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Mappa sismica bloccata, bonus ancora fermo

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TERREMOTO E SICUREZZA

Mappa sismica bloccata, bonus ancora fermo

Sismabonus non pervenuto. Il principale strumento di incentivazione alla messa in sicurezza antisismica dell’ultima legge di Bilancio, per adesso, è in larga parte un guscio vuoto. Guardando all’ampio set di sconti disegnato dalla manovra, infatti, dal primo gennaio scorso si è messa in moto solo la detrazione con i giri più bassi, quella del 50 per cento. La vera fuoriserie del nuovo sistema è la maxi agevolazione compresa tra il 70 e l’85%: nonostante le promesse, è ancora inattuata. Per mandarla in pista servirebbe una linea guida per la mappatura degli edifici che, al momento, è ferma al Consiglio superiore dei lavori pubblici, il massimo organo consultivo dello Stato. L’impegno di completarla entro fine anno è stato mancato. La prossima scadenza è fissata a fine febbraio ed è ad alto rischio. Un ritardo incredibile, visto che una bozza del provvedimento è pronta almeno da maggio del 2016.

Per capire cosa si sta inceppando, partiamo dalla manovra. La legge di Bilancio 2017 disciplina il nuovo sismabonus, relativo alle spese sostenute per la messa in sicurezza degli edifici. È attivo fino al 2021 ed è strutturato in due blocchi. Il primo livello è una detrazione del 50 per cento. Si applica non solo agli edifici in zone sismiche ad alta pericolosità (zone 1 e 2), ma anche a quelli in zona sismica 3. Questo, che è già attivo, è il blocco meno interessante, perché garantisce la stessa aliquota delle ristrutturazioni ordinarie (il 50%), con il solo vantaggio di avere un tempo di detrazione inferiore: cinque anni, anziché dieci. Il vero perno del sismabonus è il secondo livello.

Qualora dagli interventi «derivi una riduzione del rischio sismico che determini il passaggio ad una classe di rischio inferiore, la detrazione di imposta spetta nella misura del 70 per cento», spiega la relazione illustrativa della manovra. Con due classi di rischio in meno, si arriva all’80 per cento. Addirittura, se l’intervento riguarda parti comuni dei condomini, si ottiene un beneficio di altri cinque punti: il tetto massimo, in sostanza, è ben 85 per cento. Che, però, per adesso è solo sulla carta.

Il motivo è che il sistema delle classi di rischio deve essere regolato da un decreto del ministero delle Infrastrutture, da adottare dopo avere sentito il Consiglio superiore dei lavori pubblici. Questo provvedimento manderà a regime un metodo di mappatura degli edifici assimilabile a quello degli elettrodomestici: a seconda dello stato dell’immobile, si otterrà una lettera dalla A alla F e, con gli interventi di messa in sicurezza, si potrà ottenere un salto di classe e, quindi, uno sconto fiscale. Senza le regole per la mappatura, il bonus resta un guscio vuoto. E, almeno per ora, le regole per la mappatura sono incagliate.

La manovra, per la verità, fissa il limite di fine febbraio per l’attuazione della norma. Ma l’andamento dei lavori in Consiglio superiore fa immaginare che si andrà oltre questo termine. Inoltre, lo stesso Consiglio superiore aveva annunciato, nel mese di ottobre, che avrebbe chiuso il dossier a fine 2016, in modo da far partire il bonus già a gennaio del 2017. Le premesse per farlo c'erano tutte: la bozza delle linee guida, infatti, era già pronta da diversi mesi.

Un po' di storia recente aiuta a capire cosa sta accadendo. La scrittura di queste linee guida inizia a ottobre del 2013: all’epoca si trattava di un meccanismo sperimentale di classificazione degli edifici, da agganciare eventualmente a un nuovo sistema di bonus fiscali. A guidare la commissione di esperti incaricata di elaborare il testo era Pietro Baratono, provveditore alle Opere pubbliche di Lombardia ed Emilia Romagna. Il lavoro a maggio 2016 risultava chiuso, perché lo stesso Mit rispondeva a un’interrogazione presso la commissione Ambiente della Camera, spiegando che il gruppo di studio aveva «elaborato» le linee guida e che queste «verranno a breve rese pubbliche». All’epoca – va detto – non esistevano gli sconti fiscali che ci sono ora, quindi la loro pubblicazione poco avrebbe cambiato in termini di prevenzione.

La sostanza, però, è che dopo l’estate il Governo ha iniziato a disegnare il sismabonus, forte di una linea guida già quasi pronta all’uso. Il Consiglio superiore, però, la pensava diversamente e ha così messo un tappo al sistema di mappatura dei fabbricati, per motivi di carattere tecnico: il vecchio testo, infatti, era organizzato sulla base di criteri economici di classificazione del rischio sismico. Il nuovo, secondo l’orientamento emerso in sede di revisione, dovrà mettere al centro la salvaguardia delle vite umane. Al di là del merito scientifico, si è deciso di procedere a un’ampia rimodulazione del provvedimento. Così, per il maxi sconto dell’85% bisognerà aspettare ancora. La previsione, se tutto andrà bene, è di chiudere la parte del Consiglio superiore entro febbraio. Approvare poi il decreto nel giro di pochi giorni, come previsto dalla manovra, a quel punto sarà molto complicato.

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