Il presunto abuso contestato alla sindaca Virginia Raggi e al capo della segreteria Salvatore Romeo, riguarda la delibera del 9 agosto relativa alla nomina di Romeo a capo della segreteria della sindaca di Roma. Nella delibera lo stipendio non viene indicato esplicitamente, ma attraverso riferimenti legislativi, non rendendo immediatamente deducibile la somma finale. L’atto, poi, non venne passato al vaglio del Gabinetto per verificarne la legittimità. Grazie a queste omissioni Romeo, che era un funzionario del Dipartimento partecipate, si vide così non solo riconosciuto uno scatto alla terza fascia dirigenziale, ma la corresponsione di uno stipendio di circa 120 mila euro, tre volte superiore ai 39 mila percepiti per il suo precedente incarico. Stipendio poi sceso a 93 mila euro dopo l’intervento dell’Anac.
La sindaca dunque, oltre a essere indagata per la nomina del fratello di Raffaele Marra (l’interrogatorio di quest'ultimo dovrebbe tenersi la settimana prossima), ora è implicata anche nella vicenda della nomina di Romeo.
Potrebbe slittare l’interrogatorio di Romeo
Intanto potrebbe slittare l’interrogatorio, previsto in un primo tempo per domani, di Salvatore Romeo, indagato dalla Procura di Roma nell’ambito dell’inchiesta sulle nomine al Campidoglio. Romeo deve rispondere di abuso relativamente alla sua nomina che lo ha portato a diventare capo della segreteria politica della sindaca Raggi, dall’essere semplice dipendente a essere inquadrato come dirigente di terza fascia, con uno stipendio triplicato. Nell’interrogatorio Romeo - indagato in concorso con Virginia Raggi per abuso d'ufficio - dovrà rispondere anche sui motivi per i quali ha indicato come beneficiari Virginia Raggi e altri militanti del M5S in alcune polizze vita.
Chi era in giunta
Alla giunta, presieduta dalla sindaca Virginia Raggi, presero parte gli assessori Baldassarre, Berdini, Marzano, Meleo, Minenna e Muraro. Oltre alla nomina di Romeo fu decisa, tra le altre, anche quella di Andrea Mazzillo, assessore al Bilancio. Nella deliberazione di fatto si indicava la mansione di Romeo, «attività di supporto nell’ambito dell’Ufficio di diretta collaborazione della sindaca», e anche lo stipendio che non veniva indicato però in maniera diretta, ovvero con una cifra, ma riferendosi al «trattamento economico lordo, parametrato a quello dirigenziale terza fascia di retribuzione» legato al Contratto integrativo dei dirigenti di Roma Capitale. Una dicitura poco comprensibile ma che di fatto triplicava l’emolumento di Romeo.
Nell’esposto di Carla Raineri lo stipendio non indicato in delibera
La circostanza dello stipendio non indicato in delibera viene indicata per prima dall’ex capo di Gabinetto Carla Raineri nell’esposto alla Procura di Roma: «l’emolumento non era stato (deliberatamente?!) esplicitato nel quantum, ma determinato con un rinvio per relationem a categorie contrattuali di non immediata percezione. Ciò non ha indotto gli assessori a una particolare attenzione. In realtà il dottor Romeo acquisiva tout court funzioni dirigenziali mai ricoperte in precedenza». Raineri sottolineò anche che «la delibera è stata portata in giunta senza essere prima passata al vaglio del Gabinetto, come avviene di norma per un esame di legittimità». Raineri avvisò la sindaca Raggi che poteva configurarsi l’abuso d'ufficio se fosse stato accertato che il fine fosse stato quello «di attribuire a un dipendente un vantaggio economico altrimenti non conseguibile».
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