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Via alla direzione Pd con Renzi: l’ora della resa dei conti

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Via alla direzione Pd con Renzi: l’ora della resa dei conti

(Ansa)
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Matteo Renzi, nell'attesa direzione di oggi, si appresta ad aprire la fase congressuale per fare chiarezza all'interno del Pd e per rafforzare la sua leadership dopo la sconfitta referendaria del 4 dicembre scorso e in vista di importanti scadenze elettorali: a giugno le amministratrive in molti importanti Comuni, subito dopo l'estate le regionali in Sicilia. «Dobbiamo rimetterci in cammino, senza perdere altro tempo - scrive lo stesso Renzi nella lettera che invierà agli iscritti subito dopo la direzione -. Dobbiamo fare tesoro dei nostri errori ma senza disconoscere le tante buone cose fatte. Non possiamo lasciare l'Europa al lepenismo e al populismo. Dobbiamo avanzare le nostre idee e fare sentire alta la voce dei nostri valori, dei nostri ideali ma anche delle nostre proposte concrete, dalla lotta all'evasione fiscale fino alla creazione di lavoro stabile, dall'ambiente fino alla cultura, da un nuovo sistema di protezione sociale fino alla lotta contro la burocrazìa, dai diritti fino allo sblocco delle opere pubbliche lottando contro la corruzione molto è stato fatto ma molto ancora c'è da fare. E per farlo abbiamo bisogno di due cose: un grande coinvolgimento popolare e una leadershipo legittimata da un passaggio popolare. Ma abbiamo anche bisogno che chi perde un congresso o le primarie il giorno dopo rispetti l'esito del voto. Essere democratici non significa solo chiedere i congressi ma anche rispettarne i risultati quali essi siano».

Le dimissioni di Renzi da segretario del partito, passo necessario secondo lo statuto del Pd per indire un congresso anticipato (la scadenza naturale sarebbe nel dicembre 2017), non arriveranno nella direzione di oggi perché a norma di statuto non è la direzione a indire il congresso, bensì l'assemblea nazionale.

Oggi, dunque, ci sarà al più la convocazione dell'assemblea. Solo in quella sede Renzi farà un temporaneo passo indietro lasciando al presidente del partito Matteo Orfini la “reggenza” di due o tre mesi fino alle primarie aperte per l'elezione del nuovo segretario che potrebbero tenersi nell'ultima decade di aprile. Quanto al destino della legislatura, Renzi oggi non chiederà un voto della direzione per le elezioni entro l'estate.

Certo, il segretario continua a pensare che per il bene del Paese e del Pd sarebbe utile ritornare al più presto alle urne. Ma è evidente che non è nelle disponibilità di un leader di partito, sia pure il partito di maggioranza relativa in Parlamento e nel Paese, stabilire la data del voto, che dipenderà dalla legge elettorale e dalle decisioni del governo guidato da Paolo Gentiloni. E sull'opportunità di prolungare la vita del governo fino al termine naturale della legislatura nel febbraio del 2018 sono in molti nel Pd a convergere con la minoranza bersaniana: da Dario Franceschini ad Andrea Orlando, che pure fanno parte della maggioranza che al momento sostiene la leadeship di Renzi.

Né si possono del tutto ignorare le parole in favore della stabilità pronunciate prima dall'ex Capo dello Stato Giorgio Napolitano poi dall'ex premier del centrosinistra Romano Prodi.

Insomma, l'impressione è che Renzi abbia ormai messo in contro che le elezioni a giugno sono molto improbabili, e la presenza nella direzione di oggi del premier Gentiloni e del ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan aiuta a mantenere il tema della durata del governo sullo sfondo.

Anzi, da Largo del Nazareno ci tendono a precisare che la data delle elezioni non ha niente a che vedere con il congresso, e che anzi «se c'è il congresso subito è più difficile votare a giugno».

La mossa di anticipare il congresso, una volta preso atto che i margini per le elezioni anticipate a giugno si stanno assotigliando ogni giorno di più (per votare l'11 giugno occorrerebbe sciogliere le Camere entro aprile), è per Renzi il modo di uscire dall'angolo e di riaffermare la sua leadership tra gli iscritti e tra gli elettori del Pd contro chi, dentro e fuori l'attuale maggioranza del partito, punta in modi diversi a logorarne la leadership per acquistare maggiore potere politico.

«Da troppe settimane la discussione interna del nostro partito è totalmente incardinata sulle polemiche, sulle accuse, sulle divisioni - scrive non a caso Renzi nella sua lettera agli iscritti -. È come se la sconfitta referendaria avesse riportato indietro le lancette dell'orologio: caminetti, correnti, equilibri interni. Tutta la politica italiana sembra ritornata alla prima repubblica». Stretto dalle correnti del partito, il segretario si rivolge insomma direttamente al “popolo” del Pd, dove sa di avere la sua forza e la fonte della sua legittimazione.

Quanto alla minoranza bersaniana, che i più danno ormai in uscita dal Pd, la convinzione dei vertici del Nazareno, e non da oggi, è che l'obiettivo sia solo quello di scalzare Renzi dalla guida del partito. «Le tesi della minoranza sono contradditorie - si fa notare -. Si chiedono dimissioni, congresi, elezioni, tutto e il contrario di tutto. Non sarà tutto solo un pretesto per opporsi sempre e comunque a Renzi e alla maggioranza, qualsiasi cosa faccia o proponga?».

Non a caso il solitamente mite vice numero 2 del Pd Lorenzo Guerini ieri è sbottato: «Si è superato il livello di guardia. Ogni giorno un se o un ma. Ogni giorno si pone una condizione. Vorrei essere chiaro: domani (oggi, ndr) si terrà una direzione del Pd in cui il segretario dirà in modo chiaro la prospettiva che intende proporre al partito e al Paese. Da lì ognuno si assumerà le sue responsabilità. Credo che sia venuto il momento di smetterla con la tattica dell'aspirazione al logoramento. A dicembre ci è stato chiesto di non fare subito il congresso, poi no elezioni senza congresso, poi no primarie, poi sì congresso ma “non troppo anticipato”... Ora spunta la segreteria di garanzia. A tutti vorrei rispondere così: se si anticipa il congresso lo si anticipa davvero, senza formule fantasiose, ma con le procedure e la strada indicata dallo statuto: è cioè convenzioni nei circoli e poi elezione del segretario con primarie aperte. Punto».
Il redde rationem sta per cominciare.

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