Il Pd attende. Matteo Renzi ieri lo ha detto chiaro e tondo: non sarà lui a fare proposte sulla legge elettorale. «Accordo con chiunque se decente», questa è la linea del segretario bis. Perché? Perché Renzi non vuole essere additato come il responsabile di un eventuale fallimento (che lui giudica, pur senza dirlo apertamente, molto probabile). Ma da dove viene lo stallo? E dove si va?
Le ragioni dello stallo
La confusione del quadro politico e la sua frammentazione sono la causa prima dello stallo. Basta guardare alle proposte presentate alle Camera: 31 ddl che vanno in tutte le direzioni possibili. Si va dai sistemi proporzionali quasi puri a quelli maggioritari, a uno o due turni. Passando per le riedizioni del Mattarellum e gli adattamenti alle decisioni della consulta. Una tale varietà indica che non sono le soluzioni tecniche a mancare, quanto piuttosto la volontà e il consenso tra le forze politiche.
La posizione del Pd
Il Pd, con il suo capogruppo in commissione Affari costituzionali della Camera Emanuele Fiano, ha presentato una lista di punti irrinunciabili: collegi uninominali, premio alla lista e armonizzazione delle soglie fra Camera e Senato. Se questi punti vengono salvagurdati - è la posizione del partito - su tutto il resto ci si può accordare. Compresa la rinuncia ai tanto vituperati capilista bloccati che tolgono ai cittadini la completa libertà di scelta dei candidati.
Giovedì il testo base
Il presidente della commissione Affari costituzionali della Camera Andrea Mazziotti è stato incaricato di redigere un testo base, cioè un testo che possa trovare una maggioranza in commissione. Lo presenterà giovedì, dopo aver avuto un confronto con tutti i partiti per evitare di arrivare a un nuovo stallo.
Le proposte in campo
Vediamo quali sono le proposte in campo. Delle 31 depositate, tre non delineano un sistema elettorale vero e proprio, ma semplicemente correttivi di dettaglio alla normativa in vigore. Delle restanti 28, oltre la metà (15) prevedono un sistema proporzionale con premio in seggi al vincitore. Tra queste 15, sei assegnano il premio alla lista vincente, mentre le altre 9 ammettono la possibilità di coalizioni tra liste diverse.
Sono 9 le proposte che prevedono un sistema maggioritario in collegi uninominali. Anche in questo caso non si tratta di un insieme coeso, si va dal ritorno al Mattarellum (sistema in vigore tra il 1993 e il 2005), alla sua correzione con premi di maggioranza, fino alla proposta del doppio turno di collegio, in modo simile al modello adottato per le elezioni francesi. Ci sono inoltre 4 proposte di sistema proporzionale tout court, senza premi di maggioranza. Un dato politicamente interessante è che 3 su 4 di queste sono arrivate solo dopo la sentenza della corte costituzionale dello scorso 25 gennaio: un chiaro indicatore della spinta verso la proporzionalizzazione del nostro sistema politico.
Le posizioni dei partiti
Rispetto a questa serie di possibilità, quali sono le posizioni ufficiali dei partiti? In diversi casi le forze politiche non sembrano affatto monolitiche sul modello da adottare. Il solo Partito democratico, ad esempio, ha all’attivo 11 su 31 delle proposte sul tavolo della commissione. Quattro progetti di legge hanno come primo firmatario un membro del gruppo misto, mentre sono 3 le proposte provenienti dai membri di Mdp. Curiosamente però sono state tutte depositate prima che il gruppo si costituisse ufficialmente: una è stata firmata da Roberto Speranza quando era ancora membro del Pd, mentre le altre due da Alfredo D’Attore e Stefano Quaranta quando si trovavano nel gruppo di Sinistra italiana.
