In Italia sono occupate poco più di 6 persone su 10 tra i 20 e i 64 anni, il dato peggiore nell'Unione europea ad eccezione della Grecia. Tra i 20 e i 64 anni nel 2016 era occupato il 61,6% della popolazione con un forte squilibrio di genere (71,7% gli uomini occupati, 51,6% le donne). Grande anche il divario territoriale tra Centro-Nord e Mezzogiorno (69,4% contro il 47%). Nella graduatoria Ue sul 2015 solo la Grecia ha un tasso di occupazione inferiore, mentre la Svezia registra il valore più elevato (80,5%). Il Pil pro capite dell’Italia, misurato in standard di potere d’acquisto (per un confronto depurato dai differenti livelli dei prezzi nei vari paesi), risulta inferiore del 4,5% rispetto a quello medio dell’Ue, più basso di quello di Germania e Francia (rispettivamente del 23,6 e 9,2%), anche se il valore italiano è però superiore del 5% al prodotto interno lordo spagnolo pro capite. E ancora la produttività del lavoro ha subito un nuovo calo nel 2016 pari all’1,2 per cento. Sono solo alcune delle indicazioni che emergono dal Rapporto «Noi Italia» realizzato dall’Istat.
Numeri indice 2010=100 | Variazione logaritmica (b) | |||||
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Valore aggiunto | Ore lavorate | Produttività | Valore aggiunto | Ore lavorate | Produttività | |
2000 | 97,4 | 96,3 | 101,1 | 4,6 | 06 | 4,0 |
2001 | 99,0 | 98,1 | 100,9 | 1,7 | 1,9 | -0,2 |
2002 | 98,9 | 99,0 | 99,8 | -0,1 | 0,9 | -1,1 |
2003 | 98,7 | 99,8 | 98,9 | -0,2 | 0,7 | -1,0 |
2004 | 100,8 | 100,5 | 100,3 | 2,2 | 0,7 | 1,5 |
2005 | 101,9 | 100,8 | 101,1 | 1,1 | 0,4 | 0,7 |
2006 | 104,5 | 103,2 | 101,2 | 2,4 | 2,4 | 0,1 |
2007 | 107,1 | 105,2 | 101,7 | 2,5 | 1,9 | 0,5 |
2008 | 105,6 | 104,8 | 100,7 | -1,4 | -0,4 | -1,0 |
2009 | 97,4 | 100,6 | 96,9 | -8,1 | -4,2 | -3,9 |
2010 | 100,0 | 100,0 | 100,0 | 2,6 | -0,6 | 3,2 |
2011 | 100,8 | 100,2 | 100,6 | 0,8 | 0,2 | 0,6 |
2012 | 97,5 | 97,4 | 100,0 | -3,3 | -2,8 | -0,5 |
2013 | 95,7 | 94,5 | 101,3 | -1,8 | -3,0 | 1,2 |
2014 | 95,9 | 94,3 | 101,7 | 0,2 | -0,2 | 0,4 |
2015 | 96,7 | 95,4 | 101,4 | 0,9 | 1,1 | -0,3 |
(a) Sono escluse le attività di locazione dei beni immobili, di famiglie e convivenze, delle organizzazioni e organismi internazionali e tutte le attività economiche che fanno capo al settore istituzionale delle Amministrazioni pubbliche. (b) I tassi di variazione annuali sono calcolati in termini logaritmici:in(PLt/PLt-1)=ln(Yt/Lt)-ln(Yt-1/Lt-1)=ln(Yt/Yt-1)-ln(Lt/Lt-1) |
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Fonte: Istat, Misure di produttività |
Nel 2015 erano 4,5 milioni in povertà assoluta
La povertà assoluta in Italia nel 2015 coinvolgeva il 6,1% delle famiglie residenti (pari a 4 milioni 598 mila individui). I valori sono stabili sul 2014 sia per
l'incidenza di povertà assoluta sia per quella relativa. Rispetto al 2014 peggiorano soprattutto le condizioni delle famiglie con 4 componenti (dal 6,7% al 9,5%). Il 10,4% delle famiglie è relativamente povero (2 milioni 678 mila); le persone in povertà relativa sono 8 milioni 307 mila (13,7% della popolazione).
Per quanto riguarda la diseguaglianza, misurata in termini di concentrazione del reddito, è più elevata in Sicilia e più bassa nelle regioni del Nord-est. Nel confronto con i paesi dell'Ue, nella graduatoria in ordine decrescente riferita al 2015, l'indice di concentrazione colloca l'Italia al decimo posto (0,324) insieme al Regno Unito, con un valore poco più elevato di quello medio europeo (0,310).
Cala il peso del fisco, ma dietro c’è solo la Francia
Nel 2016 la pressione fiscale in Italia è scesa al 42,9%, in riduzione di 0,7 punti percentuali dal massimo del biennio 2012-2013. Tuttavia, il nostro Paese
rimane fra i paesi con i valori più elevati, superato, tra i maggiori partner europei, solo dalla Francia.
Per quanto riguarda la spesa pubblica, lo Stato ha speso nel 2015 circa 13,6 mila euro per abitante, un valore sostanzialmente in linea con quello medio dell’Ue. Tra le grandi economie dell’Unione, Germania, Regno Unito e Francia rasentano però livelli più elevati, mentre la Spagna spende meno dell’Italia.
Spesa per la protezione sociale sfiora gli 8mila euro per abitante
Per quanto riguarda poi la spesa per la protezione sociale (gli interventi in previdenza, assistenza e sanità), nel 2014 è il 30% del Pil e il suo ammontare per abitante sfiora gli 8mila euro l'anno. Sia in termini pro capite sia di quota sul Pil il nostro Paese presenta valori superiori alla media dell'Ue piazzandosi al sesto posto per percentuale sul Pil insieme all’Austria. La spesa per prestazioni sociali (19,3% del Pil nel 2014; quasi 5.155 euro pro capite) - sottolinea l’Istat - è solo in parte coperta dai contributi sociali (14,1% del Pil): l'indice di copertura previdenziale risulta infatti inferiore a 100, anche se in lieve aumento rispetto all'anno precedente. Rispetto al 2013 è aumentata ancora l'incidenza sul Pil della spesa per le pensioni (17,0%).
Il 23,3% della spesa sanitaria a carico delle famiglie
Nel 2014 la spesa sanitaria pubblica si è attestata attorno al 2.400 dollari procapite a fronte degli oltre 3.000 spesi in Francia e dei 4.000 in Germania. Le famiglie hanno contribuito alla spesa sanitaria complessiva per il 23,3% e la quota è in leggero aumento.
Diminuisce il tasso di mortalità infantile
Il tasso di mortalità infantile, importante indicatore del livello di sviluppo e benessere del paese, continua a diminuire in Italia, nel 2014 in Italia è stato del 2,8 per mille nati vivi, tra i valori più bassi in Europa.
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