Diventa un caso politico e una mina sulla tenuta della maggioranza l’elezione del senatore centrista di Ap (Alternativa popolare) Salvatore Torrisi come presidente della commissione affari costituzionali del Senato. Torrisi è stato eletto, con 16 voti, a scrutinio segreto, mentre il capogruppo del Pd Giorgio Pagliari ha incassato 11 voti (una scheda bianca). Sul nome di Pagliari sembrava esserci un accordo di maggioranza. E questa mattina i centristi avevano dichiarato che Torrisi non era in gara per la presidenza. Le cose sono andate diversamente, scatenando le ire del Pd. Sul nome di Torrisi sono confluiti i voti delle opposizioni: M5s, Lega e Fi. Torrisi (che era vicepresidente) prende il posto di Anna Finocchiaro (Pd), ministra dei Rapporti con il Parlamento (la casella era rimasta vuota dallo scorso dicembre, ndr) alla guida di una commissione che ha un ruolo strategico, perché qui si giocherà la partita della nuova legge elettorale.
Gentiloni a Pd: impegno per coesione maggioranza
La temperatura è subito salita. Contatti si sono attivati tra il premier Paolo Gentiloni e il ministro degli Esteri e leader di Ap Angelino Alfano. Entrambi avrebbero espresso «preoccupazione» per quanto avvenuto. Gentiloni ha ricevuto il presidente del Pd Matteo Orfini e il vicesegretario uscente Lorenzo Guerini che - riferiscono fonti di Palazzo Chigi - gli hanno rappresentato le loro preoccupazioni per il grave episodio di oggi in Senato. Preoccupazioni che Gentiloni ha «condiviso, assicurando da parte sua l’impegno per contribuire al
rafforzamento della coesione della maggioranza».
Alfano chiede a Torrisi rinuncia incarico
Una situazione incandescente che ha indotto il leader di Ap Angelino Alfano a chiedere a Torrisi un passo indietro. «Le modalità della elezione del senatore Torrisi, espressione in larga misura del voto delle opposizioni, ci inducono a chiedere all’interessato la rinuncia all'incarico. L’elezione di Torrisi a presidente della commissione Affari Costituzionali è senz'altro un segno di stima da parte dei colleghi per il lavoro svolto in questi anni. A questa elezione, però, noi di Alternativa Popolare non abbiamo contribuito perché leali agli accordi di maggioranza cui abbiamo sempre corrisposto», ha assicurato Alfano.
Orlando: serve chiarimento, rischio sgretolamento
Dal Pd le bordate sono andate avanti per tutto il pomeriggio. Prima il capogruppo dem al Senato Luigi Zanda ha evocato il «limite superato». Poi è filtrata la notizia dell’incontro chiesto dal Pd al presidente del Consiglio Paolo Gentiloni. A seguire anche il ministro della Giustiza Andrea Orlando, a 'Porta a Porta' ha parlato di «un fatto grave che non va minimizzato». E della necessità di un «chiarimento, altrimenti si rischia lo sgretolamento del nostro sistema di alleanze». Con un auspicio: «Spero non ci sia la crisi. Lo sbocco sarebbero o il voto anticipato o le larghe intese, entrambi pericolose per il Paese e il Pd».
«Il fronte politico che oggi si è formato per l’elezione del nuovo presidente della commissione Affari Costituzionali al Senato - ha attaccato il presidente dei senatori del Pd Luigi Zanda - riunisce in una singolare unità tutta l’opposizione, da Fi ai Cinque Stelle, passando per la Lega. A voto palese litigano e si insultano, a voto segreto si muovono insieme. Oggi - ha concluso Zanda - a questo inedito nuovo fronte si sono aggiunti, lo dicono i numeri, pezzi di maggioranza. Certamente non del Pd». Il sospetto, neanche troppo celato, soprattutto nella maggioranza renziana del Pd, è che si tratti di un «inedito patto della conservazione», ossia di una sorta di prova generale di un asse a favore del proporzionale sul fronte della legge elettorale. «Oggi sono nate larghe intese in Senato per non fare la legge elettorale. Mdp, Forza Italia, M5S ed i centristi - ha commentato il renziano Andrea Marcucci - hanno eletto il loro presidente nella commissione Affari Costituzionali, con l’obiettivo di consegnare l’Italia al proporzionale». Gli ha fatto eco il capogruppo Pd alla Camera Ettore Rosato, per il quale «la lealtà in maggioranza non è un optional e gli accordi vanno rispettati sempre». Accuse di aver votato contro il candidato dem, alle quali ha reagito Roberto Speranza, alla guida di Mdp (Movimento democratici e progressisti), che ha replicato: «Se fossi nel Pd, guarderei dentro casa mia. Mi pare che lì ci siano problemi più grandi».
M5S: Pagliari impallinato da 1/5 della maggioranza
«Un terzo dei senatori di maggioranza (5 su 16) in Commissione Affari Costituzionali ha votato contro o non ha sostenuto il candidato presidente del Pd, il senatore Giorgio Pagliari, impallinandolo. È il dato numerico e
politico che emerge oggi». Questa, invece, la lettura politica fornita da Giovanni Endrizzi e Vito Crimi, senatori M5S membri della Commissione Affari Costituzionali commentando l’elezione del nuovo presidente.
Grasso: Torrisi? Tempesta in un bicchier d’acqua
Non si è scomposto il presidente del Senato Pietro Grasso, che ha parlato di «tempesta in un bicchier d’acqua». «Evidentemente nei mesi in cui Torrisi ha
svolto il ruolo di presidente è stato apprezzato anche dalle opposizioni per cui è stato confermato nel suo ruolo a maggioranza assoluta e nel primo scrutinio» ha commentato laconico Grasso.
Legge elettorale in Aula a maggio
Come avvenne per l’Italicum e per la riforma costituzionale è nella commissione Affari costituzionali del Senato che si giocherà la partita sulla nuova legge elettorale. Della legge elettorale se ne riparlerà dopo le primarie del Pd del 30 aprile. La conferenza dei Capigruppo della Camera ha infatti deciso di far slittare l’approdo in aula del provvedimento a maggio, ovvero dopo la conclusione del congresso Pd. La linea ufficiale dei dem è a favore del Mattarellum.Anche il M5s (oltre a Fdi) ha detto «no» al Mattarellum definendola una proposta «vecchia e invotabile». A sostegno invece è tornato il leader della Lega Matteo Salvini e anche i fittiani a conferma che anche nel centrodestra (Fi è contraria) le posizioni sono tutt'altro che univoche. Tant’è che proprio i renziani hanno presentato una nuova proposta per un Italicum corretto che, nel rispetto delle indicazioni della Corte costituzionale, reintroduce il ballottaggio ma con una soglia di accesso (il 20%) e la condizione che il secondo turno è valido solo se vota il 50% degli elettori. Viene inoltre confermato il premio di maggioranza già al primo turno se la lista o la coalizione supera il 40% mentre è garantito il 52% dei seggi alla coalizione che ottiene il 37% in entrambe le Camere.
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