Lo schieramento per il Mattarellum
Sul ritorno al Mattarellum, ovvero un maggioritario uninominale con una quota di proporzionale, convergono le proposte di Pd, Lega nord e (in parte) Scelta civica. Pd e Lega lo ripropongono senza grosse modifiche: 75% dei seggi eletti con il maggioritario, 25% con il proporzionale. Oltre a quella di Nicoletti, vanno nella stessa direzione anche altri 2 disegni di legge targati Pd, a prima firma rispettivamente di Giachetti e Martella. Rispetto a queste, quella di Sc-Ala-Maie aumenta la quota di parlamentari eletta con il proporzionale (50%), ma compensa inserendo un premio di governabilità, assente nel Mattarellum originario.
Proporzionale con premio alla coalizione
Il proporzionale con premio alla coalizione è l’impianto su cui si basano le proposte di Forza Italia, Alternativa popolare, Fratelli d’Italia e Democrazia solidale. Tutti questi sistemi introducono le coalizioni nel testo uscito dalla sentenza della Corte costituzionale. Sia la proposta di Fi che quella di Ap prevedono un premio di maggioranza del 54% dei seggi alla coalizione o alla lista che raggiunge il 40% dei voti. Stessa logica per il progetto di Ds-Cd, che però – in caso nessuna lista raggiunga il 40% – prevede un secondo turno in cui sono ammesse le coalizioni. La proposta di Fdi abbassa il premio (52% dei seggi), ma anche la soglia per farlo scattare: 37%. Se nessuna coalizione o lista ottiene quella cifra, prevede comunque un piccolo premio in seggi (26 alla Camera) per chi supera il 32%
Proporzionale con premio alla lista
Il proporzionale con premio alla lista è la posizione ufficiale del Movimento 5 stelle. La proposta a prima firma Toninelli trasferisce al Senato il modello uscito dalla Consulta per la Camera: la lista che raggiunge il 40% ottiene il 54% dei seggi, che altrimenti vengono ripartiti in modo proporzionale. Non entrano in parlamento le liste che abbiano ricevuto meno del 3% dei voti a livello nazionale. La scorsa settimana Luigi Di Maio ha aperto anche alla possibilità di abbassare la soglia del 40% per il raggiungimento del premio di maggioranza.
Proporzionale senza premio
Il proporzionale senza nessun premio è sposato da Sinistra italiana e da alcuni deputati di Mdp, a prima firma D’Attorre. Si tratta di due sistemi quasi identici, se non per lo sbarramento (4% per Mdp contro 3% per Si) e per la selezione dei candidati (preferenze per Si, collegi uninominali bloccati per Mdp).
Le soluzioni per uscire dallo stallo
Il ritorno al Mattarellum, la proposta ufficiale del Pd, si regge su numeri fragili. La sua approvazione nell’aula di Montecitorio è possibile ma politicamente difficile. Anche ammettendo il voto compatto dei gruppi di Pd, Lega, Scelta civica-Ala-Maie (la cui proposta peraltro non coincide perfettamente con il Mattarellum) si arriva ad appena 317 seggi su 630. A questi potrebbero aggiungersi i voti di altri deputati firmatari di progetti di legge simili, e quelli della componente Cor. Ma al Senato la soglia della maggioranza è molto più lontana: Pd e Lega insieme hanno solo 111 senatori su 320.
Se non sarà trovata una convergenza sul Mattarellum o sue varianti, l’altro modello sul tavolo è il proporzionale con premio alla lista (M5S) oppure alla coalizione (Fi, Ap, Fdi). In entrambi i casi, si otterrebbe l’armonizzazione delle leggi elettorali di Camera e Senato richiesta da Mattarella; ma non è detto che questo sia sufficiente ad assicurare la governabilità del sistema. Sulla traccia di quanto stabilito dalla sentenza della consulta, infatti, il premio di maggioranza previsto da questi progetti è eventuale, condizionato al raggiungimento di una soglia quasi sempre fissata al 40%: altrimenti i seggi sono attribuiti in modo proporzionale.
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