Tre norme fuori delega e ok finale condizionato al recepimento di altre 83 modifiche al testo. Sono i rilievi mossi dal Parlamento al decreto correttivo sugli appalti che il governo deve portare alla firma del Capo dello Stato entro il 19 aprile. Le due commissioni parlamentari competenti sui lavori pubblici hanno approvato all’unisono un parere-fotocopia con le indicazioni per le correzioni sul testo. Dopo le valutazioni già espresse da Consiglio di Stato e Conferenza unificata si tratta dell'ultimo atto prima del via libera definitivo che arriverà nel Consiglio dei ministri della prossima settimana, giusto in tempo per non perdere l'appuntamento con la Gazzetta Ufficiale.
Le norme fuori delega
Il parere giudica nelle sostanza fuori delega almeno tre novità previste dal correttivo rispetto al Dlgs 50 in vigore da un anno. La prima riguarda l’appalto integrato. Il correttivo apre dei varchi rispetto al divieto assoluto di appalto congiunto di progetto e lavori previsto dal codice, ammettendo questa possibilità per i lavori a prevalente contenuto tecnologico e per le urgenze. Quest’ultima ipotesi viene bocciata dal Parlamento perché «amplia eccessivamente le possibilità di ricorso all'appalto integrato, laddove la legge delega all'articolo 1, comma, 1, lettera oo), richiede una limitazione radicale di tali possibilità».
Porte chiuse anche rispetto all'idea di ammorbidire l’obbligo di indicare una terna di subappaltatori con l’offerta. Il parere giudica «non coerenti» con i criteri di delega sia la norma che rende la terna facoltativa sia quella che consente di indicare i nomi dei subappaltatori alla stipula del contratto anche per le opere sottosoglia. «Certamente in violazione di delega» vengono poi considerate tutte le aperture rispetto all'obbligo di affidare con gara almeno l'80% degli appalti dei concessionari autostradali. Di qui la richiesta di cancellare per intero articolo 97 del correttivo (che modifica l’articolo 177 del codice).
Le altre richieste
Tra le altre correzioni ritenute come condizione necessaria per l’ok al decreto il Parlamento inserisce poi la conferma ai vincoli sul subappalto (al massimo 30% sull'importo totale dell'appalto) e diverse modifiche sui criteri di aggiudicazione (soprattutto sul fronte del massimo ribasso), accogliendo poi molti dei suggerimenti arrivati in chiave anticorruzione da Raffaele Cantone. Vengono poi previsti 12 mesi in più per avviare le gare per le concessioni in scadenza (sulla base di progetti di fattibilità e non di un semplice quadro di esigenze, a meno di ulteriori valutazioni da parte del Governo) e di una soluzione per dare copertura normativa all'assegnazione in house di alcune concessioni autostradali, tramite la formula del controllo analogo esercitato dal ministero delle Infrastrutture per mezzo di uno speciale comitato.
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