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Dossier Catanzaro al voto tra grandi opere senza risorse e polo economico al palo

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    Dossier | N. 86 articoliElezioni amministrative 2017

    Catanzaro al voto tra grandi opere senza risorse e polo economico al palo

    In fondo ha ragione Sergio Abramo, sindaco uscente, quando dichiara che «un programma è facile da scrivere ma applicarlo è un’altra cosa». Lui può dirlo con cognizione di causa visto che degli ultimi 20 anni di vita amministrativa di Catanzaro – che l’11 giugno torna al voto – ne ha governati 15 come sindaco e 5 come guida spirituale, a parte la parentesi prefettizia. E conta di governare la città per i prossimi cinque, con i venti dei sondaggi che lo danno in testa nel confronto dei tre principali rivali e con le chiacchiere di paese (Catanzaro è un paesone di 90mila abitanti) che lo mettono ancora in cima ai pensieri dei poteri forti che comandano in Calabria, anche se lui afferma che gli remano contro.

    Nodo risorse per le infrastrutture
    Intervistato il 4 maggio prima di affrontare un dibattito con gli altri candidati organizzato dal Quotidiano del Sud alla presenza degli studenti di un liceo classico, Abramo ha tagliato corto sul programma: «Finire quello che abbiamo iniziato. Noi ci basiamo su risorse certe, che abbiamo già attraverso i bandi regionali e i fondi europei». E poi un monito ai concorrenti: sappiano che «per le infrastrutture non ci saranno più risorse, che ci saranno invece per i servizi. Il resto diventa tutto utopia».

    LA CARTA D'IDENTITÀ ECONOMICA DI CATANZARO
    Dati provinciali, tranne dove diversamente specificato (Fonte: elaborazione Sole 24 Ore su dati InfoCamere e Istat)

    Polo economico da costruire
    E alle utopie si ribatte anche con la rievocazione dei titoli delle canzoni: il 6 maggio alle 14.10 ha infatti lanciato via facebook il suo slogan per la nuova sfida elettorale: «Catanzaro, la prima cosa bella». Lo cantava già nel 1970 Nicola di Bari prima che lo intonassero anche i Ricchi e Poveri ma per amministrare una città come Catanzaro non basta canticchiare e magari qualcuno chiederà conto della costituzione di “Catanzaro Città-Regione”, «polo baricentrico della Calabria, crocevia di flussi economico-sociali reali», che nelle dichiarazioni programmatiche di Abramo nella precedente sindacatura doveva essere la risposta imperiosa a Reggio Calabria “Città metropolitana” prima e “Area metropolitana” poi in simbiosi (tutta da costruire) con Messina. Progetto – o utopia? – che si sarebbe dovuto realizzare con la programmazione comunitaria 2014/2020 e con il piano strutturale comunale.

    Programma in costruzione per il Pd
    Se il centrodestra è forte di slogan programmatici, il centrosinistra non ha neppure quelli. Vincenzo Antonio Ciconte, attualmente consigliere regionale e ex vicepresidente della Giunta, ne è il candidato sindaco. Ad ogni piè sospinto ripete che «il programma lo stiamo costruendo passo dopo passo e sarà in progress con la città. Non vogliamo più opere pubbliche o cemento ma puntare su economia, spazi per il sociale, giovani e poli di eccellenza». Già, ma come? Al momento non è dato sapere e l'attesa non fa tremare i polsi, a guardare il sito del Pd (dalle cui fila proviene) di Catanzaro, che è aggiornato al 14 aprile 2016. Se si prova ad entrare nel link “Piano strutturale partecipato” non si entra proprio.
    Ciconte, medico chirurgo e coautore di diverse comunicazioni scientifiche nel campo dell'aritmologia e della cardiopatia ischemica, saprà certamente come rianimare gli elettori o come evitargli mal di stomaco, visto che è specializzato anche in malattie dell'apparato digerente.

    M5S: parola d’ordine «partecipazione popolare»
    Chi invece il programma lo ha messo nero su bianco è il M5S, che si presenta con Bianca Laura Granato. Diciotto pagine che danno molto spazio alla partecipazione popolare nella gestione della cosa pubblica (il bilancio partecipato è uno degli obiettivi del nuovo Statuto, così come il referendum propositivo e abrogativo senza quorum, le petizioni online e l’obbligo di rendicontazione entro sei mesi dalla scadenza del mandato impedire di inserire la programmazione di opere last minute come espedienti elettorali) ma la prima cosa da fare è l’inventario dei beni del Comune per deciderne la destinazione d'uso, perché in testa ai pensieri ci sono i giovani e le imprese giovanili.

    «Trasparenza» per l’outsider Fiorita
    Il candidato outsider Nicola Fiorita – docente universitario, candidato indipendente per il movimento Cambiavento, figlio dell'ex sindaco Dc nel ‘93 Francesco Fiorita e che in molti vedevano come l'unico in grado di aggregare il centrosinistra – il programma ce l’ha e come dargli torto: l’acqua quando serve e non quando si può, l’autobus per spostarsi, un affaccio panoramico senza ascensore, il parcheggio, un posto dove buttare la spazzatura quando si parte, la possibilità di iniziare un'attività commerciale in tempi non diciamo europei ma nemmeno mediorientali. Fiorita ha presentato ufficialmente il programma il 13 maggio, che conta otto argomenti chiave: trasparenza e buona amministrazione; politiche sociali; innovazione e partecipazione; la città dei ragazzi; pianificazione e rigenerazione urbana; cultura e turismo; green economy e, infine, agricoltura e territorio. Con un colpo a effetto: 97 candidati, zero procedimenti penali. Per lui il vecchio sistema di potere è da spezzare e dunque, il suo slogan è “Noi siamo quello che sogniamo (votiamo)”.

    Anche lui, come tutti, dovrà però fare i conti con una realtà a dir poco complessa, sintetizzata da un messaggio giuntogli il 18 aprile da un forum: «Questo candidato mi fa saltare la fila all’ospedale? No!? Ma come è possibile, gli altri lo fanno!».

    r.galullo@ilsole24ore.com

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