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Genova, Cassimatis ricorre in tribunale per tornare in gara

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nuovi FRONTI GIUDIZIARI per i CINQUE STELLE

Genova, Cassimatis ricorre in tribunale per tornare in gara

Da Genova a Roma, soffiano venti di nuove grane giudiziarie sul Movimento Cinque Stelle. Nel capoluogo ligure dilaniato dalle faide interne, la candidata a sindaco “sconfessata” via blog, che ha già depositato una querela per diffamazione nei confronti di Beppe Grillo e Alessandro Di Battista, ricorrerà al tribunale civile per ottenere il reintegro della sua lista. Nella capitale il caso delle firme raccolte per la candidatura di Virginia Raggi potrebbe finire sotto la lente della procura, come già avvenuto a Palermo e a Bologna. È in cottura una seconda puntata de “Le Iene” che scava ancora nella vicenda. E il capogruppo della Lista Marchini in Campidoglio, autore della richiesta di accesso agli atti che ha fatto esplodere le polemiche, medita se aspettare o se presentare direttamente un esposto. Intanto, proprio stamattina si è svolta l’udienza alla terza sezione civile del tribunale di Roma sul regolamento e il non statuto del M5S, nella versione modificata lo scorso ottobre.

La battaglia di Marika Cassimatis
Stamane Cassimatis ha annunciato di voler ricorrere al tribunale civile (in un primo momento aveva detto al Tar, ma i suoi legali l’hanno corretta) «per chiedere la sospensiva del voto on line nazionale (che ha incoronato Luca Pirondini, vicino alla portavoce regionale Alice Salvatore, fedelissima di Grillo, ndr) e il reintegro della nostra lista». L’insegnante genovese aveva già depositato venerdì scorso in procura una querela per diffamazione contro Grillo e Di Battista. Ma adesso alza il tiro. «In 10 giorni non ho avuto alcun contatto con Grillo o con lo staff», ha sostenuto, nonostante la «reiterata richiesta dei documenti» che sarebbero alla base della “scomunica” decisa dai vertici M5S il 17 marzo scorso, a tre giorni dalle comunarie. Quel «fidatevi di me» messo nero su bianco da Grillo nel post - ha attaccato Cassimatis - «non esiste in nessuno Stato di diritto, nemmeno nella Repubblica delle banane. A nessuno di noi è stato concesso il diritto alla difesa». L’ex candidata, amata dalla base per le sue battaglie ambientaliste, non è stata ancora espulsa dal Movimento e non si è cancellata dal blog. «Ma forse lo saremo domattina», ha sottolineato.

Firme a Roma: dove si annida l’ipotesi di falso
Imbarazzo anche a Roma, croce del M5S. I fatti sono noti: i Cinque Stelle hanno consegnato al comune di Roma un «atto principale» autenticato dal notaio che porta la data del 20 aprile, dichiarando di aver raccolto 1.352 firme a supporto della candidatura di Virginia Raggi contenute negli «atti separati» (i moduli). Ma il Firma Day è stato il 23 aprile. I delegati di lista che hanno redatto l’atto - gli avvocati Luca Canali e Paolo Morricone - sostengono che l’atto principale è una «fattispecie a formazione progressiva», ovvero che «si può aprire prima della raccolta delle firme, lasciando alcune parti in bianco che verranno compilate in un secondo momento». Una prassi, sostengono, utilizzata da tutti i partiti. Il M5S Roma, dal blog di Grillo, ha rassicurato: anche se un errore formale ci fosse stato, «non inficia la regolarità e la legittimità della lista». E cita un precedente del Tar Friuli Venezia Giulia. Ma la giurisprudenza non è unanime. E il consigliere della Lista Marchini Alessandro Onorato è convinto che possa profilarsi un falso. Incalzando sul ruolo e sul numero dei cancellieri utilizzati. Dieci, secondo il M5S. Troppo pochi, replica il consigliere, che domanda: «Dove sono le ricevute? Avrebbero dovuto spendere almeno 10mila euro». Il movente dell’operazione non è chiaro: «Incompetenza? O c’è altro?». E ancora: «Perché l’Ufficio elettorale del comune ha accettato le firme?».

Oggi l’udienza su regolamento e non statuto
Mentre in Campidoglio sono partite le verifiche annunciate dalla sindaca, stamattina era fissata l’udienza alla terza sezione civile del tribunale di Roma sul ricorso presentato da cinque iscritti all’associazione MoVimento Cinque Stelle contro il regolamento e il non statuto del M5S, come modificati con la votazione on line lo scorso ottobre. Rappresentati dall’avvocato Lorenzo Borrè, che ha assistito anche gli attivisti espulsi e reintegrati in via cautelare a Napoli e a Roma, i ricorrenti chiedono la sospensiva dei documenti per «vizi macroscopici», tra cui l’assenza, alle votazioni, del quorum del 75% prescritto dal Codice civile per le associazioni non riconosciute e la composizione del collegio dei probiviri. In giudizio è chiamato lo stesso Beppe Grillo, in qualità di legale rappresentante dell’associazione. A cascata, se regolamento e non statuto fossero dichiarati nulli, per Borrè verrebbe meno anche la validità del codice etico che ha definito le nuove regole per gli eletti coinvolti in indagini o procedimenti giudiziari, che si configura a suo avviso come vera e propria «appendice dello statuto». Il giudice ha concesso termine fino al 20 aprile per le note e fino all’8 maggio per le repliche. Poi arriverà la decisione.

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