Per le Comunali dell’11 giugno è cominciato il conto alla rovescia. Potranno votare i maggiorenni, mostrando un documento di identità valido e la tessera elettorale. Ma il sistema di voto, e di conseguenza la scheda elettorale che si troveranno davanti gli elettori, è diverso dal meccanismo usato per le politiche, le europee e le elezioni regionali.
Elezione diretta del sindaco nei comuni con meno di 15mila abitanti
Innanzitutto, è prevista l’elezione diretta del sindaco, anche se il sistema cambia a seconda della dimensione del comune. Per gli enti con meno di 15mila abitanti il meccanismo è semplice: si può tracciare un segno solo sul nome del candidato sindaco, un solo segno sul simbolo della lista che appoggia il candidato sindaco; in alternativa due segni, sia sul nome del candidato sindaco e sia sulla lista. In ogni caso il voto viene attribuito sia al sindaco che alla lista. È eletto sindaco il candidato che ottiene più voti e la sola lista che lo appoggia ottiene i due terzi dei seggi.
Elezione diretta del sindaco nei comuni con più di 15mila abitanti
Nei comuni con più di 15mila abitanti, l’elettore si trova davanti una scheda con i nomi dei candidati sindaci. Accanto al nome di ogni candidato sindaco c’è il simbolo delle liste (o della lista singola) che lo appoggiano. Accanto al simbolo di ogni lista c’è infine lo spazio per indicare eventualmente al massimo due preferenze (si può scrivere il cognome del candidato consigliere a cui si vuole dare la preferenza, o nome e cognome in caso di omonimia). Se si indicano due preferenze devono essere di genere diverso.
“È possibile anche votare per un candidato sindaco e una lista collegata a un candidato sindaco diverso ”
Il voto «disgiunto»
Possibilità del voto disgiunto
Nei comuni con più di 15mila abitanti si può tracciare un segno sul nome del candidato sindaco: in questo caso il voto va solo al candidato sindaco e non anche alla lista. Si può anche tracciare un segno solo sul simbolo della lista: in questo caso il voto è attribuito sia alla lista che al candidato sindaco. Oppure si può tracciare un simbolo sia sul nome del candidato sindaco che su una delle liste che lo appoggiano. È possibile anche votare per un candidato sindaco e una lista collegata a un candidato sindaco diverso (voto disgiunto): un meccanismo studiato per costringere i partiti ad accordarsi sul nome di un candidato sindaco “di valore” in grado di strappare consensi anche agli schieramenti avversari.
Il ballottaggio
Nei comuni con più di 15mila abitanti è eletto sindaco il primo candidato che ha superato il 50% più uno dei voti. Se le liste collegate hanno superato il 40% dei voti (e nessuna altra coalizione di liste ha superato il 50% dei voti), ottengono il 60% dei seggi. I seggi vengono distribuite alle liste in base ai voti ottenuti, e assegnati ai candidati in base alle loro preferenze. Se nessun candidato sindaco supera il 50% più uno dei voti, si va due settimane dopo al ballottaggio tra i due candidati con più voti. Tra primo e secondo turno è possibile stringere alleanze (apparentamenti) con liste escluse dal secondo turno. Le liste che appoggiano il candidato eletto sindaco al secondo turno ottengono il 60% dei seggi.
Il rischio «anatra zoppa»
Per effetto del voto disgiunto si può anche verificare il caso dell’anatra zoppa: un candidato eletto sindaco ma senza maggioranza in consiglio comunale. È stato questo il caso per esempio del comune di Isernia nel 2012. Il candidato del centrosinistra Ugo De Vivo vinse con il 57,4% al secondo turno, ma le liste del centrodestra ottennero al primo turno il 58,7%. De Vivo fu eletto sindaco, ma le sue liste ottennero solo 8 seggi, contro i 20 del centrodestra. Il sindaco in questo caso entra in carica (essendo eletto direttamente dai cittadini non ha bisogno del voto di fiducia del consiglio). Tuttavia, per approvare i singoli provvedimenti deve puntare al sostegno anche delle liste che non lo hanno sostenuto.
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