Piccole discariche abusive, vecchie tribune fatiscenti, tubi d’acciaio accartocciati, amianto sui tetti delle stalle, vetrate rotte detriti sparsi ovunque. È l'area dell’ex ippodromo di Tor di Valle, abbandonato da anni, zona su cui dovrebbe sorgere il nuovo stadio della Roma, aperta in via straordinaria dai proponenti del progetto dello stadio della Roma per una visita dei media. Per mostrare l’area su cui è stata aperta una procedura di vincolo due giorni fa dalla Soprintendenza all’archeologia, belle arti e paesaggio.
L’ex allenatore: è tutta roba rovinata
Nell’ex ippodromo vive un vecchio allenatore dei cavalli, Federico Marchetti. «Sono qui dal 2000, ma con la chiusura dell'impianto ho perso il lavoro - spiega ai cronisti - qui è tutto degradato. C’è stato un periodo in cui entravano i nomadi per cercare qualcosa ma è tutta roba rovinata. Io sono romanista, come fa a non piacermi lo stadio?».
Della Seta: proposta del vincolo surreale
«Inopportuno, fatto in tempi sospetti e con una procedura discutibile». Per Roberto Della Seta, ex presidente di Legambiente e consulente dei proponenti, l'avvio dell'iter per porre un vincolo alla tribuna dell'ippodromo di Tor di Valle, area che dovrà ospitare il nuovo stadio della Roma è «surreale, visto che le tribune sono pericolanti».
Per il fondatore e presidente di Green Italia, «la soprintendenza archeologica poteva in ogni caso pensarci prima. A livello architettonico l'ippodromo non ha nessun valore. L'impianto ha esaurito la sua funzione, le corse non potranno più tornare su queste piste. Quindi o si costruisce lo stadio oppure l'area rimane così. E tutelare un rudere è illogico». A livello energetico, la nuova casa dei giallorossi sarà il primo impianto in Europa, insieme a quello di Bilbao, con certificazione Leed riservata agli edifici ecosostenibili. «L'ippodromo non è lo stadio Flaminio, impianto architettonico di notevole pregio firmato da Nervi», ma un’opera fatta da un architetto qualsiasi che la.
L’urbanista Calzona: nulla di architettonicamente importante
Secondo l'urbanista Remo Calzona, «la soprintendente invece di farneticare avrebbe dovuto disporre un sopralluogo per verificare lo stato dell'impianto. In queste tribune non ci trovo nulla di architettonicamente importante. L’impianto non andrebbe tutelato, è un'opera banale. Si potrebbe pensare a una tutela se l'autore dell'opera fosse stato un grande personaggio come Lafuente, ma non è questo il caso come si evince dagli atti di collaudo».
Fuori dall’immpodromo l’area del business park è un enorme pratone incolto. La spazzatura è ovunque, mentre nascosti tra i rovi ci sono insediamenti abusivi abitati dai noma. Gli unici che continueranno a passeggiare in questa area se la procedura di vincolo dovesse essere confermata decretando la morte del progetto dello stadio della Roma. Non resta, dunque, che attendere le decisioni finali del Mibact e della Soprintendenza.
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