«Le riforme non si sono fermate e il governo si appresta a rilanciarle con il Def e il piano nazionale di riforme nei prossimi giorni. Alcune le rilanciamo perché servono e perché sono omogenee alle indicazioni Ue». Lo ha detto il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, durante un convegno alla Luiss, sottolineando che il processo di riforme non si è «afflosciato» ma «va avanti, magari in modo meno visibile».
«Processo di riforme non è finito»
È ovvio, ha concesso Padoan tornando ai mesi scorsi, «che per esempio il referendum abbia rallentato il percorso» ma «nei prossimi giorni ci apprestiamo a rilanciare le riforme con il Def e il Pnr», «e le rilanciamo perchè servono e perchè sono omogenee alle indicazioni europee». Dunque, «l'impegno continua, in un contesto in cui si prenderanno anche altre misure» che sostengano la crescita.
Conti pubblici: «Sentiero stretto ma percorribile»
«Il sentiero è stretto ma percorribile» ma «non ci sono scorciatoie» ha continuato poi Padoan parlando della politica economica che il governo sta mettendo in campo. Se è vero che «sul crinale si rischia di cadere», ha aggiunto, è altrettanto «pericoloso pensare che ci siano scorciatoie» che sarebbero «disastrose» come «l'Italexit» o «l'idea simmetrica che all'Italia convenga una procedura di infrazione».
«Tempi delle riforme più lunghi del ciclo elettorale»
«I tempi delle riforme sono più lunghi di un ciclo elettorale medio» ha spiegato quindi Padoan, sottolineando che «le riforme si possono valutare meglio dopo qualche anno» quando si è in grado anche di «attribuirne i risultati».
L'impegno riformatore dell'esecutivo, ha assicurato il ministro, va avanti «in piena continuità con quello che ha fatto il precedente governo», tenendo assieme, in una «prospettiva di lungo periodo un aggiustamento dei conti che va avanti a velocità tutt'altro che moderata» e «provando ad aggredire le radici strutturali della bassa crescita».
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