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Ok a riforma Pa: nuove regole per i licenziamenti, dal 1° settembre visite fiscali all’Inps

Via libera definitivo del Cdm alla riforma del pubblico impiego targata Madia. Tra le novità, che viaggiano su due decreti, le assunzioni 'extra' per i precari, un codice dei licenziamenti, la creazione del polo unico Inps per le visite fiscali e il riordino della valutazione. Gli effetti di una 'pagella negativa' saranno determinati su un doppio binario: il lato economico spetta al contratto, quello disciplinare (che dopo 3 anni può portare al licenziamento) all’amministrazione, in base al piano delle performance. La riforma del pubblico impiego è stata approvata definitivamente in Consiglio dei ministri insieme al decreto che rivede per l’ennesima volta il sistema delle performance e dei “premi di produttività” degli statali.

Tempo massimo per licenziamento torna a 120 giorni
Nel pubblico impiego il tempo massimo per concludere l'azione disciplinare, che come sanzione massima ha il licenziamento, nella versione della riforma Madia approvata in Cdm viene riportato a 120 giorni, come è già oggi. La precedente versione del decreto invece limitava i giorni a 90. Ora però i termini diventano “perentori”, ovvero non si possono superare. Resta fermo per che i casi di illeciti colti in flagranza, come per i 'furbetti del cartellino', l'azione per il licenziamento si deve concludersi in 30 giorni.

Il nuovo codice disciplinare
Il nuovo codice disciplinare, fra gli altri aspetti, amplia, portandoli da sei a dieci, i casi che possono portare alla sanzione massima del licenziamento. Accanto alle classiche false timbrature, assenze ingiustificate, false dichiarazioni per ottenere posti o promozioni e così via, le nuove regole impongono l'addio a chi viola in modo «grave e reiterato» i codici di comportamento, mostra uno «scarso rendimento» a causa di reiterate violazioni degli obblighi per le quali è già stato sanzionato, oppure va incontro a «costanti valutazioni negative». Proprio qui arriva una delle novità dell'ultimo testo, perché la sua versione definitiva spiega che per determinare il licenziamento la valutazione negativa dovrà ripetersi per tutti e tre gli anni coperti da ogni contrattazione.

Non solo. La riforma del pubblico impiego punta a dare «efficacia alle sanzioni. Vizi formali non annullano le sanzioni se un dipendete ha sbagliato», ha spiegato Madia. Alle procedure che si avvieranno dopo l’entrata in vigore della riforma si applicherà l'articolo 18 ritoccato dal decreto, che limita a 24 mensilità l'indennizzo se il giudice decide il reintegro.

Madia: ora carte in regola per sblocco contratti
Tra i compiti principali dei decreti su pubblico impiego e valutazione dei dipendenti c'è quello di creare le condizioni per riaprire le trattative sui contratti. Ora «abbiamo le carte in regola», dal punto di vista normativo, per lo sblocco dei contratti nel pubblico impiego» ha confermato la ministra della P.A, Marianna Madia, al termine del Cdm. «I due decreti approvati mi consentiranno di dare la direttiva all'Aran e riaprire una normale stagione contrattuale», ha sottolineato. Prima di oggi, ha spiegato, «la legislazione ereditata non ci consentiva» lo sblocco. I decreti approvati dal Cdm, ha spiegato ancora la ministra, sono stati «valorizzati» rispetto alla versione iniziale, sulla base delle indicazioni arrivate “con i pareri parlamentari e l'intesa” raggiunta in Conferenza Stato-Regioni, come previsto dalla sentenza della Consulta sulla delega Pa.

«Servono giovani, ma assunzioni mirate»
«Superiamo il precariato e il cattivo reclutamento ereditato», ora «abbiamo bisogno di riaprire le assunzioni nel pubblico impiego, far entrare i giovani ma non di qualunque professionalità, di quelle che servono, per far arrivare servizi ai cittadini» ha spiegato ancora Madia al termine del Cdm.

Nuove finestre per assunzione precari
Viene disegnata una roadmap, che si snoderà tra il 2018 e il 2020, per assorbire chi da tre anni, anche non continuativi, degli ultimi otto è a servizio della P.a.
L’ultima versione dei testi riserva infatti qualche sorpresa, come l’inclusione nel piano straordinario di assunzione dei lavoratori che rischiavano di essere fuori per essere diventati 'ex', a causa della cessazione del contratto, prima dell’entrata in vigore del decreto. Saranno, infatti, ammessi al piano tutti coloro che risultano titolari di un rapporto di lavoro dal momento in cui è scattata la riforma 'madre', da cui i provvedimenti in questione discendono (28 agosto 2015). Vengono superati alcuni ostacoli nella ricostruzione dell'anzianità necessaria, tre anni, per cui si dovrebbero poter sommare i periodi di servizio maturati in diverse amministrazioni. Buone notizie anche per i lavoratori socialmente utili (come bidelli, custodi o addetti alle pulizie), con una proroga delle stabilizzazioni. Agli altri lavoratori 'flessibili', compresi i somministrati, sarà riconosciuto un vantaggio rispetto agli esterni (punti in più nei concorsi).

Dal primo settembre visite fiscali a Inps
Altra novità. «Dal primo settembre ci sarà un polo unico per le visite fiscali, con le competenze sui controlli che passeranno dalle Asl all'Inps, omologando il settore pubblico a quello privato» ha annunciato Madia, al termine del Cdm, parlando dei controlli sulle assenze per malattia. È prevista una fase ponte, fino a settembre, per il cambio delle regole sulle visite fiscali. Intanto, il ministero ha pubblicato una direttiva che prevede controlli a campione sulle assenze.

La ministra ha poi rivendicato che le misure contro i furbetti del cartellino, da punire con i licenziamenti lampo, stanno «dando prova di essere efficaci» e di recente sono state applicate per un «dipendente della Regione Emilia Romagna». «Dal monitoraggio del ministero abbiamo - ha sottolineato - la
prova concreta dell'efficacia delle sanzioni” per i 'furbetti'. Quindi, ha aggiunto, non si è trattato di norme “sbandierate”, ci sono le “prove” della loro efficacia.

Manca all’appello il decreto sulle partecipate
Per completare l'intero progetto di riordino contenuto nella delega Madia manca ancora il decreto sulle partecipate. Sta quindi per chiudersi un lavoro lungo, iniziato più di tre anni fa, e complesso, visto che in mezzo c'è stata anche la sentenza della Consulta che ha rischiato di far traballare tutto l'impianto, stabilendo che per il via libera ai decreti legislativi di attuazione della riforma non bsta il semplice parere della Conferenza Stato-Regioni o unificata, è invece necessaria la previa intesa.

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