposizione dei tribunali. In modo da passare dagli attuali tre anni, che sono il tempo necessario per un giudizio definitivo, a un massimo di sei mesi». Sull'accoglienza, «il modello dell'accoglienza diffusa che abbiamo in Toscana mi pare ad oggi il migliore, èd è l'unico che può dare risultati, con l'accordo dell'Anci e del Viminale basato sulla regola di 2,5 richiedenti asilo per mille abitanti. Il punto è però che lo devono applicare tutti i sindaci», evidenzia Nardella, che rilancia l'idea «di togliere incentivi fiscali o deroghe al Patto di stabilità a quei comuni che non
contribuiscono all'accoglienza. Che oggi sono più di 4mila».

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