Le navi delle ong «dovrebbero accettare di far salire a bordo un ufficiale di polizia giudiziaria che, senza intralciare le operazioni di soccorso, possa fare il lavoro tipico della polizia giudiziaria: serve un punto di equilibrio tra salvezza delle vite in pericolo ed accertamento delle responsabilità dei trafficanti». Lo ha detto il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, Franco Roberti, oggi in audizione al comitato Schengen. Secondo il procuratore, le organizzazioni che operano nel Mediterraneo per il soccorso ai migranti non dovrebbero «limitarsi al salvataggio», ma essere «collaborative nel contrasto» al traffico di esseri umani.
«Navi umanitarie svolgono funzione supplente»
«Ora i gommoni - ha spiegato Roberti - si staccano dalle coste libiche (peraltro i libici non hanno mai precisato il limite delle proprie acque territoriali, 12 o 16 miglia) e subito trovano le navi delle ong che li raccolgono». «Il problema - ha sottolineato - è che le navi umanitarie svolgono una funzione supplente delle navi governative. Oggettivamente, al di là di possibili connivenze con trafficanti, fanno un lavoro necessario». «Il punto - ha proseguito il procuratore - è fornire alle ong il nostro codice di condotta a cura dell'Onu, dovrebbero accettare di adeguarsi alle linee guida che noi abbiamo pubblicato».
«Fenomeno migranti è epocale, non emergenza»
Per quanto riguarda i flussi migratori, per Roberti «non ci troviamo ad un'emergenza, ma ad un fenomeno epocale, strutturale, che ha superato i confini dell'emergenza e che deve essere affrontato dall'intera comunità internazionale, o quanto meno dall'Unione Europea, altrimenti ci saranno sempre più difficoltà».
«Ong non possono limitarsi a salvataggio»
Ribadendo la sua proposta di far salire ufficiali di polizia giudiziaria sulle navi umanitarie, il procuratore antimafia ha spiegato che «serve la presenza di soggetti a bordo, armati o non armati, abilitati a svolgere attività di accertamento sulle navi ed anche maggiore collaborazione con le forze di polizia e la Marina». «I mezzi delle ong devono essere chiamati ad operare secondo le stesse regole d'ingaggio che valgono per le navi militari», ha detto Roberti, e «se non lo vogliono accettare - ha aggiunto - o si impedisce loro di operare in queste condizioni o si va avanti così e si accetta che le ong non distruggono i gommoni, ma li restituiscono ai trafficanti e ciò indebolisce l'azione di contrasto ai trafficanti stessi».
«Ipotesi aiuto logistico Isis per migranti»
«L'ipotesi investigativa da verificare - ha continuato quindi Roberti - è che soggetti collegati ad esponenti dello Stato Islamico operino in Europa come supporto logistico ai flussi migratori». Il procuratore ha affermato che «la procura di Como ha in corso un'indagine sul supporto logistico fornito a migranti che sbarcano in Italia per portarli verso il Nord Europa» e che «il supporto logistico è controllato anche da soggetti mediorientali o nordafricani dei quali si ipotizzano legami con esponenti dell'Isis».
«Soggetti che possono radicalizzarsi in Italia come Amri»
Roberti ha poi avvertito che «con gli sbarchi arrivano soggetti che possono radicalizzarsi qui, come Anis Amri che, giunto a Lampedusa, poi si è radicalizzato in carcere in Italia ed ha colpito a Berlino. E ci sono anche altri casi». «Ciò - ha sottolineato il procuratore - non significa associare in modo stretto immigrazione e terrorismo, ma è un dato di fatto. Sono quindi importanti i percorsi di deradicalizzazione».
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