In Italia, la seconda recessione dall'inizio della grande crisi è ormai alle spalle, ma per ripartire sul serio l'Italia ha una strada obbligata: «Favorire rapidamente la ripartenza del credito alle imprese italiane». Questa, in sintesi, l'indicazione che arriva dall'ultima “Nota” del Centro studi di Confindustria, incentrato sulle possibili risposte all'interrogativo che fa anche da titolo al documento: “In Italia risalita dell'economia senza credito: durerà?”. Domani e sabato i ministri finanziari dell'Ue si riuniranno a Malta, e sarà l'occasione ideale, spiegala Nota CsC, per «delineare una strategia efficace» e trovare soluzioni condivise «per alleviare il peso delle sofferenze nei bilanci bancari», la ragione di fondo «che tiene alta l'avversione degli istituti al rischio di credito».
Italia in «lento recupero» nonostante la contrazione del credito
Entrando nel merito del problema, la Nota ricorda che il «lento recupero» della nostra economia «sta avvenendo nonostante continui la riduzione dei prestiti alle imprese (-15,3% dal 2011, -2,2% nel 2016)». Il crollo dei prestiti costituisce uno dei maggiori freni alla ripresa, «e aiuta a spiegare il divario di crescita con Francia e Germania», come conferma la riduzione dei prestiti alle imprese anche nel settore manifatturiero (-19,6% dal 2011, -3,4% nel 2016). In Italia, la creditless recovery dura in Italia ormai da due anni, in Spagna - paese a noi affine per indebitamento delle imprese e sviluppo dei mercati finanziari - da tre, con la differenza sostanziale che le imprese iberiche possono contare su un «solido trend di aumento della redditività delle imprese» che equivale ad ampie possibilità di autofinanziamento.
Per imprese italiane «urgente necessità di una ripartenza dei prestiti»
L'Italia è in condizioni di seguire lo stesso schema, si chiedono gli autori della Nota (Ciro Rapacciuolo e Massimo Rodà)? Nel nostro caso, il mark-up delle imprese è effettivamente risalito (+2,9% rispetto al minimo del 2012), ma «è legato al calo dei prezzi degli input, non a quello del CLUP come in Spagna». Nello scenario CsC, in Italia la risalita economica senza credito bancario ha dunque «poche possibilità di durare quanto in Spagna», perché «un appiattimento dei margini delle aziende italiane si è già verificato nella seconda parte del 2016» e nel 2017 si registra «una nuova erosione». Quindi «l'autofinanziamento cessa di salire e poi si assottiglia», a causa «del tendenziale rincaro sia del petrolio sia delle commodity non-energetiche». Per tutto questo, conclude la Nota «per finanziare i nuovi investimenti e l'aumento dell'attività corrente, a fronte di risorse interne che smettono di aumentare e del limitato accesso a fonti non bancarie», le nostre imprese «hanno urgente necessità di una ripartenza dei prestiti. In modo da non dover frenare il già lento recupero dell'attività, faticosamente avviato».
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