Se fosse un film diventerebbe una parodia di una pellicola famosa del 1980 e si chiamerebbe “La corsa alla sindacatura più pazza del mondo”. Solo che questa volta non c’è di mezzo un aereo e non è nemmeno un film comico. Anzi, fa piangere, perché dei cinque candidati sindaci a Trapani, due sono stati (apparentemente) azzoppati dalla Giustizia nella loro corsa.
Uno, il senatore di Forza Italia Antonio D’Ali, tra i politici più influenti dell’intera isola da decenni, non aveva fatto in tempo a gioire per un’assoluzione in appello, che ecco arrivare un’altra tegola: una richiesta di soggiorno obbligato a Trapani «per pericolosità sociale», chiesta il 18 maggio dalla Dda di Palermo al Tribunale che, però, si pronuncerà a luglio. Peccato che il primo turno delle elezioni sia tra pochi giorni. A settembre 2016 D’Alì era stato assolto in appello dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa per la contestazione di fatti avvenuti dopo il 1994. Per gli anni precedenti, invece, i reati riconosciuti sono caduti in prescrizione.
L’altro, Girolamo Fazio, deputato regionale, già sindaco ininterrottamente dal 2001 al 2012 prima per Forza Italia, poi per il Pdl e infine da indipendente, non aveva fatto in tempo a gioire per la nuova candidatura al ritmo di «ripartire da dove tutto si è interrotto», che il 19 maggio i Carabinieri di Palermo su ordine della Procura di Palermo hanno provato a interrompere la ripartenza mandandolo ai domiciliari (revocati sabato scorso) nell’ambito di un’indagine sulla corruzione che coinvolge armatori, funzionari e lambisce perfino il Governatore della Sicilia Rosario Crocetta.
Solo che la trama di questa parodia che scimmiotta la finzione cinematografica è perfino più “pazza” dell’originale.
La Grande città di D’Alì
D’Alì non ci sta a farsi ingabbiare e il 22 maggio si è fatto vivo con una lettera ai concittadini, nella quale scrive: «Eccomi qua e non al soggiorno obbligato (se così fosse dovrei essere a Trapani!). Da uomo libero sono a Roma per mia scelta, perché indignato per quanto accaduto (...) In questa mia assoluta libertà di giudizio e di movimento ribadisco di voler mantenere la mia candidatura a sindaco, che in questi giorni ho percepito con emozione essere fortemente condivisa da tantissimi di voi, anche non addetti ai lavori, che mi hanno fatto pervenire la propria incondizionata solidarietà e l’apprezzamento per il programma ambizioso, forte, concreto e rivoluzionario che ho ufficialmente depositato in Comune, e del quale ho già avuto modo di discutere e illustrare i punti salienti in diversi momenti di incontro e di comunicazione».
Già perché il rinnovato pallino fisso di D’Alì è la “Grande città” che comprenda Erice e si spinga fino a Valderice e Paceco. Una sorta di Città metropolitana – che però non riesce e decollare neppure dove è prevista dalla riforma costituzionale del 2001 – moderna e competitiva. Per farne realmente cosa non lo sa forse neppure D’Alì che infatti nella prima pagina delle 100 idee programmatiche scrive che il progetto «nasce dall’improrogabile necessità di sanare le ferite amministrative e urbanistiche che lacerano il territorio trapanese ma guarda ben oltre il futuro».
Sarà forse che oltre il futuro non si sa cosa ci sia, fatto sta che nelle 47 pagine del programma per fare di Trapani addirittura una capitale al centro del Mediterraneo, D’Ali elenca 10 punti da sviluppare con le tre liste del centro destra a lui collegate: dall’urbanistica al porto e aeroporto, dal turismo ai servizi sociali e via elencando. La speranza, riprendendo la lettera di D’Ali del 22 maggio, è che Trapani possa allontanare lo spettro di «sciami di stranieri propagatori di notizie superficialmente generalizzanti che si aggirano per le nostre strade nel tentativo di mostrarci come una collettività interamente ai margini della legge».
