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Renzi rieletto alla segreteria Pd. «Su legge elettorale non saremo…

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le priorità: Lavoro, casa e mamme

Renzi rieletto alla segreteria Pd. «Su legge elettorale non saremo capro espiatorio»

«Lavoro, casa e mamme». Riparte da qui l'ex premier Matteo Renzi, proclamato per la seconda volta segretario del Partito democratico dall'assemblea del partito, composta da 449 donne e 551 uomini, di cui 700 “suoi” delegati, di gran lunga più dei candidati alla segreteria sconfitti alle primarie il Guardasigilli Andrea Orlando (212) e il Governatore della Puglia Michele Emiliano (88). I tre temi saranno il fulcro del suo mandato, quelli sui quali il Pd farà una «campagna casa per casa» differenziandosi da chi «è patito col reddito di cittadinanza ed è arrivato al morbillo di cittadinanza». Il Pd «è il partito del lavoro, non dell'assistenzialismo», sottolinea il leader dem.

«Su legge elettorale il Pd non farà da capro espiatorio»
Ma nel suo “discorso di insediamento” alla segreteria Renzi non dimentica la stretta attualità, come la riforma della legge elettorale che da mesi è in stallo in commissione Affari costituzionali alla Camera ostaggio di veti incrociati e polemiche. «La legge elettorale è un capitolo fondamentale per la tenuta democratica del Paese ma sul quale il Pd non farà il capro espiatorio», assicura Renzi, «non ci facciamo prendere in giro dagli altri partiti. Non saremo il signor Malaussene di Pennac». «Con stima, riconoscenza, filiale amicizia e deferenza», sottolinea poi rivolgendosi a al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, «la responsabilità di questo stallo sulla legge elettorale è di chi in Senato ha la maggioranza. Non saremo noi a farci inchiodare sulle responsabilità e dalle responsabilità» di chi «aveva promesso» che «le riforme sarebbero state fatte in sei mesi. Invece non sono riusciti a fare nemmeno la legge elettorale». Noi, garantisce «il governo del Paese lo assicuriamo, la proposta sulla legge elettorale la diano gli altri».

Renzi incoronato segretario da assemblea Pd

Il Pd renziano non vuole finire nell’angolo della responsabilità per la mancata riforma delle legge elettorale, e chiama in causa «chi ha la maggioranza in prima commissione al Senato, gli stessi che hanno fatto la grande coalizione contro la riforma istituzionale», sollecitando una ipotesi di lavoro. Il partito è pronto a confrontarsi e a stringere un accordo «con chicchessia purché la legge elettorale sia decente» e abbia «al centro» la «capacità di scelta del cittadino».

«Sostegno del Pd a Gentiloni non è in discussione»
In parlamento, i prossimi mesi saranno il banco di prova per capire l’effettiva lealtà del Pd al Governo Gentiloni che si muove in continuità con quello dell’ex premier. Per questo Renzi ribadisce con forza che «nessuno del Pd ha messo o metterà in discussione il sostegno al governo guidato da Paolo Gentiloni a cui va la nostra amicizia, stima e riconoscenza per il lavoro che fa. Lo diremo per tutti i giorni fino alla fine della legislatura». Noi, aggiunge «ci siamo assunti la responsabilità di portare avanti il governo mentre gli altri si sono tirati indietro».

«Non scimmiottiamo destra ma non gli lasciamo sicurezza»
Dal sostegno “garantito” al premier Gentiloni alla controversa riforma delle norme sulla legittima difesa, che qualcuno considera il “casus belli” (insieme alla norma inserita nel ddl Concorrenza che di fatto liberalizza il telemarketing selvaggio) cercato da Renzi proprio per mandare sul binario morto il Governo dell’ex ministro degli Esteri. Renzi respinge l’ipotesi, messa in circolazione soprattutto da sinistra, che l’obiettivo del ddl sia quello di « privatizzare la forza o aumentare le armi».

“Non abbiamo mai inseguito la destra. Però come la spieghi una distinzione tra giorno e notte? O accetti come valore la legittima difesa o non la spieghi”

Matteo Renzi, segretario Pd 

La verità, spiega Renzi, «è che quello che non è percepito come buonsenso impaurisce. Le statistiche dicono che i reati diminuiscono ma restano statistiche se i cittadini hanno paura. Non abbiamo mai inseguito la destra. Però come la spieghi una distinzione tra giorno e notte? O accetti come valore la legittima difesa o non la spieghi. Lavoriamo per più poliziotti, abbiamo bloccato i tagli. Ma dobbiamo fare anche un lavoro diverso sulla percezione». La questione sicurezza, insiste Renzi, «non è una parola che possiamo lasciare agli altri, è l'architrave di un sistema democratico. Essere capaci di difendere la propria casa non significa inseguire la più becera destra, significa essere nel solco della tradizione democratica di questo paese».

«Pd tutt’altro che partito personale». Apertura a Orlando ed Emiliano
Il discorso del neo segretario risente inevitabilmente degli attacchi arrivati nelle ultime settimane dai molti militanti confluiti in altre formazioni a sinistra e capitanati da ex dem di peso come Bersani, Speranza e D'Alema. Parlando ai delegati Renzi respinge quindi l'idea che il Pd sia divenuto il suo «partito personale». È piuttosto «una comunità che ha a livello mondiale punti di riferimento come Barack Obama e a livello locale l'impegno di persone» come il sindaco di Castel Volturno. E conclude: «Quale partito personale può essere un partito fatto da questo straordinario cotè di relazioni umane?».

«Pd non è luogo dove tutti si sparano contro»
Non manca neanche un riferimento diretto agli attriti maturati nel partito durante la difficile campagna delle primarie, che hanno visto più volte Renzi arrivare ai ferri corti con Orlando e Emiliano,. «In 5 mesi nel Pd ne sono successe di tutti i colori: abbiamo assistito a polemiche, litigi, scissioni, dando l'impressione di una comunità che sa solo litigare tradendo lo straordinario messaggio che il nostro popolo ci dà e ci ha ridato nelle primarie: non ha vinto Renzi nè Orlando nè Emiliano, ma la comunità che crede che la politica è una cosa seria, un Pd che non litiga, non si scinde, non è luogo dove tutti sparano contro il quartiere generale», mette in chiaro il segretario.

Ramoscello d’ulivo per Orlando ed Emiliano
Andando oltre polemiche, Renzi lancia però anche un ramoscello d'ulivo agli avversari delle primarie. «Il primo atteggiamento è prendere atto che in ciò che è arrivato dagli avversari interni ci sono punti importanti da assumere», spiega, Come la parola unità «proposta da Andrea Orlando in modo profondo, è un valore in giorni in cui le divisioni sono all'ordine del giorno non solo nel Pd. L'impegno straordinario per il Mezzogiorno che Michele Emiliano ha voluto mettere al centro è da coltivare perché forse non ci siamo riusciti».

Orfini confermato alla presidenza del partito
Oltre ad eleggere Renzi alla segreteria l'assemblea dem conferma anche Matteo Orfini alla presidenza del partito (16 no e 60 astenuti), ed elegge Barbara Pollastrini (mozione Orlando) e Domenico De Santis (mozione Emiliano) alla vicepresidenza, emntre Francesco Bonifazi viene confermato tesoriere. Orlando, dopo aver sottolineato il fallimento della rottamazione che «non ha funzionato» ribadisce di preferire «Bersani a Berlusconi», mentre Emiliano assicura «lealtà e continuità di azione sui programmi».

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