Italia

Primo via libera al correttivo della riforma appalti

  • Abbonati
  • Accedi
il focus

Primo via libera al correttivo della riforma appalti

Lavori pubblici (Olycom)
Lavori pubblici (Olycom)

Primo ostacolo superato per il decreto correttivo della riforma appalti. Il Consiglio dei ministri ha dato il primo via libera al provvedimento incaricato di correggere le criticità rilevate in questi primi dieci mesi di applicazione del Dlgs 50/2016 entrato in vigore lo scorso 19 aprile. L'obiettivo, come ha ricordato anche il premier Paolo Gentiloni al termine della riunione del Governo è « dare un contributo alla ripresa degli appalti e dei lavori pubblici di cui molto abbiamo bisogno».

Via ora ai pareri istituzionali
Ora, per il correttivo già sottoposto a una fase consultazione del mercato appena conclusa, comincia la fase di raccolta dei pareri istituzionali. L'iter disegnato dalla legge delega prevede un passaggio al Consiglio di Stato e alla Conferenza unificata (pareri in 20 giorni) oltre alle Commissioni parlamentari che dovranno esprimersi in 30 giorni. Al termine di questo giro è previsto il secondo esame in Consiglio dei ministri. Il tutto deve concludersi entro il 19 aprile: pena la decadenza della delega. Nel merito il decreto apporta circa 245 correzioni al nuovo codice, tentando di dare una risposta il più possibile organica alle difficoltà segnalate da imprese e operatori. Vediamo le principali.

Qualificazione
Molti i ritocchi legati alla volontà di tenere conto della lunga stagione di crisi da cui provengono le imprese del settore. Per dimostrare il possesso dei requisiti i costruttori potranno così prendere a riferimento l'ultimo decennio di attività e non solo gli ultimi cinque anni in cui la morsa della recessione ha pesato di più sui fatturati. Salvi anche i direttori tecnici che hanno maturato i requisiti sul campo.

Subappalto
Passo indietro sul subappalto. Anche in virtù di alcune prese di posizione della Corte Ue il tetto del 30% ai subaffidamenti non sarà più calcolato sul valore complessivo delle opere, ma sull'importo della lavorazione prevalente in cantiere (come accadeva prima della riforma). In un'ottica di semplificazione viene eliminato anche l'obbligo per i concorrenti di indicare i nomi di almeno di tre subappaltatori da coinvolgere in cantiere. Quello che prima era un obbligo diventa una facoltà a discrezione della stazione appaltante. Saltano anche le norme che imponevano al titolare del contratto di verificare il possesso dei requisiti delle imprese a valle e che ne prevedevano l'esclusione in caso di esito negativo. Dovrebbe invece rimanere la norma che lascia alle stazioni appaltanti la facoltà di ammettere o vietare il subappalto. Scelta che i costruttori contestano per ragioni di organizzazione di impresa.

Commissioni di gara
Sul fronte della ricerca di massima imparzialità nell'assegnazione dei contratti passa la modifica richiesta dall'Anticorruzione che impone alle amministrazioni di nominare almeno il presidente delle commissioni giudicatrici tra gli esperti iscritti all'albo dell'Autorità per gli appalti superiori a un milione di euro. Inoltre i nomi commissari per gli appalti oltre le soglie Ue (5,2 milioni per le opere pubbliche) saranno direttamente indicati dall'Anac e non più sorteggiati dalle Pa in una rosa di candidati. Per ridurre le spese di trasferta in carico alle amministrazioni l'albo sarà organizzato su base regionale.

Progettazione
Novità importanti anche sul fronte della progettazione. I professionisti incassano l'obbligatorietà dell'uso dei parametri previsti dal Dm Giustizia di giugno 2016 per calcolare i compensi da porre a base di gare. Ma il pacchetto più rilevante riguarda la “sblindatura” del divieto di appalto integrato, cioè del contratto che assegna alle imprese di costruzioni anche una quota di progettazione di lavori. L'appalto su progetto definitivo, invece che su esecutivo, diventa possibile anche per gli appalti di «prevalente» contenuto tecnologico e nei casi di somma urgenza. Ok a progetto e lavori anche per le opere di manutenzione (fino all'arrivo di un decreto che introdurrà forme di progettazione semplificata per questo tipo di interventi) e per le amministrazioni che avevano un progetto approvato allo stadio preliminare o definitivo al momento di entrata in vigore della riforma. In questo modo si dovrebbero sbloccare i bandi rimasti nei cassetti delle Pa spiazzate dall'entrata in vigore repentina del nuovo codice, anche se nessuno sa di quanti casi si tratta.

Concessioni
Tenta di dare una spinta al mercato anche la scelta di alzare dal 30% al 49% il tetto del contributo pubblico per le operazioni di partenariato pubblico privato. Risponde, invece, alle richieste dei sindacati la scelta di escludere gli interventi di manutenzione e le opere eseguite in proprio dalla quota dell'80% dei lavori che le concessionarie autostradali dovranno affidare con gara a partire dal 2018.

© Riproduzione riservata