RAMALLAH. Il valico di Kalandia con il check point israeliano che ogni mattina i pendolari arabi attraversano non senza qualche difficoltà per lavorare a Gerusalemme dista solo poche centinaia di metri. Ma qui, nei quartieri alti di Ramallah, ad Al Tira, tutto è diverso. I pericoli sono lontani e l'atmosfera è quasi rarefatta.
Spero in molti investimenti italiani in Palestina
Nella sua casa modernissima in pietra di Gerusalemme circondata da un giardino incantevole, il quarantenne Hashim Shawa, presidente della Bank of Palestine (che raccoglie molti fondi della diaspora palestinese sparsa nel mondo), si muove con la naturalezza e l’eleganza di un padrone di casa abituato a ricevere ospiti provenienti da ogni Paese. In un inglese perfetto, accanto alla moglie di origini argentine, racconta la sua esperienza alla Citibank di Milano dove per il grande gruppo americano lavorava nel 2001 alla transizione tra la Lira e l’Euro. «Ecco – dice – spero proprio di lavorare presto anche a un’altra transizione: quella di molti investimenti italiani in Palestina».
Situazione politica difficile
Certo, ammette Shawa, la situazione politica è difficile e l’elezione di Trump non ha certo favorito un avvicinamento delle posizioni nella questione palestinese ma occorre tenere aperto il dialogo economico perchè solo migliorando le condizioni di vita e i livelli occupazionali nei Territori si può pensare a un futuro nella regione. «Prima di tutto – osserva Shawa – dobbiamo fare uno sforzo congiunto per cambiare la percezione che di questo Paese si ha in Europa, investire nella comunicazione, far passare il messaggio che qui non c’è terrorismo ma stiamo parlando della culla della cristianità, dobbiamo fare una grande operazione di rebrand e repackaging su Betlemme».
Riportare i turisti europei
Riportare turisti europei (non solo russi) in queste zone e aprire un dialogo culturale con le città europee. «Ad esempio - propone Shawa – nel 2019 Matera sarà la capitale culturale dell’Unione europea, nel 2020 Betlemme sarà la capitale della cultura araba. Potremmo creare un importante gemmellaggio tra queste due città anche considerando che Betlemme è stata la location preferita da molti registi, dal Vangelo secondo Matteo di Pasolini al Gesù di Mel Gibson». (Ge.P.)
© Riproduzione riservata