Italia

Pd, Renzi avvia la fase congressuale. Guerini: «Basta…

  • Abbonati
  • Accedi
la direzione dem

Pd, Renzi avvia la fase congressuale. Guerini: «Basta logoramento»

Per definire l’orizzonte dinanzi al partito è alle porte il giorno chiave. Domani Matteo Renzi indicherà in direzione dem la linea che ha in mente. Discorso ampio, sulle priorità a partire dalle cose fatte e quelle necessarie a dare nuovo impulso in futuro al Paese. «Da lì, dalla proposta che verrà avanzata ognuno, mi auguro, assumerà responsabilmente una posizione chiara. Credo sia venuto il momento di smetterla con la tattica dell'aspirazione al logoramento». Nelle parole del vicesegretario Lorenzo Guerini tutta l’irritazione per la guerriglia mossa dalla sinistra interna nelle ultime ore.

Di sicuro Renzi aprirà la fase congressuale anche se non è affatto detto che arrivino le sue dimissioni. A norma di statuto, infatti, verosimilmente avrà luogo la convocazione dell'assemblea perché è l'assemblea che “chiama” il congresso, non la direzione. Nello schema del segretario ciò non esclude un voto a breve, prima dell’estate o a settembre. Nonostante nel suo entourage si accrediti la tesi della non correlazione tra la data delle elezioni e il congresso: anzi, con assise immediate, sarebbe più difficile votare a giugno.

È una risposta all’adombrato spettro di scissione che continua a pesare in casa democratica. Il rischio reale di un scenario di rottura, nei ragionamenti fatti dalla minoranza, sta nel come si affronterà il percorso di dialettica interna. In tempi e modi. «Bisogna che Renzi dia le dimissioni come ha annunciato di dare, come ha già fatto Bersani, poi una segreteria di garanzia come quella di Epifani che ci porti a fare il congresso e a discutere sulla linea politica». Per il presidente della Regione Toscana e candidato alla successione Enrico Rossi la condizione è questa. Anche qui è Guerini a riassumere la linea della maggioranza. «A tutti vorrei rispondere così: se si anticipa il congresso lo si anticipa davvero, senza formule fantasiose, ma con le procedure e la strada indicata dallo statuto e cioè convenzioni nei circoli e poi elezione del segretario con primarie aperte. Punto».

Dal canto suo l’altro capofila degli antagonisti, Michele Emiliano, vede già svuotata di senso la direzione del partito. Perché secondo il governatore pugliese «doveva servire a dare un indirizzo a questa fase politica» ma è diventata una «kermesse». Un insieme di argomenti che la maggioranza bolla come profondamente contraddittori. Si chiedono dimissioni, congressi, elezioni, tutto e il contrario di tutto. Niente altro che pretesti per opporsi sempre e comunque all’ex premier, qualsiasi cosa faccia o proponga. Sullo sfondo il pensiero del padre nobile Romano Prodi contrario ad accelerazioni poco produttive nella fase attuale («votare al tempo dovuto, la legislatura finisce questo altr'anno, si voti questo altr'anno»). Con quale legge elettorale? Il collegio uninominale. «Con la crisi dei partiti almeno si conosce chi è il candidato, un piccolo collegio e uno deve conquistarsi gli elettori».

© Riproduzione riservata