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Energia all’Africa: un affare (anche per noi) da 100 miliardi…

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Povertà elettrica e sviluppo

Energia all’Africa: un affare (anche per noi) da 100 miliardi l’anno

Energia all’Africa. Potrebbe essere uno dei più colossali affari dei prossimi trent’anni. Non solo perché il continente, che ha il 13% della popolazione mondiale ma è in grado di usare solo il 4% dell’energia del pianeta, ha una gran fame di elettricità come condizione essenziale per un vero sviluppo. L'Africa sarà al tempo stesso un gigantesco vivaio di attività commerciali e industriali per le imprese europee (e quelle italiane stanno già dimostrando di essere in cima alla lista) e una buona palestra di sperimentazione di quelle tecnologie su cui sta puntando anche il mondo occidentale maturo per dare una svolta alla sua politica energetica, nel senso della tutela ambientale e del superamento dell'età degli idrocarburi.

Si chiama Res4Africa il sistema di cooperazione internazionale che aggrega in particolare i paesi del bacino del Mediterraneo per creare queste accattivanti sinergie tra affari per noi e sviluppo per loro. Il punto dell'operazione verrà fatto lunedì a Roma nel convegno promosso da RES4med (Renewable Energy Solutions For The Mediterranean, il sistema consortile di cooperazione energetica che ha generato RES4Africa) con la collaborazione dell’Enel.

Vantaggi per tutti
All’orizzonte ci sono affari davvero giganteschi. Incrociando le stime del fabbisogno con le proiezioni fatte dai maggiori operatori del settore, la Iea, l’agenzia internazionale per l’energia, prevede per l’Africa sub-sahariana, quella dove il trend di sviluppo e le potenzialità di crescita offrono le occasioni più promettenti, investimenti da qui al 2040 per circa 110 miliardi di dollari l’anno (poco meno di 100 miliardi dei nostri euro), con un’accelerazione specie dopo il 2030. Un ruolo primario spetterà alle nuove rinnovabili (come il fotovoltaico e l’eolico) per le quali si prevedono sempre da qui al 2040 investimenti per almeno 140 miliardi di dollari, che si sommano alle nuove potenzialità dell’idroelettrico, che in Africa ancora spazi sconfinati di sviluppo, per ulteriori 170 miliardi di euro.

NUMERO E QUOTA DI PERSONE SENZA ACCESSO ALL'ELETTRICITÀ
Popolazione senza accesso all'elettricità (in milioni) e quota percentuale (Fonte: IEA, Agenzia Internazionale dell'Energia)
ACCESSO ALL’ELETTRICITÀ NELL'AFRICA SUB-SAHARIANA
Milioni di abitanti (Fonte: IEA, Agenzia Internazionale dell'Energia)

«Il ventunesimo secolo potrebbe diventare davvero il secolo africano dell’energia sostenibile» azzarda Roberto Vigotti, segretario generale di RES4med. Certo, una nuova stagione di business e di cooperazione andrà sostenuta con un’azione su più fronti. «Il mercato africano - rimarca Vigotti - deve ancora affrontare gravi barriere come la mancanza di regolamentazione e di meccanismi di finanziamento, la mancanza di modelli di business adeguati a cui si aggiungono i problemi di formazione tecnica».

Nuove strategie
La Iea indica gli interventi prioritari. Per garantire una crescita globale del 30% dell’economia sud sahariana entro il 2040 avvicinando almeno un po' all’Occidente il reddito pro capite sono necessarie, secondo la Iea, in particolare tre azioni: un finanziamento per ulteriori 450 miliardi di dollari nel settore elettrico, con una strategia mirata a ridurre innanzitutto le interruzioni di corrente e consentire l’accesso all’energia nelle aree urbane; un sostegno ad una maggiore cooperazione regionale non solo sui progetti di generazione ma anche su quelli di trasmissione dell'elettricità; la creazione di un sistema integrato di gestione delle risorse dei ricavi, adottando «processi trasparenti che consentano un uso più efficace delle entrate derivanti dalle rendite petrolifere e del gas». Il che implica un grande sforzo di buona volontà dei nostri grandi operatori per abbandonare ogni pratica predatoria e connivente con la mala-gestione della cosa pubblica in quei territori. Il messaggio è chiaro. Proprio su questi versanti i sistemi occidentali più maturi possono, e devono, giocare un ruolo decisivo. Anche nella consulenza e nell’affiancamento per la creazione di efficaci modelli di governance.

Il ruolo della tecnologia
La chiave del successo sarà naturalmente nell’industria e nella tecnologia, puntando – nelle strategie disegnate dagli artefici di RES4Africa – sull’unico modello energetico in grado di favorire efficacemente una prima ondata di elettrificazione diffusa del continente: il connubio tra la pianificazione di reti intelligenti in grado di mettere a sistema “mini grid” locali che possono operare o come reti chiuse o, magari in una fase successiva, come parti di grandi reti integrate. Reti dove il ricorso prevalente alle rinnovabili può rappresentare in molti casi la soluzione ideale.

Proprio qui le industrie e i primati tecnologici dell’Italia possono far valere ottime carte. Per acquisire una posizione di vantaggio anche nell’auspicabile rivitalizzazione di un progetto davvero suggestivo, rimasto impantanato un po' nelle nebbie della crisi generale delle economie occidentali e un po' (molto) nella scarsa coesione mostrata negli ultimi anni dai paesi dell’Unione nel concretizzare i progetti comuni. Stiamo parlando di Desertec, il sistema di cavi sottomarini e di reti intelligenti che dovrebbero “mettere in rete” anche fisicamente i paesi europei dell’area mediterranea con quelli della fascia nordafricana, nella quale promuovere l’installazione di impianti sia fotovoltaici che eolici.

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