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Padoan a Ue: calo deficit strutturale dello 0,3% del Pil nel 2018

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Padoan a Ue: calo deficit strutturale dello 0,3% del Pil nel 2018

È dello 0,3% del Pil l'aggiustamento strutturale per il 2018 che consentirebbe al Governo italiano di proseguire nella politica economica che tra 2014 e 2017 ha assicurato una costante riduzione del rapporto deficit/Pil (0,3% di Pil per anno) e la stabilizzazione del rapporto debito/Pil (atteso in calo per l'anno in corso). Lo scrive il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, in una lettera al vicepresidente della Commissione Ue Valdis Dombrovskis e al commissario Pierre Moscovici.

La lettera, dopo le raccomandazioni inviate le scorse settimane, è stata recapitata all'Ue per comunicare «la portata dell'aggiustamento ritenuta adeguata allo stato delle finanze pubbliche del nostro Paese, anche alla luce dello sforzo di riforma che prosegue ininterrotto da alcuni anni».

Manovra di correzione inferiore a quella prevista
Il governo punta ad una manovra di correzione dei conti inferiore a quella finora prevista e che nei documenti approvati dal parlamento era indicata dover essere di circa 0,8 punti percentuali.
Nella lettera Padoan ricorda come alcuni obiettivi chiave sono quelli della creazione di maggior lavoro e di una crescita più rapida e «contemporaneamente, la commissione ha sottolineato l'importanza per l'Eurozona di avere una condizione di bilancio che raggiunga un appropriato bilanciamento tra un rafforzamento della ripresa e l'assicurazione di una sostenibilità di bilancio». «Io condivido completamente questo approccio», scrive il ministro dell'Economia. Il testo ripercorre anche alcuni dati di contesto (come la disoccupazione italiana sopra l'11%) e le modalità di calcolo dell'output gap europeo che incide sui conti italiani. Padoan si dice inoltre «pienamente convinto della necessità dell'utilizzo di un giusto mix di interventi monetari e di bilancio per consentire all'area dell'Euro di raggiungere livelli cruciali a costruire un futuro prospero per l'Uem».

Dal 2009 consolidamento conti pubblici
Alla lettera è anche allegata l'analisi comparata dello «sforzo di consolidamento» dei conti pubblici realizzata dall'Italia dal 2009 in avanti, che colloca il nostro Paese «in cima alla lista degli Stati virtuosi dell'Unione
europea». Nel focus si risponde alle critiche di alcuni osservatori secondo i quali il consolidamento delle finanze pubbliche intrapreso dall'Italia negli anni della crisi finanziaria si collocherebbe tra i meno significativi dell'area dell'euro. Il Mef risponde alle critiche («nulla di più impreciso») analizzando l'andamento di Deficit, avanzo primario e debito.
Sul deficit il Mef sottolinea che «tra il 2009 - il primo anno in cui il prodotto dell'area dell'euro si è contratto - e il 2016 l'Italia ha mantenuto un disavanzo pari in media al 3,3 per cento; nel periodo solo sei paesi dell'Eurozona hanno prodotto un disavanzo in media inferiore alla soglia del 3 per cento». «Per apprezzare appieno lo sforzo prodotto dal Paese - secondo il Mef - bisognerebbe guardare al saldo primario, depurando il saldo di bilancio dell'onere del debito pubblico». «Ebbene l'Italia risulta il Paese che assieme alla Germania ha mantenuto l'avanzo primario in media più elevato (1,2 per cento; fig. 2), tra i pochi ad aver prodotto un saldo positivo, a fronte della gran parte degli altri paesi membri dell'Eurozona che invece hanno visto deteriorare la loro posizione nel periodo considerato - ad es. la Spagna ha espresso un disavanzo primario
medio del 5,2 per cento del PIL nel periodo, la Francia del 2,6». Guardando il saldo primario corretto per il ciclo - secondo il Mef - i risultati sono ancora migliori, tanto che l'Italia risulta «aver compiuto il più significativo percorso di
consolidamento».

Il nodo del debito
Il debito rimane per l'Italia un nodo, tanto che lo stesso Mef lo indica come una delle ragioni alla base di un atteggiamento di bilancio prudente. «Esiste, ovviamente - scrive il rapporto del Mef - , una buona ragione alla base della scelta di una politica di bilancio prudente, ovvero la presenza di un elevato debito pubblico (fig. 4a); tuttavia, proprio in ragione di una politica di bilancio attenta alla sostenibilità delle finanze pubbliche, il debito italiano è aumentato nel periodo a un ritmo sensibilmente inferiore a quello di altri paesi».
«Il Governo - conclude il focus del Mef - intende proseguire in una strategia di politica economica attenta alla disciplina di bilancio e al tempo stesso di sostegno alla crescita, all'occupazione e agli investimenti. A partire dal 2014 l'intonazione della politica di bilancio, improntata a un più graduale consolidamento dopo le severe restrizioni fiscali adottate negli anni precedenti, si è associata al ritorno prima e all'irrobustimento poi della crescita: ne è risultata la progressiva contrazione del rapporto tra indebitamento netto e
Pil».


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