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Calenda: voucher strumento «abusato» ma non da eliminare

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Sviluppo economico

Calenda: voucher strumento «abusato» ma non da eliminare

«Io penso che Renzi possa cambiare e lo farà. Renzi ha delle caratteristiche di leadership non comuni e noi ne abbiamo bisogno». Il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, partecipando a Faccia a faccia, trasmissione della domenica sera de La7, condotta da Gianni Minoli, ha spiegato che «noi abbiamo bisogno della leadership di Matteo Renzi», ma l’ex premier dovrebbe essere meno aggressivo, ha elogiato il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Maria Elena Boschi, ha chiesto che il dg della Rai, Antonio Campom Dall’Orto, resti al suo posto e sui voucher ha spiegato che sono stati uno strumento «abusato» ma non vanno «aboliti tout court, bisogna sedersi e capire perché». Nella conversazione con Minoli e a margine della trasmissione il ministro ha poi toccato tutti i principali argomenti dell’agenda politico-economica del momento.

«Berlino, se si occupa di Volkswagen, non fa un soldo di danno». Risponde così il ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, alla richiesta tedesca di un intervento della Commissione Ue sul caso Fca dopo le accuse dell’Epa (l’Agenzia per la Protezione ambientale americana) alla casa automobilistica Fiat Chrysler di aver falsato i dati sulle emissioni. A margine della registrazione di Faccia a faccia, con Gianni Minoli, che in onda domenica sera su La7, il ministro ha sottolineato che «le agenzie Usa di solito sono abbastanza indipendenti. Ma ora non so, bisogna vedere le carte».

Contro Vivendi: «L’Italia non è un paese per scorrerie»
Quanto alla scalata ostile di Vivedi a Mediaset Calenda ha parlato di «operazione di mercato condotta in modo opaco perché non chiarisce il punto di caduta. Un investitore deve venire in Italia spiegando cosa vuole fare». In ballo, ha aggiunto calenda riferendosi all’acquisto di azioni che ha portato Vivendi al 28,8% delle azioni Mediasaet non c’è tanto «la difesa dell'italianità di Mediaset, ma della dignità del paese», perché «l'Italia non è un Paese per scorrerie».

«Sbagliato pubblicare black list grandi debitori»
Su uno dei temi caldi dell’agenda politica, ovvero il salvataggio pubblico di Mps promosso dal Governo con un decreto alla vigilia di Natale, Calenda ha respinto l’idea - avanzata dal presidente dell’Abi, Antonio Patuelli - di pubblicare la lista dei principali debitori insolventi delle banche. Questa sarebbe una scelta sbagliata perché «il principio è che l’imprenditore chiede i soldi ed è responsabilità della banca vedere se il business plan è buono o no. È strano spostare l’onere su chi chiede i soldi. Se ci sono state connivenze invece vanno pubblicate e dichiarate».

Alitalia? «I problemi non si risolvono solo licenziando»
Non manca un passsaggio del ministro sulla crisi Alitalia. «I problemi - ha spiegato il ministro - non si risolvono solo licenziando le persone. Nessuna azienda va bene e riprende solo perché licenzia». Per Calenda la compagnia aerea deve presentare al più presto «un chiaro piano industriale», che «in questo momento non c’è nella sua completezza»: «Finché gli azionisti non lo approvano non è un piano industriale che può essere presentato al governo». «Penso - ha aggiunto - che in tre settimane saranno in grado di presentare un piano che prima di tutto convince gli azionisti». Quella su Alitalia «è una grande scommessa, difficile», perché «non è più compagnia di bandiera. Non la sottostimo», ma ora «è importante che si chiarisca dove vuole arrivare e quale è la sua missione».

No alla rinazionalizzazione di Alitalia
«Alitalia è stata tante cose, quando è stata dello Stato è stata gestita molto molto male, stiamo attenti a pensare a rinazionalizzazioni o cose del genere», ha aggiunto il ministro durante la registrazione di Faccia a faccia, sottolineando che la compagnia oggi «è privata» e «non ha chiesto soldi». Il governo - ha aggiunto – vuole dare una mano nell’ambito delle sue competenze». Ai sindacati che incontrerà lunedì «diremo che vogliamo vedere un piano industriale e che poi ci sediamo e ne discutiamo, tutti dovranno fare la propria parte». Quanto alle risorse necessarie «le dovranno mettere se ci credono gli azionisti in primo luogo, vecchi e nuovi se se ne troveranno».

Rai? «Campo Dall’Orto deve restare»
Secondo Calenda, inoltre, il direttore generale della Rai, Antonio Campo Dall’Orto, «deve restare e fare il piano editoriale che deve essere complessivo», non solo sulle news, perché l’emittente pubblica «sta facendo un suo percorso e in questo percorso c’è il rafforzamento del canone che il governo gli ha dato. Certo è che questo implicano che diventi il grande motore culturale che il governo aveva in mente». Dal ministro è poi giunta un’apertura per quanto riguarda l’ipotesi di mettere a gara tra pubblico e privato almeno una piccola una quota del servizio pubblico: «È un ragionamento che va fatto».

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