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Rinvio anche per il «salva-Flixbus» ma c’è tempo solo…

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DDL CONCORRENZA

Rinvio anche per il «salva-Flixbus» ma c’è tempo solo fino al 29 maggio

La norma “salva-Flixbus” dovrà cambiare cavallo: era stata promessa nel Ddl Concorrenza e invece è stata stralciata. Di per sé ciò non è troppo significativo: il problema fondamentale è la rapidità (con l’assetto legislativo attuale, scaturito a fine febbraio dal decreto milleproroghe, Flixbus può operare in Italia solo fino al 29 maggio) e il Ddl Concorrenza oggi è stato rinviato ancora una volta, a dopo Pasqua. Dunque, ora la questione vera è trovare un altro provvedimento il cui iter sia già a buon punto e abbia così buone possibilità di arrivare in porto entro fine maggio.

Andrea Mazziotti, presidente della commissione Affari costituzionali della Camera e deputato di Civici e Innovatori, ritiene che questo provvedimento possa essere il decreto enti locali. La norma “salva-Flixbus” è stata esclusa perché, per evitare un altro passaggio del Ddl Concorrenza in commissione, il Governo ha dovuto accettare che nel maxi-emendamento da presentare in Aula per la fiducia ci fosse «una sola modifica e il ministro Carlo Calenda insiste perché sia l’emendamento anti-scorrerie». Lo ha spiegato il sottosegretario al ministero dello Sviluppo economico, Antonio Gentile, a margine della riunione governo-relatori tenutasi stamattina sul tema.

Di fronte a questo, Flixbus Italia non si mostra interessata a sapere quale sarà il “veicolo” legislativo: «A questo punto - dice il managing director, Andrea Incondi - l’unica cosa che c’interessa è un impegno immediato da parte del Governo, che ci metta in condizione di capire subito che cosa fare entro il 29 maggio. Con i nostri investitori stiamo valutando varie possibilità e non lasceremo niente di intentato per operare anche in Italia col nostro modello basato sul dare la possibilità, soprattutto ai giovani, di viaggiare per tutta Europa a basso prezzo».

Tra le possibilità, visto il rischio che la norma del milleproroghe non cambi in tempo, Incondi non esclude quella di adeguarsi, quindi schierando in servizio una minima quota di bus propri per soddisfare i requisiti che in assenza di novità entrerebbero in vigore il 29 maggio. «Ma in questo caso - avverte il dirigente - ci saranno conseguenze su livello dei nostri investimenti, occupazione e rapporto con le aziende partner che effettuano materialmente il servizio».

Una minaccia di disimpegno almeno parziale dall’Italia? Non è dato saperlo. Di sicuro Incondi motiva il rischio che si cambi musica con il fatto che adeguarsi al milleproroghe «inciderebbe significativamente sul nostro modello di business, uguale in tutta Europa e mai messo in discussioni da altri Stati cambiando le regole in corsa come è accaduto in Italia».

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