Non si spegne l’eco della clamorosa vicenda che ha portato all’elezione del centrista Salvatore Torrisi alla presidenza della commissione Affari costituzionali del Senato senza il principale partito della maggioranza, il Pd. Dopo la decisione di Angelino Alfano di espellere il senatore dal partito, il caso rischia di produrre strascichi politici di rilievo. Rimangono infatti aperte almeno tre questioni da dirimere nelle prossime ore: la “cacciata” di Torrisi va ratificata dal partito; il senatore dovrà scegliere un nuovo gruppo in cui accasarsi (sembra che si iscriverà al misto); infine, Alternativa popolare dovrà gestire la fronda che si è aperta all’interno del partito dove non tutti hanno gradito la mossa del leader.
L’espulsione di Torrisi
Per espellere il neo presidente della commissione Affari costituzionali del Senato dal partito non bastano le parole del presidente Alfano. Certo esse hanno un peso politico non indifferente e sono state ulteriormente suffragate dalla piena condivisione della capogruppo di Ap al Senato Laura Bianconi. Ma toccherà agli organi interni al partito sancire con un voto l’espulsione del senatore che, per quanto lo riguarda, ha già detto di non voler fare autonomamente alcun passo indietro né dalla presidenza della commissione del Senato né dal gruppo, né dal partito.
La ricerca di un nuovo gruppo
Chi lo conosce è certo che Torrisi imboccherà velocemente la strada del gruppo misto da cui però resterà legato alla maggioranza di governo. Anche se, da quel gruppo, sarà più libero di intrecciare rapporti anche con i gruppi di opposizione. Per ora, però, nonostante le dure prese di posizione sia di Alfano che della capogruppo Bianconi, non sarà lui a farsi da parte. D’altra parte, anche per Ap perdere un senatore non è a costo zero. Il gruppo al Senato non è infatti particolarmente folto: consta di 27 senatori che, senza Torrisi, scenderebbero a 26. E, più complessivamente, non è nell’interesse neppure dell’intera maggioranza di governo perdere voti preziosissimi in un contesto in cui i numeri al Senato sono assai risicati. Le sirene dell’opposizione, intanto, si sono messe al lavoro. E in Forza Italia, il senatore Torrisi, vede già porte spalancate.
La fronda all’interno di Ap
Intanto in Senato i componenti del gruppo centrista sembrano schierati più con l’”espulso” Torrisi che con il leader Alfano. Stamattina i vicepresidenti del
gruppo, Pippo Pagano e Ulisse Di Giacomo sono venuti allo scoperto con una nota: «Nel corso di questi anni di attività parlamentare abbiamo potuto apprezzare le qualità umane e politiche - scrivono i due senatori -, l’alto senso e rispetto delle Istituzioni dell’amico e collega Salvo Torrisi. Perciò desideriamo esprimergli e rinnovargli la nostra stima». Si parla di riunioni in cui sarebbe stato espresso dissenso nei confronti della “cacciata” del compagno di partito e addirittura di qualche alterco con la capogruppo Bianconi che ha sposato la linea alfaniana. Per ora le bocche sono cucite, ma qualche critica potrebbe venire allo scoperto o, peggio, rivelarsi nei voti d’aula delle prossime settimane. Insomma, Alfano dovrà tenere il dissenso sotto controllo per evitare il ripetersi di altri casi che possano mettere in difficoltà la maggioranza e per evitare una ulteriore perdita di senatori. Se il gruppo scendesse sotto i 20 perderrebbe persino il diritto ad esistere.
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