Certo, sarebbe importante e sensazionale se si potesse multare con un apparecchio automatico qualcuno che guida senza cintura o usando il cellulare. Ma non si può, almeno in Italia. Anche se esistono già apparecchi teoricamente in grado di farlo e per questo celebrati da tutti i media, dalla stampa al web. L’ultimo caso è quello del Telelaser Trucam, l’ultima evoluzione della pistola laser in uso da vent’anni per rilevare la velocità anche un chilometro prima del punto in cui è appostata una pattuglia, cogliendo quindi di sorpresa i guidatori.
L’equivoco della telecamera
La principale particolarità di questo Telelaser è il fatto che nella pistola è stata integrata una telecamera, le cui immagini
possono essere conservate in una capiente memoria. La telecamera serve soprattutto a documentare l’intera sequenza durante la quale viene misurata la velocità: un modo per dissuadere i trasgressori dal presentare ricorsi basati sul fatto
che tradizionalmente le pistole laser non rilasciano documentazione visiva dell’infrazione e quindi si può avanzare il dubbio
che l’agente abbia puntato un altro veicolo e sia stato poi multato il mezzo sbagliato. Finora il problema è stato “risolto”
dai giudici con sentenze che affermano perlopiù che basta l’occhio dell’agente e chi non ne è convinto dovrebbe dimostrare (cosa difficilissima) che egli ha sbagliato e querelarlo per falso.
Già che c’è, la telecamera può filmare qualsiasi cosa. E il suo mirino e lo zoom sono molto potenti (per consentire di puntare i veicoli e misurarne la velocità anche a 1.200 metri di distanza, anche se è difficile trovare rettilinei lunghi e sgombri e a quelle distanze la misura è possibile solo puntando con precisione chirurgica, quindi spesso ci si deve “accontentare” di rilevazioni effettuate nell’ambito di poche centinaia di metri dalla pattuglia). Quindi, lo strumento consente anche di “curiosare” nell’abitacolo. Riuscendo in qualche caso a capire se il guidatore ha in mano un telefono o non ha la cintura allacciata.
Il Codice frena
Questo però non significa che si possano fare multe in automatico su telefonini e cinture. L’apparecchio non è in grado di
“capire” da solo se c’è un’infrazione di questo tipo. E sarebbe inutile investire per abilitare questa funzione: queste violazioni
non rientrano fra quelle che l’articolo 201 del Codice della strada consente di accertare «da remoto», cioè con apparecchi automatici non presidiati da agenti.
Un ampliamento dei casi in cui sono ammessi questi controlli automatici è previsto dalla delega al Governo per la riforma del Codice. Ma il dibattito parlamentare sul disegno di legge che la contiene va avanti troppo lentamente per lasciar prevedere che arrivi in porto prima delle prossime elezioni. Quindi, bisognerà aspettare che il prossimo Governo (o qualche parlamentare della prossima legislatura) scriva un disegno di legge analogo e che il prossimo Parlamento lo approvi; poi occorrerà che i tecnici ministeriali scrivano le nuove norme. A essere ottimisti, ci vorranno altri tre anni.
In ogni caso, fino a quel momento, i filmati delle infrazioni potranno essere usati solo come ausilio all’occhio degli agenti, per dimostrare che effettivamente l’infrazione c’era e così confutare gli eventuali ricorsi. Ma, soprattutto, bisognerà rispettare la regola generale della contestazione immediata, prevista dall’articolo 200 del Codice: il trasgressore deve essere fermato subito, tranne che l’organo di polizia attesti nel verbale che gli era impossibile farlo. Ciò apre ulteriori possibilità di ricorso, perché le motivazioni esposte nel verbale possono essere smentite dal giudice di pace.
Nel caso del Telelaser, non si può usare la “scusa” standard, secondo cui l’apparecchio non consente l’alt immediato: il fatto che su un rettilineo sgombro possa rilevare anche a 1.200 metri di distanza dalla pattuglia consente teoricamente agli agenti di alzare la paletta in anticipo, fermando il mezzo in tutta sicurezza. Occorreranno quindi altre motivazioni, da trovare ed esaminare caso per caso. Va detto che la Cassazione ha più volte stabilito che il magistrato non può comunque sindacare sulle modalità con cui è organizzato il servizio, quindi se l’agente attesta di essere solo il ricorso non ha molte possibilità di essere accolto. Se invece si scrive che la pattuglia era impegnata in altre attività, si può anche argomentare che pare strano come abbia avuto la possibilità di scrutare con attenzione nel mirino per accertarsi che l’infrazione è stata davvero commessa.
Le difficoltà tecniche
Se anche diventerà legalmente possibile fare multe in automatico anche su cinture e telefonini, sarà sempre necessario avere
apparecchi omologati o approvati per funzionare in questa modalità. Cosa non semplice, come dimostra il fatto che già dal 2010 la casistica dei
controlli da remoto consentiti dall’articolo 201 del Codice è stata notevolmente ampliata ma gli effetti pratici si sono limitati
a multare - e tra mille polemiche - anche chi a semaforo rosso supera la striscia di arresto pur non attraversando l’incrocio
(quindi non passa col rosso, infrazione già pienamente sanzionabile in automatico dal 2004).
Tutto è frenato dalle difficoltà tecniche di accertare la violazione in modo attendibile e inequivocabile, elemento necessario per ottenere l’omologazione o l’approvazione dal ministero delle Infrastrutture. Queste difficoltà ci sono già in casi non complicatissimi previsti già dal 2010, come il mancato uso del casco in moto (e infatti apparecchi di rilevazione utilizzabili legalmente non ce ne sono). Figurarsi quando si tratta di vedere a distanza che cosa accade dentro un abitacolo.
Inoltre, un apparecchio per poter essere omologato o approvato deve anche essere in grado di controllare e sanzionare chiunque, mettendo tutti nelle stesse condizioni di partenza. Nel caso di cinture e telefonini, difficilmente questa parità di verifica: la capacità di rilevazione dipende anche da quanto sono scuri i vetri, da quanto sole c’è, dal fatto che gli occupanti dell’abitacolo siano vestiti di chiaro o di scuro eccetera. Senza contare che sui mezzi pesanti l’abitacolo sta più in alto, quindi è meno visibile dal livello dell’asfalto.
Non solo: nei veicoli moderni, la tecnologia non consente di distinguere facilmente tra ciò che è lecito e ciò che non lo è, in un Codice della strada che risale al 1992. Per esempio, chi compone un numero telefonico non direttamente sullo smartphone ma sullo schermo del sistema multimediale potrebbe sempre obiettare che stava alzando il volume della radio.
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