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Italia-Cina, un percorso che punta a chiudere i dossier

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L'Analisi|rapporti bilaterali

Italia-Cina, un percorso che punta a chiudere i dossier

Chi meglio di Paolo Gentiloni, alle prese con la Cina prima nella veste di ministro degli Esteri e, oggi, di premier, saprebbe come sfruttare al massimo le opportunità di questa visita di Stato per chiudere con successo i dossier ancora aperti tra Italia e Cina? Paolo Gentiloni è stato più volte in Cina sin dall’inizio del mandato governativo come ministro degli Esteri, contribuendo con il suo impegno a creare le premesse di un dialogo che è cresciuto per intensità ed efficacia. E questo è senz’altro un valore aggiunto negli incontri con i leader cinesi.

Le infrastrutture. Il premier è a Pechino per partecipare al Forum One Belt One Road, all’arrivo, in serata, i festeggiamenti ufficiali, ma nell’agenda del primo ministro c’è una lunga lista di opportunità da sfruttare, in primis le infrastrutture offerte dall’Obor e, infatti, nel primo incontro all’arrivo con i giornalisti Paolo Gentiloni ha sottolineato che «c’è la necessità di stringere sulla questione connettività (leggi: rete portuale), cercando di presentare ai cinesi soluzioni credibili». Accanto a questa esigenza anche quella di trovare strumenti di finanziamento per la cooperazione Italia-Cina a più livelli.

Il percorso tracciato. Lo scambio di visite tra i rispettivi Capi di Governo aveva già impostato, nel corso del 2014, la direzione del futuro sviluppo delle relazioni tra i due Paesi. Gentiloni è stato in Cina sin dall’aprile del 2015. Per poi tornarci il 3 settembre 2015 in occasione dei festeggiamenti del 70° anniversario della conclusione della Seconda Guerra Mondiale e della fondazione delle Nazioni Unite. Cina e Italia sono unite dal comune impegno dei rispettivi Paesi a operare in favore della pace, della sicurezza e dello sviluppo internazionale.
L’Europa, in particolare, ha rappresentato un elemento importante nella dinamica delle relazioni bilaterali. Tra questi l’obiettivo doppio di concludere positivamente i negoziati sino-europei per gli accordi sugli investimenti e sulla tutela delle indicazioni geografiche. Poi il G20, che si è in seguito concretizzato nella prima presidenza cinese nel settembre del 2016 e al quale ha preso parte il premier a quel tempo in carica Matteo Renzi.

Gli strumenti di dialogo. Dal Comitato Governativo quale sede di approfondimento e di orientamento del partenariato strategico italo-cinese al Dialogo strategico per individuare le linee guida dell'azione sulla Cina gli strumenti si sono moltiplicati, in questi anni.
Il dialogo ha portato anche a promuovere lo sviluppo, a fianco delle relazioni intergovernative, dei partenariati territoriali tra Regioni italiane e Province cinesi. Per quanto riguarda le relazioni economico-commerciali, la Commissione Mista bilaterale ha supportato il Piano d’azione triennale per il rafforzamento della cooperazione economica tra Italia e Cina (2014-16), incentrato sull’obiettivo condiviso di perseguire il graduale riequilibrio dei flussi commerciali bilaterali e degli investimenti reciproci. Tecnologie ambientali e sviluppo sostenibile, agricoltura, aerospazio le aree di intervento possibili. Molto è stato fatto ma l’Obor dà anche la possibilità di fare di più, dialogando con le strutture attivate da Pechino, che includono anche la Banca degli investimenti Aiib di cui l’Italia è socio fondatore o l’interazione con i fondi sovrani o di private equity statali come il Silk fund.

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