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Ultimo appello di Renzi all’unità Ma la scissione è già…

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Ultimo appello di Renzi all’unità Ma la scissione è già partita

Ansa
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In mattinata le parole di uno sconsolato Lorenzo Guerini, numero due del Pd, che dopo l’incontro con Pier Luigi Bersani confidava: «I fili si sono ormai spezzati, mi sembra che gli spazi siano praticamente inesistenti». In serata, poi, le parole giudicate come tomba a Largo del Nazareno dal bersaniano Roberto Speranza in tv: «Io penso che Renzi oggi alla guida del Pd rappresenti un limite per il partito. Veltroni e Bersani dopo le dimissioni non si sono più ricandidati. E quello era un gesto di estrema generosità verso il partito. Queste dimissioni mi sembrano piuttosto un atto di egocentrismo, di egoismo. Non dirò mai a Renzi di candidarsi o meno, ma gli dico di fare attenzione, perché se il Pd è di Renzi, allora non ci sarà spazio per noi».

La questione non è più fare il congresso subito o dopo la conferenza programmatica, né di farlo dopo le amministrative di giugno. La questione è la presenza di Matteo Renzi alla guida del Pd: insomma dovrebbe fare un passo indietro per tenere unito il partito, come appunto fece nel 2009 Walter Veltroni per evitare una possibile scissione, come ha spiegato lui stesso più di una volta negli anni successivi. Scissione che puntualmente si ripresenta nove anni dopo.

Renzi, in un’intervista al Corriere della sera in edicola stamane, farà un ultimo accorato appello a tenere unità la comunità del Pd a partire dai valori fondanti, lasciando da parte i personalismi. Ma nella consapevolezza, pur nel dolore di dover essere alla fine lui il segretario della scissione del Pd, che i margini sono strettissimi. E di fronte alla richiesta giudicata umiliante dell’uscita di scena di un segretario ed ex premier eletto a grande maggioranza alle ultime primarie del Pd e che ha portato il partito al risultato record del 40,8% alle europee di due anni fa, si raccolgono attorno al leader tutti i pontieri di queste ore.

Da Dario Franceschini ad Andrea Orlano, pur ormai attestato su un’esplicita linea critica nei confronti di Renzi. Anche il Guardasigilli riconosce ormai che stavolta è la minoranza che dovrebbe fare un passo avanti: «Dalla maggioranza ieri e oggi sono arrivati segnali importanti – scrive Orlando su Facebook - È fondamentale che ne arrivino da subito anche dalla minoranza. Solo così si può ricostruire il filo del dialogo. Credo che tutta la minoranza veda le conseguenze disastrose di una scissione. Si inizi a lavorare a partire dalle aperture che ci sono state in queste ore».

Domani, il giorno prima dell’assemblea del Pd che dovrà aprire la fase congressuale, si riuniranno a Roma Roberto Speranza, Michele Emiliano e Enrico Rossi, fino a ieri candidati alla segreteria del Pd e ora già in cerca del nome del nuovo movimento che ha come padri Massimo D’Alema e Pier Luigi Bersani. Poi, forse, la presenza in assemblea per la lettura di un documento e la contestuale uscita dalla casa made. In una lettera al quotidiano on line Huffington Post l’ultimo appello di Bersani: «Non stravolgiamo il Pd per le velleità di una persona sola. A Renzi e ai suoi dico: fermatevi». E, più nel merito: «Le ripetute sconfitte degli ultimi due anni e l’allontanamento evidente di iscritti e di elettori sono stati totalmente ignorati ed è stata zittita ogni richiesta di discussione vera. Dunque ognuno deve riconoscere che c’è parecchio da correggere nell’azione di governo e nella vita del partito. E c’è assoluta urgenza di farlo. Il Pd non può essere collocato nell’establishment ma la sua forza la deve trovare in chi si sente escluso e non si piega alle nuove demagogie». Quanto a Giuliano Pisapia, che ieri ha incontrato Renzi a Milano, si dice preoccupato di un Pd senza la sinistra ma per ora si limita a ribadire il suo progetto: «Campo Progressista prosegue in piena autonomia il lavoro».

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