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Dossier Trapani, il governatore Crocetta e la sottosegretaria Vicari indagati

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    Dossier | N. 86 articoliElezioni amministrative 2017

    Trapani, il governatore Crocetta e la sottosegretaria Vicari indagati

    Ieri il senatore Antonio D’Alì, candidato a sindaco di Forza Italia, ha ricevuto la notifica di soggiorno obbligato a Trapani. Oggi Mimmo Fazio (ex FI, ora al gruppo misto dell’Assemblea regionale siciliana), anche lui in corsa per le Amministrative trapanesi è stato arrestato nell’ambito di un’operazione anticorruzione. Dei quattro candidati in pista, a Trapani ne restano dunque solo due. E alla lista degli indagati per corruzione si aggiunge un nome di peso: quello della sottosegretaria alle Infrastrutture Simona Vicari di Ap. Secondo gli inquirenti, in cambio di un Rolex datole dall’armatore Ettore Morace (agli arresti da stamattina), avrebbe presentato un emendamento che abbassava dal 10 al 4% l’Iva sui trasporti marittimi, determinando un risparmio di milioni di euro per la società di Morace. Simona Vicari in serata si è dimessa dall’incarico di sottosegretaria alle Infrastrutture e si è detta «tranquilla e certa della liceità della mia azione».

    Indagato anche il governatore Crocetta
    Anche il governatore siciliano, Rosario Crocetta, risulta indagato nell’inchiesta che ha coinvolto l’armatore Ettore Morace. Il presidente della Regione è accusato di concorso in corruzione e avrebbe ricevuto un avviso di garanzia notificato dai carabinieri.

    Fazio, imprenditore vinicolo ed ex sindaco
    Girolamo, Mimmo, Fazio, è già stato primo cittadino dal 2001 al 2012. Deputato regionale, ex Forza Italia, è oggi capogruppo del gruppo misto all’Ars. Cognato dell’ex rettore Roberto Lagalla, Fazio è un imprenditore vinicolo: a Fulgatore, centro agricolo a 20 chilometri da Trapani, gestisce la sua azienda, la “Fazio wines”, rinomata azienda che da anni esporta all’estero. Ex alleato del senatore Antonio D’Alì, cinque anni fa, assieme al parlamentare azzurro, sostenne la candidatura a Trapani dell’attuale sindaco Vito Damiano, colonnello in pensione dei carabinieri. Poi la rottura, con Damiano e con D’Alì.

    Proprio nei giorni scorsi aveva annunciato che avrebbe voluto al suo fianco, come assessore, la terza moglie dell’armatore Vittorio Morace (il cui figlio è stato arrestato nell’ambito della stessa inchiesta per corruzione), l’avvocato olandese Anne Marie Collart, direttore generale del Trapani calcio. I rapporti con la famiglia Morace sono sempre stati molto stretti. La candidatura di Fazio era già arrivata sul filo di lana.

    La Commissione elettorale ha accettato la sua candidatura due giorni fa. Nei giorni scorsi, infatti, il Tar aveva rigettato il ricorso contro le delibere del Consiglio comunale che dichiaravano Fazio decaduto, “per incompatibilità”, da consigliere e quindi incandidabile. Il Tar, tuttavia, ha rigettato il ricorso per “difetto di giurisdizione”, ritenendo competente il giudice ordinario. Il Tribunale di Trapani, sulla vicenda, però, si è già espressa favorevolmente a Fazio e pertanto sono caduti gli ostacoli alla sua candidatura.

    L’inchiesta per corruzione
    L’inchiesta, coordinata dalla procura di Palermo, ruoterebbe attorno a tangenti su fondi per il trasporto marittimo. La famiglia Morace, da sempre vicina a Fazio, gestiva la compagnia di traghetti Ustica Lines da cui è nata la Liberty Lines che collega Trapani alle isole minori. La moglie del patron della compagnia, Vittorio Morace, padre dell’arrestato è nella lista degli assessori designati da Fazio. Agli arresti è finito anche il funzionario della Regione siciliana Giuseppe Montalto.

    Il caso D’Alì
    L’arresto di Fazio si aggiunge alla bufera (sempre giudiziaria) che ha investito ieri un altro candidato sindaco, Antonio D'Alì. Il potente senatore azzurro trapanese ha annunciato che la Dda di Palermo gli ha notificato la proposta di sottoposizione all’obbligo di soggiorno. I pm, che ne chiesero la condanna a 7 anni e 4 mesi per concorso in associazione mafiosa, lo ritengono «socialmente pericoloso»: da qui la richiesta dell’applicazione della misura di prevenzione che sarà esaminata, a luglio, dal tribunale di Trapani. Il senatore e candidato sindaco è stato assolto due volte con due sentenze che, però, fanno un distinguo importante. Per i giudici lo spartiacque è il 1994. In entrambe i verdetti, dopo quella data, i rapporti tra Cosa nostra e l’allora senatore del Pdl Antonio D’Alì, non sono provati. Per gli anni precedenti, invece, le accuse sono fondate ma sono cadute in prescrizione.

    AGGIORNAMENTO DEL 23 MAGGIO 2017
    Si precisa che quella notificata al senatore Antonino d'Alì, come si desume chiaramente da quanto scritto nell'ultimo paragrafo dell'articolo, è solo una richiesta di misura di prevenzione per obbligo di soggiorno. Tale richiesta, come si legge sempre nell'articolo, sarà esaminata a luglio.

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