Senza Grande città per Fazio
Appena appresa la notizia della revoca dei domiciliari Fazio ha voluto incontrare candidati e amici per chiedere loro se intendono continuare la campagna elettorale. «Io non sono un corrotto - ha detto - ma ho bisogno che questo sia dimostrato, ecco perché non ho voluto prendere una decisione da solo. Ho troppo rispetto per le istituzioni: se non avessi la coscienza pulita non avrei proseguito la campagna elettorale». Sulle indagini nessun commento: «Ci sarà tempo per parlarne. Ma non penso ad una giustizia ad orologeria; credo si sia trattato di una coincidenza». Ha concluso, tra gli applausi che hanno rappresentato un via libera alla ripresa della campagna elettorale, dicendo di voler tornare a fare il sindaco perché «a Trapani c’è bisogno di sbracciarsi per arginare il degrado». Ora Girolamo detto Mimmo che posizione prenderà sulla Grande città? L’alleato di centro destra (ai tempi che furono) di D’Ali, dirà no. O forse “nì” o “so”. Nelle 39 pagine del suo programma Fazio boccia infatti il progetto – pur condividendone l’idea generale – sostenendo che chi lo propone non conosce appieno le dinamiche amministrative e organizzative e i vari impedimenti. Ne parla però attraverso la programmazione e la realizzazione di servizi intercomunali: «Dal punto di vista pratico io vedo la Città grande come un ampliamento e un miglioramento dei servizi esistenti, un’unica area urbana, un unico comando di polizia municipale, un unico ufficio gare, un’unica rete urbana». Allora è una Grande città? Si, no, ni, so...
Se a pagina 5 del programma si legge che legalità e trasparenza sono fari ineludibili, in mezzo ai mille punti del programma (così fan tutti), spiccano il riassetto organizzativo del Comune, la spending review, un nuovo ciclo dei rifiuti, il rifacimento della rete idrica e, ovviamente, il potenziamento del porto e dell’aeroporto.
Forse la Grande città per Maltese
L’architetto Marcello Maltese, candidato del M5S, non resiste al fascino del sogno della Grande città, anche se fa intuire il contrario. Il 26 aprile al sito Tp24.it ha dichiarato: «Si, ho una posizione sulla territorialità, abbiamo lanciato l’hashtag del #paesaggiounico, premettendo che Trapani e Erice vivono su un territorio comune, visto che il territorio è comune e il paesaggio pure si può pensare a rendere qualche servizio comune, gestiti in rete e così funzionare meglio per l’insieme dei cittadini, sia quelli amministrati da Erice che quelli amministrati da Trapani. Un coordinarsi per i servizi che possono essere gestiti in maniera comune lo sforzo potrebbe essere fatto».
Chiaro? No? Forse lo è di più (forse) se si leggono le prime righe del suo “programma in movimento”: «Paesaggio unico in quanto inscindibile. Due centri (Erice e Trapani, ndr) indissolubilmente uniti da un paesaggio irripetibile e da cultura e tradizioni comuni».
Chiaro ora? Meglio andare avanti ed allora, oltre all’ormai classico reddito di cittadinanza e il baratto amministrativo, tutto deve essere partecipato a partire dal bilancio e dall’urbanistica.
La Grande città? Un’idea del Pci dice Savona
Poteva il candidato del Pd Pietro Savona, riaffacciatosi alla politica dopo tanti anni, sfuggire al fascino della Grande città? No e infatti il 24 gennaio sempre a tp24.it dirà che le radici affondano nella Prima Repubblica. «Negli anni ’70-’80 ci fu un disegno di legge presentato dal Pci per unificare le due città – dichiara Savona – un disegno con primo firmatario il compianto onorevole La Porta. L’idea l’ha ripresa D’Alì, però bisogna riflettere bene, dando la possibilità ai cittadini di esprimersi. È da ipocriti non tenere in considerazione, poi, che c’è una parte del territorio che vuole uscire dalla città di Trapani, perché sono frazioni che negli anni sono state dimenticate. Farò di tutto per tornare a fornire servizi importanti a queste zone. Spero che restino, ma nemmeno mi sento di ostacolare questo loro processo di espressione democratica. Dovranno essere messi nelle condizioni di decidere».
Insomma nessuno dice no perché a tutto si può resistere tranne che alle tentazioni. Che abbiano fondamenta solide o meno, non ha troppa importanza. Sognare non costa nulla ma tenere i piedi per terra, intanto, è meglio. E così il programma di Savona e delle tre liste che lo accompagnano punta sulle infrastrutture che poi sono sempre quelle: porto e aeroporto.
Pronti alla Grande città con Marascia
Giuseppe Marascia, candidato sindaco del movimento “Città a misura d'uomo”, la sua sulla Grande città (senza però nominarla) la dice a pagina 10 del programma in cui si parla di urbanistica: «Nell’ottica della futura creazione di un unico ente locale, per garantire l’omogeneità e l’economicità dei servizi comunali, occorre mettere in rete tutti i comuni (Trapani, Erice, Paceco e Valderice) e prevedere da subito la gestione consortile dei servizi».
Sogno o incubo, fascinazione o tentazione, più che Grande città, al momento Trapani ed Erice (anche lei al voto) sembrano una grande scommessa.
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