Le primarie Pd, con il confronto tv fra i tre candidati Matteo Renzi, Andrea Orlando e Michele Emiliano, entrano nel vivo, in vista delle votazioni di domenica prossima. Il risultato pare al momento scontato, con la riconferma del segretario uscente. Sotto la lente saranno soprattutto due numeri: l’affluenza e i voti che otterrà Renzi in rapporto alle precedenti consultazioni. Una affluenza attorno ai 2 milioni, con 1,3 milioni di consensi per Renzi, potrebbero essere considerati un successo per l’ex premier. Di contro, una affluenza più vicina al milione, e un consenso per Renzi sotto i 700mila voti, sarebbe un fallimento.
I quattro milioni di Prodi
È ormai lontano ere geologiche il risultato che ottenne Romano Prodi il 16 ottobre 2005, quando il centrosinistra (e quindi non solo gli allora Ds e Margherita, che poi avrebbero dato vita al Pd) scelse il suo candidato premier da contrapporre all’allora incontrastato leader del centrodestra Silvio Berlusconi. Ai gazebo si recarono in 4,3 milioni e il professore ottenne quasi 3,2 milioni di voti, staccando il candidato di Rifondazione comunista Fausto Bertinotti (poco più di 600mila consensi).
L’incoronzione di Veltroni
L’affluenza ottenuta dalle primarie del 2005 non fu tutta imputabile all’elettorato dei partiti che avrebbero poi dato vita al Pd. Due anni dopo, tuttavia, Walter Veltroni fu incoronato segretario nel neonato Partito democratico con quasi 2,7 milioni di consensi, il 75,8% dei 3,6 milioni di votanti, staccando i concorrenti Rosi Bindi e il futuro premier Enrico Letta.
Bersani vince nel 2009
Veltroni si dimise da segretario dopo una serie di sconfitte elettorali nelle elezioni locali, così il 25 ottobre 2009 si tennero le primarie Pd che elessero a segretario Pier Luigi Bersani. In questa occasione si notò già un calo marcato dell’affluenza, scesa a 3,1 milioni, e l’ex ministro dello Sviluppo economico del Governo Prodi ottenne 1,6 milioni di consensi, con un distacco meno netto rispetto a Veltroni sui suoi rispettivi contendenti: il 53,2%, contro il 34,3% di Dario Franceschini e il 12,5% di Ignazio Marino.
Le politiche del 2013 e lo scontro Bersani-Renzi
In occasione delle politiche 2013, il segretario Pd Bersani volle passare per l’incoronazione delle primarie prima di diventare il candidato premier del centrosinistra. Le consultazioni si svolsero per la prima volta con un ballottaggio. Al primo turno votarono 3,1 milioni di elettori (gli stessi più o meno del 2009, anche se in questa occasione votarono tutti gli elettori di centrosinistra e non solo quelli del Pd) e Bersani ottenne quasi 1,4 milioni di voti contro l’allora sindaco di Firenze Matteo Renzi (1,1 milioni di voti). I due staccarono tutti gli altri concorrenti (Nichi Vendola, Laura Puppato e Bruno Tabacci) e al secondo turno ottennero 1,7 milioni di voti Bersani e 1,1 Renzi.
La prima volta di Renzi segretario
Dopo la «non vittoria» alle elezioni politiche del 2013, Bersani si dimise e Renzi si trovò la strada spianata verso la segreteria. In questa occasione si recarono alle urne di fatto gli stessi elettori che parteciparono al ballottaggio Bersani-Renzi dell’anno precedente (2,8 milioni). Renzi ottenne 1,9 milioni di voti, il 67,6%, staccando i concorrenti Gianni Cuperlo e Pippo Civati.
La soglia psicologica dei 2 milioni di votanti
Se Renzi riuscisse a bissare domenica prossima il dato del 2013 sarebbe un successo. Ma probabilmente l’affluenza sarà più bassa, rispettando il trend discendente delle primarie Pd: tra i renziani circola la soglia psicologica dei 2 milioni per parlare di successo, mentre i competitor di Renzi sono pronti a parlare di fallimento se si recherà ai gazebo meno di un milione di cittadini. Se Renzi riuscisse quindi a confermare il 66,7% già ottenuto tra gli iscritti del partito, i suoi consensi potrebbero arrivare a 1,3 milioni in caso di 2 milioni di votanti. Se i votanti saranno meno di un milione, Renzi potrebbe non raggiungere quota 700 mila.
Le primarie con risultati a sorpresa
Nelle primarie (del Pd e del centrosinistra) svolte a livello nazionale finora non si sono mai registrate sorprese rispetto alle previsioni. A differenza di quanto avvenuto nelle consultazioni locali. Proprio le prime primarie in assoluto svolte dal centrosinistra, quelle che nel 2005 si tennero per scegliere il candidato governatore della Puglia, si conclusero con un risultato a sorpresa: vinse di misura (50,9%) il candidato di Rifondazione Comunista Nichi Vendola, contro Francesco Boccia dell’allora Margherita. Ma anche lo stesso giovane Renzi vinse nel 2009 a sorpresa le primarie per il candidato sindaco di Firenze del centrosinistra: ottenne il 40,5% contro il 26,9% di Lapo Pistelli, sostenuto dai big del partito.
Le primarie contestate
Se le primarie a livello nazionale non hanno recato problemi, non così si può dire per quelle svolte a livello locale. Il caso più clamoroso è stato quello di Napoli dove il 24 gennaio 2011 si doveva stabilire il candidato sindaco. Vinse Andrea Cozzolino, ma i risultati, disconosciuti dallo sconfitto Umberto Ranieri, vennero annullati dal partito che scelse come candidato il prefetto Mario Morcone. A colpi di ricorsi finì anche nel 2016 quando a contrapporsi furono Antonio Bassolino e Valeria Valente. Alla fine la spuntò quest’ultima, che però non riuscì neanche ad arrivare al ballottaggio. Con l’accusa di brogli hanno dovuto fare i conti anche le primarie per le regionali in Liguria, a gennaio 2016, tanto che lo sconfitto Sergio Cofferati (contrapposto alla vincitrice Raffaella Paita) ha poi lasciato il partito.
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